L'Italia compie l'ennesimo capolavoro in questo Europeo e trova una vittoria fantastica contro la Spagna, una vittoria di cuore, testa e gambe. La Roja deve chinare il capo. I detentori del titolo lasciano l'Europeo agli ottavi e forse chiudono un ciclo. Gli azzurri ottengono il pass per Bordeaux con una prestazione maiuscola, un copione stile Belgio e Chiellini-Pellè nel tabellino dei marcatori. Gli spagnoli, in competizioni ufficiali, dal '94 in poi, sono stati la nostra bestia nera, a Kiev una lezione di calcio, ma ora la musica è ben diversa.

L'ANALISI- Conte conferma il suo 3-5-2 che vede il ritorno dei titolarissimi, la Spagna invece si presenta col 4-3-3 tipo: nulla di clamoroso fin qui, ma il turnover degli azzurri nell'ultima gara paga e permette loro di rimanere in partita fino alla fine. Il primo quarto d'ora si gioca sotto secchiate di pioggia e l'Italia si abbatte contro la Roja con la forza di una locomotiva a vapore. Avanza con coraggio a testa alta, senza sbandate, fin dalle parti di De Gea, spaventandolo tre volte: prima il tiro debole di Eder, poi lo stacco di Pellè con l'ottimo intervento del portiere in tuffo ed infine la rovesciata di Giaccherini deviata sul palo. Poi esce il sole e la Roja ritrova un minimo di ordine e serenità nel suo 4-3-3. Non punge, però: l'unico intervento di Buffon fino all'intervallo è sul rasoterra al 28' di un Iniesta sottotono, accerchiato da tre uomini e vittima del tunnel di De Rossi, autore di una prova maiuscola in cabina di regia a centrocampo. Morata viene chiuso puntualmente dai suoi ex compagni di squadra che non lo mollano per un istante, Alba e Juanfran, a dispetto delle altre partite, assumono una posizione in campo piuttosto bassa e soffrono le spinte di Florenzi e De Sciglio. 

In tornei come l'Europeo, la gestione della fatica è un fattore chiave. E il turnover azzurro paga, perché i ragazzi di Conte corrono, corrono, corrono. Anche De Sciglio, preferito a Darmian nel 3-5-2, è attivo a sinistra: un altro giocatore rispetto a quello opaco visto al Milan quest'anno, chiude su un tentativo di Fabregas e propone cross interessanti, sul migliore dei quali Parolo trova l'incornata forte ma imprecisa. A cavallo della mezz'ora, però, gli azzurri beneficiano di tre minuti di follia di Sergio Ramos, che prima rischia l'autogol e poi abbatte Pellè (una certezza ieri nei lanci lunghi e nei duelli aerei) al limite dell'area. Una zona di campo che qualche anno fa sarebbe stata oro per Pirlo, sulla sfera si presenta Eder. De Gea non trattiene la botta a mezz'aria dell'oriundo, Giaccherini si avventa sul pallone e Chiellini, al 33', mette dentro sul rimpallo. L'Italia al netto delle occasioni create meriterebbe il doppio vantaggio. Per sua sfortuna però De Gea c'è e vola per negare il raddoppio a Giaccherini. 

Del Bosque decide di prendere subito le misure. A farne le spese è Nolito, che lascia la ripresa ad Aduriz. Dopo 45 minuti gli spagnoli hanno appena il 53% di possesso palla, e sono lenti, prevedibili, con gli esterni Juanfran e Jordi Alba che restano bassi e il solo Silva, tra le linee, a dar fastidio con i suoi tagli centrali alla ricerca di inserimenti per vie verticali. Si riparte e, a sorpresa, dopo 8 minuti Conte richiama in panchina De Rossi, che non gradisce. Dentro Thiago Motta, autore di una gara non proprio esaltante e che salterà il quarto di finale perché diffidato. Quasi inaspettatamente l'Italia sfiora il bis: Pellè inventa la sponda che libera la corsa di Eder, a tu per tu con De Gea l'oriundo spara addosso al portiere e Conte soffre e si rammarica in panchina. Gli iberici diventano più nervosi e l'arbitraggio di Cakir non è proprio impeccabile (vedasi il fallo netto su Eder da parte di Pique non punito con l'ammonizione), Ramos lotta con Pellè spesso in modo poco ortodosso.

Il cronometro corre e, senza De Rossi, l'Italia agevola il risveglio delle furie rosse. Aduriz, Sergio Ramos e Lucas Vazquez (in campo al posto di Morata, che ha steccato la prova di maturità) falliscono tre chance, sebbene l'ultima sia stoppata dal fuorigioco e si stampi sul palo. Diventa un tiro a segno anche grazie ad Iniesta e Piqué, ma in porta c'è Buffon che dimostra di essere ancora il numero 1. Dentro Pedro, Insigne e Darmian per lo sprint finale. Lorenzo il Magnifico accende subito la luce con un buon guizzo, ma trova i guanti di De Gea. Del Bosque prova il tutto per tutto e Pique si trasforma in centravanti. E la mossa per un pelo non si rivela vincente, perché al 90' Buffon è ancora strepitoso nel dirgli di no grazie ad un intervento super. L'Italia si aggrappa al suo capitano e prova l'ultimo assalto a fine partita, con un'azione corale ben orchestrata come piace a Conte: Insigne allarga benissimo il gioco per Darmian sull'altra fascia per creare ampiezza, l'esterno del Man Utd mette in mezzo e Pellè confeziona il raddoppio in modo pressapoco simile al gol col Belgio. Conte corre e non si ferma più, esplode il delirio tra i tifosi azzurri. Prossimo ostacolo la Germania, il 2 luglio. Occhio a darci per spacciati, perché il talento non sempre batte il duro lavoro.

TOP E FLOP- In questa giornata è difficile trovare note negative.

Giorgio Chiellini ed il tiki-taka sono ossimori: lui che per natura fraseggia poco e spazza molto senza fronzoli, indirizza la partita con un gol da una ottantina di centimetri, sfruttando il rimpallo De Gea-Giaccherini. Però è lì, al posto giusto, come gli succede nelle serate belle, una zampata da centravanti puro bruciando sul tempo uno come Pique. Nonostante tutti gli infortuni quest'anno, il finale di Giorgione è stato un continuo crescendo. Il gol è tanto, tantissimo, ma è anche solo una parte. Il resto sono anticipi costanti sulle punte avversarie, ripartenze, persino qualche aiuto in impostazione. Gladiatorio as usual, sorridente più che mai. Vendicate le sofferenze di 4 anni fa, quando rincorreva in perenne ritardo gli spagnoli. Qualcosa è cambiato.

Toglieteci tutto ma non Buffon: Gigi si scalda sui tiri da fuori di Iniesta e Piqué, ma la parata che vale mezza Germania è quella sul difensore blaugrana al 90'. Da finto centravanti colpisce benissimo, con un destro che avrebbe battuto tutti i portieri dell'Euro. Tutti tranne Buffon. Il resto è la solita leadership difensiva, che non si pesa ma pesa. E gli riesce anche di appendersi alla traversa, a gara finita. Il passato recente ci dice che non è scontato e che a 38 anni dimostra la stessa grinta di sempre. 

Pellè assieme al compagno di reparto Eder è attivissimo davanti: avevano provato in tanti a chiudere il match sbagliando, ci riesce lui nel recupero. E' il premio per una partita fatta non solo di colpi di testa e sportellate, ma anche di giocate. Rientra pure e pressa, lasciando molti increduli. Del resto, se non lo facesse, quello scalmanato istruttore in panchina non lo terrebbe lì diciamocelo. 

Il giocatore di Conte, per antonomasia, è senza dubbio Giaccherini. D'altronde Conte era rimasto deluso dalla sua cessione ai tempi della Juventus. Il c.t., per quella passione mai nascosta per Giaccherinho, è stato in passato deriso. Ora nessuno ride, tutti in piedi ad applaudire: una sforbiciata volante, un tiro a giro, una quantità enorme. Se il centrocampo spagnolo si inceppa, è perché lui è sempre lì.

La decisione di piazzare come esterno sinistro De Sciglio avrà fatto tremare mezza San Siro. Ma Mattia conferma che se una squadra può renderti migliore, a volte ti fa fare anche brutte figure. I patimenti rossoneri sono un ricordo, qui De Sciglio chiude tutto, non molla mai Juanfran, si spende su Silva, fa le diagonali, riparte con giudizio. Mai un errore, una sicurezza, un futuro ritrovato. Che potrebbe essere altrove, si parla di Juve e Roma sulle sue tracce.

LA SCENA- La partita ha fatto ammirare all'Italia le qualità di condottiero di Conte, che non molla un centimetro, addirittura rischiando l'espulsione per una palla scalciata con violenza, la sua gioia al 90' rappresenta quello che è la sua Italia: testa bassa e pedalare, aldilà delle difficoltà, soffrire e pungere, ma anche sognatrice, capace di andare oltre i propri limiti tecnici.