Gli appassionati di calcio giovanile lo ricordano come uno dei ragazzi più promettenti della nazionale di calcio francese ai Mondiali Under 20 del 2011. Eppure Antoine Griezmann, alsaziano classe 1991, non era la stella più luminosa di quella rappresentativa, che annoverava talenti considerati più pronti e futuribili come Fofana, Lacazette e Bakambu. Troppo esile le Petit Diable, il Piccolo Diavolo, per arrivare ad alti livelli, si diceva, pronosticando per lui non più di una buona carriera da esterno d'attacco.

A credere in Griezmann ci ha pensato un club da sempre molto attento ai giovani, quella Real Sociedad che a San Sebastian sa valorizzare non solo i prodotti della cantera basca, ma anche qualche ragazzino straniero dalle doti fuori dal comune. Tutto mancino, questo biondino dallo sguardo sveglio e dalla velocità devastante, ha infatti contribuito ai successi del club dell'Anoeta, portandolo addirittura alla qualificazione ai gironi della Champions League edizione 2013-2014, con assist e gol a raffica. Troppi per non essere notato da una big del calcio spagnolo come l'Atletico Madrid, che per averlo a disposizione ha pagato l'intero ammontare della clausola rescissoria, trenta milioni di euro per quello che all'epoca era appena un ventitreenne. Dietro l'operazione l'occhio esperto e vigile del Cholo Simeone, convinto di poter trasformare il ragazzo da uomo di fascia a seconda punta, all'occorrenza anche centravanti unico. E i colchoneros hanno infatti rappresentato la svolta per la carriera del Piccolo Diavolo, che in appena due stagioni è stato capace di collezionare numeri da capogiro, come cinquantasette reti in tutte le competizioni con la maglia dell'Atletico, firmando vittorie importanti come quella dell'ultimo derby di campionato al Bernabeu e come l'eliminazione ai quarti di Champions 2016 del Barça campione in carica (doppietta al Vicente Calderon, un gol di testa e uno su rigore).

L'evoluzione del giocatore si è notata tutta anche negli Europei in corso: partito in sordina all'esordio contro la Romania e criticato per il suo gioco sull'esterno destro (dall'altra parte per les Bleus agisce Dimitri Payet), Griezmann ha firmato, ancora con un colpo di testa, la vittoria contro l'Albiania che è valsa a Didier Deschamps la qualificazione agli ottavi nella manifestazione di casa, prima di salvare la sua nazionale nel match di ieri con l'Irlanda. Sotto nel punteggio per un rigore trasformato in apertura da Brady e causato da una leggerezza di Paul Pogba, il numero sette dei transalpini ha ribaltato il muro verde di Martin O'Neill, con un uno-due terrificante da bomber consumato (altra inzuccata vincente e sinistro chirurgico su sponda di Olivier Giroud).

Con tutti i limiti di una squadra che fatica a costruire gioco con i centrocampisti, Griezmann si sta dimostrando sempre più attaccante moderno, di movimento e con un innato senso del gol, insospettabile per un giocatore che ha iniziato la carriera da esterno. 175 cm di altezza, il nuovo faro offensivo dei colchoneros si è calato immediatamente nella parte del riferimento d'attacco, nonostante non abbia affatto le caratteristiche tipiche del centravanti che fa salire la squadra e guadagna falli sulla trequarti. Il suo senso della posizione in area di rigore ricorda alcuni grandi del passato, con l'aggiunta di un mancino educatissimo e di una rapidità nello stretto che gli consente di prendere spesso il tempo all'avversario. Se la Francia può gioire per essere giunta fino ai quarti nonostante un gioco tutt'altro che entusiasmante, lo deve anche a questo ragazzo terribile del 1991, da piccolo Calimero a trascinatore dei Bleus.