Firenze. 12 giugno 2006. Prendo le mie cose, mi allaccio il casco e via verso Piazzale Michelangelo. Un paesaggio mozzafiato, la migliore vista di tutta Firenze ma quella sera tutti gli sguardi erano rivolti verso il maxischermo: Italia-Ghana. La prima. L'esordio nella Coppa del Mondo del 2006 in Germania. A sedere per terra, un male al culo allucinante poi l'inno, tutti in coro appassionatamente. Pirlo che calcia, Gilardino che si abbassa e siamo avanti. Il mio giocatore preferito l'ha sbloccata, sono al settimo cielo. Poi Kuffour sbaglia il retropassaggio e Vincenzo Iaquinta deve solo saltare il portiere, spingerla dentro e farsi sommergere dai compagni. 2-0 e tutti a casa.

Contro gli Stati Uniti ci ho capito poco. Mi ricordo il violino di Gilardino e la nostra esultanza dopo aver capito che non era in fuorigioco. Poi Zaccardo, giovane, inesperto e titubante che infila Buffon su azione come nessuno poi sarebbe riuscito a fare in tutto il mondiale. Dopodichè la gomitata del ventenne De Rossi, Mc Bride che esce con il volto insanguinato e noi che non si molla un cazzo finchè anche gli americani finiscono in dieci, poi addirittura in nove. 1-1 con le unghie e con i denti.

Il primo dentro o fuori. Perchè a noi passare il girone serenamente non ci è mai piaciuto (e quando è successo non ha portato granchè bene). Nedved furia ceca, Cech nel miglior momento della sua carriera, Nesta costretto ad uscire dopo un quarto d'ora. Poi Totti batte un calcio d'angolo. Le telecamere, quasi profeticamente, inquadrano Materazzi che è salito. Stacco in corsa e rete. 1-0. Buffon fa un paio di miracoli, la difesa regge, Perrotta lancia Inzaghi, i difensori sono in controtempo. I 40 metri che nessuno si scorderà mai, i 40 metri che hanno consegnato all'immortalità Simone Barone che lo affianca. "Inzaghi, Inzaghi, Inzaghi, Superpippooo Inzaghi". E' finita. 2-0 e siamo agli ottavi.

Avevo un po' d'ansia perchè Guus Hiddink ci aveva fatto fuori nel mondiale coreano. Si, con l'aiuto dell'arbitro Moreno, ma in panchina ad allenare la Corea del Sud c'era comunque lui. A sto giro sedeva sulla panchina dell'Australia ed il fatto che io sia un tipo scaramantico non mi aiutava. Poi Materazzi abbatte Bresciano. Cartellino rosso. Come Zambrotta all'Europeo, come De Rossi contro gli Stati Uniti, come Zola contro la Nigeria. Ma mai come in queste occasioni "non si molla un cazzo". Dentro Barzagli al posto di Toni. Si regge, finchè Fabio Grosso, a due minuti dalla fine del recupero, si fa la fascia sinistra, entra in area, sterza e si procura un rigore che è una cosa meravigliosa. Dal dischetto Francesco Totti, subentrato a Del Piero. Noi, che adesso guardiamo la partita tutti insieme in un seminterrato, tratteniamo il fiato. Lo sguardo di Totti contro lo sguardo di Schwarzer. L'arbitro fischia, sei passi e palla sotto il sette alla destra del portiere australiano. E' il delirio. Non c'è neanche il tempo di battere dal centro. Siamo ai quarti di finale.

Contro l'Ucraina, a guardare soltanto il punteggio, sembra non ci sia stata partita. Ed è quello che pensavo anche io quando, uscendo di casa per andare ad un maledetto compleanno, ho sentito il boato del mio palazzo per la rete di Zambrotta. Poi però a noi italiani ci piace soffrire e allora Buffon è costretto a schiantarsi contro il palo per evitare il pareggio, la traversa ci salva in un'altra occasione finchè poi ci pensa Luca Toni. 2-0 di testa dopo la finta di Cannavaro e 3-0 facile facile dopo un'azione "alla Zambrotta" dello stesso Zambrotta. Ora la Germania. La madre di tutte le partite.

Siamo tornati nello scantinato. Io sono su un bracciolo di uno dei due divani in tensione, ma ormai rassegnato ad andare ai calci di rigore. Peccato. Perchè, se nei quarti di finale i legni ci erano stati amici, non è stato lo stesso contro i tedeschi padroni di casa. Gilardino prima e Zambrotta poi hanno visto infrangersi le loro conclusioni rispettivamente sul palo e sulla traversa. Aspettiamo solo i rigori dicevo. Poi Pirlo avanza, calcia in porta e costringe Lehmann alla deviazione plastica in calcio d'angolo. I due minuti successivi sono storia. La difesa tedesca non riesce a spazzare come dovrebbe, la palla è sui piedi di Pirlo che vede - solo lui - e serve Grosso. Tiro a girare di sinistro sul palo lontano. La palla finisce in fondo al sacco. Non ci credo. Siamo sopra e manca un minuto. Esultiamo, urliamo, ci abbracciamo. Quasi non ci accorgiamo che il gioco è ripreso. E quando volgiamo nuovamente lo sguardo al televisore, senza neanche esserci rimessi a sedere, Cannavaro ha già recuperato palla, lascia a Totti che lancia Gilardino. Del Piero parte e si fa tutto il campo per arrivare sul pallone nel momento in cui Gilardino gli serve un cioccolatino. Palla al sette e 2-0. Ripartiamo ad esultare e a gridare come pazzi. Claudio poi non si tiene, calmo e pacato ma quando il suo idolo ha segnato la rete del raddoppio non ci ha capito più niente. Game over per i favoriti. Due minuti di godimento assoluto. Siamo in finale.

E' il 9 luglio 2006. I posti sono quelli della semifinale. Io, il bracciolo del divano e la tensione cantiamo l'inno assieme a tutti gli altri, con tanto di urlo finale e "dai eh! andiamo cazzo" come da tradizione. Si parte ma mi sembra di rivivere la partita contro l'Australia, Malouda fa Bresciano, Materazzi fa Materazzi ed è calcio di rigore. Almeno a sto giro rimaniamo in 11 ma è una magra consolazione dato che Zidane, tornato in grande spolvero, fa il cucchiaio e porta avanti i suoi concendendoci però l'illusione che la palla non sia entrata. Oltre il danno la beffa. "Tanto lo sapevo". Poi però Pirlo sta per calciare un angolo e allora ripenso alla partita contro la Repubblica Ceca. Quando poi vedo Materazzi staccare e la rete che si gonfia ho il dubbio di vivere un dejavù ma sentendo il boato dei miei amici capisco che è tutto vero. "Siamo ancora vivi".

E allora soffriamo come piace a noi. Buffon si supera sul colpo di testa di Zidane, andiamo ai supplementari, la testata di Zizou a Materazzi e arriviamo ai rigori. Maremmaccia. Durante l'attesa rimugino. Aldo Serena, Donadoni, Baresi, Massaro, Roberto Baggio, Albertini, Di Biagio sono i nomi che mi vengono in mente. Tutti rigori sbagliati. Parati, calciati alti o sulla traversa. Fatico a pensare positivo allora urlo nuovamente: "dai eh! andiamo cazzo". Funziona! Li tiriamo bene come non mai. Pirlo, Materazzi, De Rossi, Del Piero, Grosso. Nel mezzo lo sbaglio di Trezeguet, eroe sei anni prima quando, proprio contro di noi, aveva segnato il golden gol nella finale degli Europei. Una vendetta da film. Come quello che rivivo ogni volta che ripenso a quel mese, a quelle partite, a quei momenti che resteranno per sempre indelebili nella mia memoria. Buon anniversario, campioni del mondo.