Dopo cinque anni, l'Arsenal torna a battere il Chelsea in una partita di Premier League. Tutto troppo facile per Wenger ed i suoi, che schiantano un Chelsea decisamente poco consistente con tre reti in quarantacinque minuti. Il resto è praticamente pura accademia. A tabellino vanno Sanchez, Ozil e Walcott, per una prestazione di quelle da annali, che lascia tante certezze nella testa dei Gunners, ma altrettanti dubbi in quella dei Blues. Andiamo a rivivere la partita insieme.
Sesta giornata di Premier League: a chiudere lo spettacolo del sabato c'è il derby di Londra. Uno dei tanti, ma al contempo unico: all'Emirates Arsene Wenger, alle porte del ventesimo anniversario sulla panchina dell'Arsenal, affronta la sua più grande nemesi degli ultimi anni: il Chelsea. Antonio Conte dà fiducia a Cesc Fabregas dopo l'ottima prestazione di coppa di lega: c'è lui accanto a Matic e Kanté, solo panchina per Oscar. I Gunners invece si presentano di nuovo con Alexis Sanchez unica punta e col giovane Iwobi sulla sinistra. Walcott vince il ballotaggio per la fascia destra, Coquelin quello in mediana su Xhaka.
Agli ordini di Mike Dean inizia il match, e dai primi minuti il copione è ben chiaro: Gunners con tanti uomini nella metà campo avversaria, cercando scambi veloci per aprire il varco giusto in area, mentre glli uomini di Conte sembrano poter assorbire bene il possesso avversario, se i ritmi rimangono blandi.
All'improvviso, però, un deja vu collettivo assale i tifosi Blues: Cahill riceve da ultimo uomo all'altezza del cerchio di centrocampo, controlla, si gira per appoggiare verso Curtois. Ma, come al Liberty Stadium contro lo Swansea, arriva la pressione dell'attaccante: allora Fer, stavolta il solito Alexis Sanchez che gli scippa la sfera e si invola tutto solo verso la porta. Lo scavetto di destro è una poesia che batte il portiere avversario e mette la parola fine al digiuno di quasi 600 minuti senza gol per l'Arsenal contro il Chelsea in Premier League.
Appena il tempo di rendersi conto dell'errore commesso, e la difesa del Chelsea inizia ad affondare: possesso palla Gunners insistito ai trenta metri, Ozil scambia due volte con Iwobi in un fazzoletto, poi il nigeriano gira col filtrante sulla destra, su cui arriva tutto solo Bellerìn. Il tocco di prima è perfetto, e nel cuore dell'area sbuca Theo Walcott: a porta vuota, il 2-0 sembra davvero troppo facile. Al sedicesimo i Gunners sono dominatori assoluti del campo, sostenuti dai cori costanti dell'Emirates. Il Chelsea, pur impiegando qualche minuto, prova a reagire: Diego Costa e Hazard imbastiscono per Willian che va fuori misura con l'incrociato basso.
L'Arsenal comunque continua a spingere, soprattutto facendo funzionare la catena Bellerìn-Walcott con le sovrapposizioni sulla destra, ma anche usando Mesut Ozil come regista “tout court” dalla metà campo al limite dell'area. E, soprattutto, i Gunners sono micidiali in ripartenza: al quarantesimo Coquelin difende con tre contrasti consecutivi fuori area (la botta contro Willian lo costringerà a lasciare il posto a Xhaka), la palla esce ed Iwobi si dimostra letteralmente indemoniato spingendo per 60 metri il contropiede, con l'aiuto di Ozil e Sanchez: la palla di ritorno del cileno gli permetterebbe di entrare in area, ma Ivanovic lo tocca da dietro, per lui arriva il giallo oltre alla punizione dal limite.
Gli uomini di Conte cercano spesso Diego Costa, ma la maggior parte dei suggerimenti sono lunghi palloni alti dalla difesa o verticalizzazioni facilmente leggibili dalla difesa di Wenger. L'Arsenal però si rilassa per qualche minuto, come un pugile stanco, ed i Blues cadono nella trappola: azione costruita, salgono tutti, ma arriva il passaggio sbagliato sulla trequarti. Mustafi verticalizza subito su Ozil che con una magia, senza neanche toccare il pallone, si libera di Matic e si lancia a campo aperto in un 2vs2 contro i centrali avversari. La palla per Alexis Sanchez arriva sulla destra; il cileno entra in area e restituisce il favore con uno splendio lob sul secondo palo, dove lo stesso Ozil ha seguito l'azione alla perferzione: coordinazione da cecchino e mancino schiacciato a terra che da un bacino al palo e si infila in rete. Da quel momento è 3-0, i Gunners mandano in delirio il pubblico passandosela quando, come e dove vogliono: ben presto si alzano gli olè di “guardioliana” memoria e l'Emirates Stadium sembra il Camp Nou. Dall'altra parte, il Chelsea non trova neanche la reazione d'orgoglio: solo Willian tenta di spezzare il ritmo con qualche giocata efficace, ma è troppo poco in un primo tempo da incubo per Antonio Conte. Al rientro negli spogliatoi, la casella “tiri in porta” della sua squadra recita 0.
Dopo l'intervallo arriva il cambio di Conte: sacrificato uno spento Fabregas, si passa ad una sorta di 3-4-3 con Ivanovic e David Luiz vicini a Cahill, Kanté e Matic in mezzo mentre Azpilicueta ed il neo entrato Marcos Alonso agiscono molto alti sulle fasce. Il secondo tempo comunque ha poco da dire al match, con la falsa riga già vista fino al quarantacinquesimo: Arsenal estremamente spettacolare in possesso di palla, con la sfera che gira tra tutti gli uomini ed in tutte le zone di campo, mentre i Blues si schiacciano molto in area e, anche quando c'è lo spazio, falliscono l'ultimo passaggio. La prima occasione pericolosa arriva appena l'Arsenal accelera leggermente: scatto centrale di Iwobi, filtrante per Walcott che brucia letteralmente Ivanovic e si scontra solo contro una gran parata di piede di Courtois.
Conte prova a rivoluzionare la squadra mandando dentro in contemporanea Batshuayi e Pedro. Ma la gloria se la prende anche Bellerìn: un'incomprensione con Koscielny permette a Diego Costa di toccare proprio per Pedro in campo aperto. Nonostante la maggiore freschezza dell'ex-Barcellona, il terzino di Wenger lo supera sullo scatto, gli passa davanti e gli scippa la sfera in scivolata.
Per il resto, la partita è un lungo esercizio di accademia dell'Arsenal, interrotto da qualche percussione piuttosto sterile di quelli in blu. Nel finale prova lo squillo proprio Batshuayi, che, imbeccato da Hazard, si ritrova a tu per tu con Petr Cech ma gli calcia addosso, guadagnando solo corner, mentre il match si avvia al triplice fischio senza troppi patemi per i Gunners, che si godono la meravigliosa atmosfera dell'Emirates.