La Zonda, un vento secco e polveroso che spira, in ultimo luogo, tra le pianure e le distese della terra argentina. Si attiva sulle cime e nei crinali delle Ande cilene, trascinando detriti e ingenti quantità di polvere in direzione del versante orientale della cordigliera delle Ande e sui sottostanti fondovalle dell'Argentina centrale. Jorge Sampaoli è la Zonda che si insinua nelle arcaiche credenze andaluse, eliminando definitivamente i detriti della precedente gestione e innestando un'Idea, ancora arida e in divenire ma affascinante. Romantica.

Questa corrente sembra sintetizzare in maniera adeguata Sampaoli: lui, argentino, nato a Casilda, quattro anni con il Cile e il trionfo nella finale di Copa America 2015, proprio contro il suo Paese. Poi le dimissioni, a gennaio. Il giugno scorso, la chiamata della nazionale albiceleste arriva troppo tardi: tutto fatto con il Siviglia, e lui, uomo di parola, non torna sui suoi passi. L'avventura comincia ufficialmente il giorno 27, data che coincide con l'inizio della rivoluzione. Prima che nella testa, la rivoluzione investe il mercato con più di venti operazioni che si susseguono tra acquisti e cessioni. Abbandonano pezzi importanti come Kevin Gameiro (Atletico Madrid), Grzegorz Krychowiak (PSG), Ever Banega (Inter, fine contratto), Yevhen Konoplyanka e Coke (Schalke 04) e Fernando Llorente (Swansea).

Il portafoglio andaluso si apre, gli operatori di mercato sembrano guardare intensamente la carta d'identità e soprattutto la voce nazionalità. Molte delle nuove pedine, infatti, dispongono almeno una cittadinanza sudamericana. Prevale l'argentina, con i prestiti onerosi di Luciano Vietto e Matias Kranevitter dall'Atleti e la spesa fatta in Italia con Franco Vazquez e Joaquin Correa. La scommessa più evidente riguarda Paulo Henrique Ganso, il brasiliano è giunto finalmente nel Vecchio continente dopo anni di corteggiamento. Tecnica ed esperienza. Quest'ultima qualità è aggiunta da Sirigu e Nasri, esuberi di Paris Saint-Germain e Manchester City, presi in prestito secco.

Jorge Sampaoli | Foto: sbnation.com

Sampaoli ha un maestro al quale si ispira e costui porta il nome di Marcelo Bielsa. El Loco, ha preceduto l'attuale tecnico del Siviglia proprio sulla panchina del Cile, proponendo spesso il suo credo più famoso e bizzarro: il 3-3-1-3. Sampaoli, con la Roja, ha mantenuto la linea a tre, modificando e aggiungendo del suo dalla metà campo in avanti: Vidal trequartista, dietro a Edu Vargas e Sanchez. Seppur sia legato al suo schema, che tanto bene ha fatto tra Mondiali e Copa America, l'allenatore argentino è intelligente. Non fissandosi su dei preconcetti, ha una flessibilità tale da consentirgli di scegliere il meglio per i calciatori che possiede. Le prime uscite con il Real Madrid nella UEFA Supercup (3-2 dts), con il Barcellona in Supercoppa spagnolo (andata 0-2, ritorno 3-0) e l'Espanyol in Liga (6-4), non sono risultate confortanti per il proseguimento della difesa a tre. E allora si cambia, linea a quattro e perno con mansioni difensive davanti.

Il 4-1-4-1 degli ultimi due incontri di campionato con Villarreal e Las Palmas ha notevolmente assestato la squadra rispetto all'inizio: sicuramente meno spregiudicata in avanti, più possesso e una sola rete subita. Problemi risolti? Neanche per sogno. E la rete del Las Palmas al Ramón Sánchez-Pizjuán lo dimostra chiaramente, manca la compattezza d'insieme: non esistono giocatori puramente delegati a segnare e altri solo per difendere. Niente affatto. E il limite del Siviglia è proprio questo: una volta in avanti, infatti, pochi tornano dietro, lasciando i quattro difensori e l'unico centrocampista (N'Zonzi) in balia della marea avversaria in un 5vs5 o addrittura peggio. Dovessero mettere in campo gli stessi errori, la Juventus li prenderebbe a pallonate in contropiede con Dybala e Higuain.

Per quel che concerne ancora la difesa, il pacchetto arretrato è anche quello da cui parte e riparte l'azione sevillista. Pochi lanci lunghi -anche se non disdegnati -, il portiere cerca quasi sempre il compagno smarcato con un rasoterra: i due centrali si allargano fino ai vertici dell'area di rigore mentre il centrocampista scende. Se quest'ultimo risulta marcato stretto, in concomitanza ai centrali, l'estremo difensore va addrittura diretto verso il reparto offensivo, cercando con dei filtranti la mezzala di fantasia quali Vazquez e Ganso. Se la pressione è insostenibile, i piedi educati di Rico cercano la profondità di Vietto o Ben Yedder in verticale, oppure la velocità degli esterni sulle fasce laterali. Per bloccare la salida lavolpiana del Siviglia, Allegri potrebbe pensare di riproporre Pjanic nella posizione assunta con il Sassuolo, il bosniaco a uomo su N'Zonzi in fase di uscita dalla difesa con Dybala-Higuain sui centrali. Qui di seguito, il pressing alto effettuato dal Villarreal e l'errore proprio di N'Zonzi apre la strada ai sottomarini che non finalizzano a dovere. Battere questa pista potrebbe rivelarsi proficua per i bianconeri.

Insomma, la voglia c'è e anche tanta ma l'applicazione dei dettami del tecnico argentino non ancora è eseguita magistralmente. Gli andalusi stanno migliorando ma il traguardo a cui ambisce Sampaoli è molto lontano. Se da un lato si fa acqua, dall'altro si corre a gonfie vele. L'attacco è il reparto più ad alto livello, migliorato sensibilmente nell'insieme con una profondità nelle scelte assai maggiore rispetto a quelle degli anni passati. Il giocatore untouchable del ventaglio avanzato dietro la punta, è sicuramente Franco Vazquez, arrivato dal Palermo per circa 15 milioni di euro. El Mudo ha già conquistato il pubblico sevillista con reti pesanti, assist sontuosi e giocate a cui ci ha abituato in ogni domenica delle ultime stagione in rosanero. Mentre lui ha sempre calcato i campi dal 1', gli altri tre davanti a N'Zonzi erano variabili: con il Villarreal, in campo, Kiyotake, Sarabia e Vitolo; contro il Las Palmas, Nasri, Ganso e J.Correa.

La Juve, dovrà tenere alta la guardia sulle seconde palle. Gli andalusi, sfruttando la spinta dei due laterali bassi che vanno spesso a sovrapporsi, creano una catena tra l'esterno alto e quello basso andando a turno a lanciarsi nello spazio alle spalle della difesa avversaria. Il centravanti, Vietto o Ben Yedder, attacca l'area di rigore per ricevere l'eventuale cross dalla fascia. Se l'attaccante centrale non dovesse prenderla e il pallone filtrasse, ci sarebbe un giocatore in maglia bianca in posizione intermedia e un altro più decentrato per ribattere verso lo specchio di porta. Proprio Vazquez ha eseguito tale schema contro l'Espanyol, arrivando a rimorchio a limite dell'area e calciando sotto l'incrocio.

Insomma, tutto ciò non può certo intimorire la squadra bianconera che può contare su un organico nettamente superiore e un centrocampo che può realmente fare la differenza mercoledì. Le lezioni di un calcio innovativo, con una miriade di trequartisti alla Guardiola, sono ancora all'inizio per Sampaoli e i suoi ragazzi. Difficilmente potranno fare la voce grossa a Torino, contro una formazione rodata e solida come quella juventina. Ma le sorprese sono dietro l'angolo, e il Siviglia ne ha tante in serbo.