Brasile e Argentina non si amano, anzi. Si considerano da sempre in antitesi l’una con l’altra. Ed oggi - pur partendo da un punto di partenza simile, quello della ricostruzione dopo una delusione - stanno vivendo momenti diametralmente opposti sul piano calcistico.
Qui verdeoro.
Il Brasile, dopo la disfatta del Mondiale casalingo del 2014 sotto la guida di Luiz Felipe Scolari, che non riesce a ripetere il percorso vincente del 2002, affida la sua rinascita a Carlos Dunga. Il secondo mandato dell’ex Fiorentina sulla panchina verdeoro però non porta i frutti sperati e dopo 26 partite, culminate con l’eliminazione al primo turno di Copa America, il comando della Seleção passa nelle mani di Tite. Con l’ex tecnico del Corinthians arrivano 4 vittorie in 4 incontri, con 12 reti segnate ed una sola subita, ma soprattutto una sterzata decisa sul piano delle prestazioni. Il modulo scelto è il 4-3-3 formato da un mix equilibrato fra giovani ed esperti.
Il portiere titolare è Alisson, classe ‘92 approdato in estate alla Roma. La linea difensiva a quattro vede inamovibile a destra il capitano Dani Alves, classe ‘83. La coppia difensiva è formata dall’interista Miranda, classe ‘84 e dall’ex romanista Marquinhos, classe ‘94 ma in Europa già da 4 anni e diventato ormai un perno della difesa del Paris Saint-Germain. A sinistra c’è abbondanza tra Filipe Luis, Marcelo ed il giovane Wendell, nato nel 1993, in forza al Bayer Leverkusen, che sta crescendo molto in Bundesliga. La linea mediana titolare è composta da Fernandinho del Manchester City e da Paulinho e Renato Augusto, che giocano entrambi in Cina. Tite conosce particolarmente bene l’ex centrocampista del Tottenham, con lui, ai tempi del Timao, Copa Libertadores e Mondiale per Club in bacheca, da qui la decisione di richiamarlo dopo due anni di assenza. Fuori per infortunio, ma senza dubbio parte integrante del progetto, l’equilibratore del Real Madrid Casemiro.
In avanti poi il tecnico può sbizzarrirsi tra Willian, Coutinho, Neymar, Oscar, Firmino ed il nuovo fenomeno Gabriel Jesus, a segno 4 volte in 4 presenze. In più il C.T. può contare su Lucas Lima del Santos, Taison dello Shaktar Donetsk ed il rinato Giuliano, esploso nell’Internacional che trascinò alla vittoria della Libertadores nel 2010, ma poi persosi tra Dnipro e Gremio per riprendersi allo Zenit in questo inizio di stagione. Senza dimenticare la rosa campione olimpica a Rio da cui Tite può attingere a piene mani, tra i difensori Luan, Zeca e Rodrigo Caio, i centrocampisti Rafinha e Thiago Maia e l’attaccante appena acquistato dall’Inter Gabriel Barbosa.
Qui albiceleste.
Sul fronte Argentina il tono è decisamente diverso. Il percorso tecnico è molto simile ai verdeoro: dopo la sconfitta in finale al Mondiale 2014 contro la Germania, Sabella viene sostituito da Gerardo Martino, che porta la Seleccion fino alla finale di Copa America per due anni consecutivi, cadendo però in entrambe le occasioni sotto i colpi del Cile. A settembre scorso viene nominato C.T. Edgardo Bauza, il cui bilancio in 4 sfide è di una vittoria, 2 pareggi ed una sconfitta. Dal punto di vista tattico la situazione sembra confusa, con tanti calciatori offensivi di altissimo livello, ma con tante carenze a centrocampo ed in difesa.
Il portiere Romero, che già faticava a trovare spazio nella Sampdoria, è riserva al Manchester United. In difesa, a parte Otamendi, i giocatori convocati nelle ultime sfide sono Demichelis, Mascherano e Zabaleta, non certo di primissimo pelo, Funes Mori, che vive alti e bassi con la maglia dell’Everton, Musacchio del Villarreal, non affidabilissimo dal punto di vista fisico, Rojo, ormai fuori dai giochi allo United, e Roncaglia, che i tifosi della Fiorentina sicuramente non rimpiangono. A centrocampo, con Biglia fuori uso, non esiste un costruttore di gioco: Kranevitter ha caratteristiche più difensive degli altri, ma nel Siviglia non gioca praticamente mai, Gaitàn, Banega e Lamela prediligono la fase offensiva. L’abbondanza in avanti è rappresentata da gente del calibro di Higuaìn, Aguero, Di Maria e Dybala, senza dimenticare ovviamente Lionel Messi che ha saltato le ultime due partite per infortunio, ma ancora convocabile dopo aver cambiato idea sul suo addio all’Albiceleste.
A differenza del Brasile la situazione giovani non sembra rosea, soprattutto dalla cintola in giù, con la nazionale olimpica uscita al primo turno. Il compito del selezionatore di utilizzare il talento offensivo mantenendo l’equilibrio si prospetta complicato e di difficile soluzione.