Nel giugno del 2016 l'Europeo in Francia ci ha fatto scoprire una nuova nazione capace di incantare tutti attraverso il sacrifico, il gioco ed anche altre componenti più pittoresche: l'Islanda. La squadra ha sorpreso tutti prediligendo un gioco offensivo e roccioso grazie alla presenza in contemporanea di giocatori tecnicamente preparati ed altri con grinta e personalità da vendere. Dopo aver superato la fase a gironi la squadra realizza, forse, la sua più grande impresa estromettendo l'Inghilterra agli ottavi di finale festeggiando con quell'esultanza che ha fatto il giro del mondo: la Geyeser Sound. La squadra poi perderà contro la Francia ai quarti di finale ma tutti se ne innamorano sia per quanto riguarda l'aspetto sportivo ma anche per quello umano. Alcuni, invece, rimango scettici in quanto credono che l'Europeo sia stato solo un momento idilliaco per una squadra che non è proprio un'esportatrice di calcio. Passano pochi mesi e l'Islanda sbalordisce ancora quei pochi scettici nel girone di qualificazione ai Mondiali 2018 vincendo 2 delle prime 3 partite attraverso la stessa idea di calcio ed i soliti interpreti. La squadra passa dalla categoria di sorpresa a quella di tremenda realtà. E' il tempo dell'Islanda 2.0 griffata Hallgrimsson

Per cercare le cause di questa crescita esponenziale dell'Islanda calcistica basta tornare indietro sino agli anni novanta quando, in quella nazione di soli 300mila abitanti, c'era solo un campo da calcio perchè praticare il gioco del pallone da quelle parti non è la cosa più semplice al mondo: per buona parte dell’anno le temperature sono sotto lo zero, e in inverno e in autunno le ore di luce durante il giorno sono pochissime. Proprio per  queste ragioni i principali campionati islandesi di calcio si tengono nel periodo fra maggio e ottobre. Per decenni, inoltre, il movimento calcistico islandese è rimasto ai margini del professionismo: pochissimi calciatori islandesi giocavano nei campionati europei più prestigiosi, e ancora meno tornavano indietro ad allenare o gestire le squadre locali.

Oggi invece tutti i 23 giocatori non giocano nella madrepatria. A metà degli anni Novanta, approfittando anche dell’ottima situazione economica del paese in quegli anni, la federazione islandese avviò un progetto per la costruzione di vari campi da calcio per far fronte alla temperature glaciali ma soprattutto per contrastare la diffusione del consumo di alcool tra i ragazzi in tenera età. Fu avviata la costruzione di diversi campi al chiuso, per potersi allenare e disputare partite anche d’inverno, e fu reso più professionale il corso per aspiranti allenatori. Oggi in Islanda esistono sette campi indoor e decine di campi e campetti con terreni in erba sintetica, che permettono di poter giocare in qualsiasi condizione meteorologica. Il numero degli allenatori è cresciuto moltissimo: infatti oggi nella nazione esistono 184 allenatori con il patentino A e 594 allenatori con il patentino B. 

Per quanto riguarda l'aspetto prettamente tattico e calcistico l'Islanda di Halgrimsson non è cambiata in nessuno modo rispetto a quella di Lagerback se non in piccole sfaccettature. Lo schema è il 4-4-2 che può diventare 4-3-3 o 4-3-1-2 in fase d'attacco ma anche 5-3-2 quando c'è da difendersi. La partita di ieri contro la Turchia è stata l'ennesima dimostrazione di una squadra che gioca a calcio divertendosi ma al contempo avendo grande personalità soprattutto grazie ai suoi interpreti più validi come Birkir Bjarnason, G.Sigurdsson, Finnbogasson e Gunnarsson (ieri non in campo). Le idee tattiche di gioco sono molto chiare: il pallone deve esser fatto girare in maniera veloce da una parte all'altra del campo puntando anche su lanci lunghi e verticalizzazioni in modo da sfruttare anche la stazza degli attaccanti e dei due difensori centrali come Arnason e Sigurdsson R. Da citare anche i terzini Saevarsson e Skulason che svolgono entrambe le fasi in maniera puntigliosa anche se qualche volta incappano in qualche errore di inesperienza. A centrocampo qualità e caparbietà a bizzeffe con Birkir Bjarnason che sta prendendo sempre di più le redini della squadra insieme a G.Sigurdsson che fa il vice Gunnarsson in sua asssenza. Gudmundsson e E. Bjarnason rappresentanto una spina nel fianco per le difese avversarie e un'alternativa in più per gli attaccanti Finnbogasson e Bodvarsson.

La situazione, nel Girone I, parla chiaro: l'Islanda è prima in coabitazione con la Croazia a 7 punti con sei gol fatti e tre subiti. Il cammino è ancora lungo ma con questa idea di calcio il Mondiale non è più una chimera per una squadra che è passata in pochi anni dal 141 esimo al 23esimo posto nel Ranking UEFA. L'Islanda non è più una matricola terribile ma è una meravigliosa realtà.