Ci sono persone e professioni che, per poter ottenere i massimi risultati, hanno necessariamente bisogno di pause, per riordinare le idee e ricaricarsi: due anni a Cesare Prandelli sono sembrati più che sufficienti per decidere il suo ritorno alle scene. L'ex CT azzurro ricomincerà da una piazza in crisi e vogliosa di risultati, un Valencia che nel giro di poco più di un anno ha visto transitare tre allenatori: Nuno Espirito Santo, Gary Neville e Ayestaran. Prandelli sarà il quarto, segno di una società che - seppur con un progetto a lungo termine come quello proposto da Peter Lim - ha voglia di ottenere risultati subito: "Pako" Ayestaran ha pagato la pessima partenza degli spagnoli, con 4 sconfitte in 4 partite, e il 2-0 subito dall'Atletico Madrid ha sancito il definitivo esonero.
Stando a quanto sempra però non è solo la guida tecnica il problema: molti giornalisti hanno protestato chiedendo addirittura le dimissioni del d.s. Garcia Pitarch. Prandelli è conscio dell'importanza della stampa locale: "I giornalisti qui sono anche tifosi e capsici quanto è importante per loro la squadra, quanto la sentono, è una responsabilità in più" - responsabilità che però il neo-allenatore non teme, convinto del buon livello tecnico della squadra - "se li chiamano in nazionale il livello non è così male, vuol dire che se lo sono meritati".
Prandelli si sposta poi sulle tante cose da fare per riportare il Valencia ai fasti di un tempo: "siamo concentrati a livello quasi maniacale su ciò che possiamo fare per migliorare questa squadra, devi fare una valutazione, capire qual è il livello, individuare le zone dove puoi migliorare, comprendere se il problema è mentale, fisico, tecnico, tattico. [...] Il Valencia è sempre stato in Europa, l'idea è quella di riportare il club dove stava prima a livello di immagine europea". Il tecnico bresciano si dimostra sicuramente consapevole dei limiti e dei problemi di questa squadra e dell'alto livello del torneo che affrontano, ma anche carico e voglioso di ricominciare: "D'impatto e per ciò che mi hanno raccontato Valencia mi ricorda Firenze, una città che si sente sempre protagonista a livello calcistico, i giocatori devono sentire la responsabilità del fatto di rappresentare questa città" - dice il mister - "La Liga è un torneo molto competitivo, giocato con un calcio attrattivo. Della Liga la cosa che colpisce di più è il livello medio che è molto alto: tutti giocano, tutti sanno giocare, tutti hanno la personalità per farlo, è qualcosa che fa parte della cultura calcistica del paese, forse dobbiamo portare qualcosa di nostro".
Capitolo formazione: Prandelli dovrà saper adattare il suo stile di gioco ad una rosa non scelta da lui, l'ex CT azzurro è abituato a giocare con una punta vera, un "9" che a Valencia non c'è: "Ti devi saper adattare e cercare di migliorare la rosa a tua disposizione, poi tra 3 mesi, quando sarà aperto il mercato, ne riparleremo". Difficile capire quanto il tecnico manterrà della squadra che ha iniziato in maniera non esaltante la stagione: le uniche vere garanzie potrebbero essere il portiere Diego Alves, che contro l'Atletico ha parato due rigori, il capitano Enzo Perez al centro del campo e la trequarti Santi Mina-Parejo-Nani (ma può inserirsi Bakkali). Possibile invece una conferma del modulo usato fino ad ora, il 4-2-3-1 è sempre piaciuto tanto a Prandelli tanto che potrebbe decidere di confermarlo anche a Valencia, pur mancando quella punta vera e propria che sta cercando.