E anche questa volta ci va di mezzo Wayne Rooney. Potrebbe essere riassunta semplicemente così la giornata calcistica di ieri in Inghilterra, vigilia del match di qualificazione a Russia 2018 che stasera i three lions disputeranno in Slovenia. Gareth Southgate l'ha escluso dall'undici, annunciandolo in conferenza stampa, preferendogli Daniel Sturridge dal primo minuto. Stessa sorte curiosamente toccatagli nel Manchester United non troppo tempo fa, per decisione di Mourinho. Decisioni magari comprensibili (ma forse no), figlie spesso e volentieri di situazioni non stabilite dall'attaccante inglese, con un polverone a seguito. Diciamocelo, onestamente: criticare e attaccare Wazza in ogni occasione buona sta diventando lo sport nazionale preferito in Inghilterra, anche meglio del Polo o del Cricket e del calcio stesso.

Negli ultimi anni,  i continui cambi di posizione che lo hanno portato a giocare sempre più lontano dalla porta, un progressivo spostamento verso il centrocampo culminato nell'utilizzo nel ruolo di interno, o addirittura da finto mediano. Ruolo che Rooney non può interpretare: lui è un attaccante, al massimo una seconda punta, magari da affiancare ad un realizzatore puro. Certamente non un centrocampista o un trequartista. Deve rimanere nel vivo dell'azione, non svolgere il solo lavoro sporco, altrimenti il suo rendimento, naturalmente, tende a calare. In Nazionale, dopo aver coperto il ruolo di prima punta, è stato allo stesso modo arretrato, perdendo smalto, naturalmente.

A questo punto è lecito porsi seri interrogativi riguardo il presente ed il futuro prossimo di Rooney. Non è visto come una risorsa, ma quasi come un peso, e ciò è lampante nelle scelte tecniche, perchè, al netto delle crescite dei giovani (Kane e Sterling, per citarne due), il giocatore in valore assoluto più alto dell'Inghilterra è lui, così come nel Manchester United è l'ideale finalizzatore di corsa e temperamento oltre che di qualità, tesi poi messa in discussione dall'acquisto di Ibrahimovic. Un calciatore che nel pieno della sua maturità calcistica si ritrova a funzionare da tappabuchi. Ed è curioso come Nike, in uno spot di diversi anni fa, avesse quasi anticipato quanto stia succedendo: l'inglese, dopo un errore in campo, si ritrovava sbattuto in prima pagina sui giornali ed emarginato dal mondo, per poi rimediarvi e tornare ad essere status symbol. Il primo passaggio sembra in corso, ora mancherebbe la nuova crescita. Stavolta però serve anche che qualcuno la possibilità gliela porga.