Un giorno qualcuno ha detto che i sogni ci preparano alla vita da svegli. Se questa frase fosse vera per l'Albania di Gianni De Biasi la qualificazione al mondiale in un girone che prevede Italia e Spagna non sarebbe così impossibile come in effetti sembra. De Biasi ripensa prima al passato con i rimpianti per il mancato ripescaggio: "Per come avevamo giocato fin dall’inizio, sì: lo meritavamo. L’Europeo mi ha fatto capire che nulla è scontato, che anche le squadre piccole, vedi l’Islanda possono creati difficoltà. Il segreto è la forza di volontà, niente è precluso se non ci credi. Bisogna ripartire da qui".
Dell'esperienza allo scorso Europeo è rimasto però qualcosa: "Tantissimo: i complimenti del premier dopo il girone. E in generale la consapevolezza di aver fatto il salto di qualità". In Albania il ct italiano è quasi un'istituzione e già gli è stata assegnata una laura honoris causa in Scienze Sociali e il passaporto diplomatico ma, scherzando, afferma di puntare ancora più in grande in caso di qualificazione al mondiale: "Forse m’intitoleranno lo stadio di Tirana che dopo la ristrutturazione diventerà un gioiello. Scherzo, non fatemi passare per un megalomane".
De Biasi ricorda anche il momento più bello vissuto fino ad ora sulla panchina albanese cioè il 3-0 sull'Armenia che gli ha permesso di andare all'Europeo: "Non dimentico cosa ho provato dopo il terzo gol quando ho capito che saremmo andati in Francia. L’1-0 sulla Romania è stato quasi un atto dovuto". Il nativo di Sarmede parla anche del futuro della squadra rossonera:"Ripartiamo dallo stesso gruppo, senza Cana, il capitano, che ha lasciato la Nazionale. E dallo stesso modulo, il 4-3-3, e tre nuovi, uno per reparto, che saranno utili in prospettiva: Dijmsiti, Hyka e Manaj". Non vuole però cambiare l'organizzazione tattica difensiva: "Se hai una tecnica superiore agli avversari puoi tenere la palla, altrimenti è inutile fare gli spavaldi, aggredire alti l’avversario. Rischi troppo. Meglio fare densità davanti alla difesa e avere un appoggio facile in caso di riconquista del pallone. I nostri tifosi sono entusiasti, ci spingono ad attaccare, invece bisogna trovare l’equilibrio, ragionare".
Per l'allenatore azzurro anche alcune parole sulla nuova Italia di Ventura: "Ora c’è più possesso palla nella propria metà campo in attesa di capire cosa fanno gli avversari oppure di ripartire in velocità. Una versione sofisticata e organizzata del vecchio e intramontabile schema: “palla lunga e pedalare”. E non è una critica al mio amico Giampiero». De Biasi è stato anche uno dei candidati a succedere ad Antonio Conte ma non se ne rammarica: "Sono realista, doveva andare così. Ma è stato un onore essere tra i candidati".