Una sconfitta indolore per l'Italia di Antonio Conte ieri sera contro l'Irlanda, nell'ultima gara del girone E. Un match che rappresenta un passo indietro rispetto alle prime due uscite e mostra alcune lacune tra le seconde linee. È la prima sconfitta per il ct della Nazionale in una gara ufficiale. Il primo posto, già in tasca, condiziona scelte e pensiero, gli azzurri vanno vicino alla figuraccia per la prestazione di campo.

L'ANALISI- Otto cambi rispetto alla partita con la Svezia, soprattutto per i tanti diffidati da non rischiare in vista degli ottavi con la Spagna in programma lunedi. E in effetti non è la stessa Italia. Se già a Tolosa gli azzurri erano stati assai meno sfavillanti, la versione della Nazionale che si esibisce a Lilla è addirittura peggiore. Del resto, è inevitabile, nonostante la cura maniacale che Conte mette nel preparare ogni singolo match: le partite in cui l’Italia può (e dovrebbe sulla carta) gestire situazioni di partenza favorevoli non possono essere uguali a quelle in cui è costretta a buttare in campo tutto ciò che ha: un conto infatti è giocare di rimessa col Belgio che ha un tasso tecnico superiore, un altro è imporre il proprio gioco (dalla difesa peraltro) contro squadre fisiche che pressano alto come Svezia ed Irlanda, abituati a pochi fronzoli ed a lanciare abbastanza casualmente il pallone in attacco sperando di vincere i duelli aerei. La squadra è sempre ordinata nel suo 3-5-2, ma combina davvero poco in avanti e soffre la fisicità degli irlandesi, per i quali non c’è domani se non con una vittoria. E ai punti, nei primi 45 minuti, prevalgono nettamente i verdi di O’Neill, che recriminano anche per un netto fallo in area di Bernardeschi su McClean. 

Proprio il numero 11 irlandese è un rebus complicato per la nostra catena di destra: Bernardeschi, tutto preso dal tentativo di liberare il suo uno-contro-uno, difende poco e male, Sturaro non arriva sempre in tempo ad aiutare Barzagli e da quel lato piovono cross a ripetizione, proposti spesso dal piede educato del terzino Ward. Ogbonna lotta, il diffidato Bonucci limita faticosamente gli eccessi per non rischiare cartellini, ma è in fase d’impostazione che l’Italia latita. Regia prevedibile e sterile per Thiago Motta, inserimenti infruttuosi per Florenzi, nessun affondo significativo per De Sciglio che si vede pochissimo in fase offensiva. Tanti brividi per il resto, Zaza appare a inizio ripresa, con un una bella girata volante sul cross di De Sciglio. Potrebbe essere l’inizio di qualcosa, invece si sprofonda di nuovo nel torpore, mentre gli irlandesi, spinti dai propri tifosi, ritentano l'assalto alla porta di Sirigu. Conte si gioca la carta Insigne: acclamato dai tifosi azzurri, il napoletano dà subito una fiammata, firmando la migliore occasione italiana: destro in diagonale, palo pieno. Fiammata fine a se stessa: anziché scuotersi, però, gli azzurri si disuniscono. E nel finale arriva la beffa. Bonucci regala una palla-gol clamorosa a Hoolahan, Sirigu si salva con una prodezza. Ma al minuto 85 il vice Buffon non fa in tempo a uscire su Brady, il cui inserimento buca la difesa (colpevole anche Bonucci che ricade nel proprio vizio di seguire la palla sperando di arrivarci per primo e perdendosi l'inserimento avversario) e fa saltare di gioia O'Neill. È l’1-0 che manda agli ottavi contro la Francia l’Irlanda e a casa la Turchia, seconda peggior terza dopo l’Albania. Festa grande per i verdi a Lille. Per gli azzurri, invece, è già tempo di tornare a Montpellier, ritrovare il loro vero volto e pensare alla Spagna.

TOP E FLOP- Lorenzo Insigne sa di avere poche chance di partire titolare contro la Spagna ad ora, ma nello scampolo di partita in cui ha debuttato a Euro 2016 ha dimostrato quanta differenza possa fare un elemento con doti tecniche superiori. Anche su un prato ai limiti del praticabile. Il piccolo folletto azzurro ha centrato un palo e dato una scossa positiva alla squadra. La qualità paga: O’Neill ha gettato nella mischia McGeady e Hoolahan, il primo ha avviato l’azione del gol di Brady e il secondo ha confezionato l’assist. La delusione principiale però sono le seconde linee: quasi nessuno ha dato la sensazione di poter ribaltare le gerarchie di Conte. Una formazione titolare c’è e lo sappiamo. Con l’Irlanda era in campo solo per due undicesimi (Barzagli e Bonucci). Unico dilemma il posto da terzino sinistro: Darmian, Florenzi e De Sciglio possono coltivare ambizioni. Conte ha seguito la prova di Federico Bernardeschi con particolare attenzione: lo ha incitato, rincuorato ogni volta che il talento viola non è riuscito a saltare l’avversario diretto in dribbling. Perché questo è ciò che il c.t. si aspetta da “Berna”: personalità, intraprendenza. Purtroppo, la serata si è rivelata storta. Federico ha faticato tremendamente anche in copertura, non ben coadiuvato da Sturaro, e McClean su quella fascia ci ha fatti a fette. Non granché nemmeno l’impatto di Darmian sulla gara: dopo il mezzo flop col Belgio, si sperava in un sussulto, va detto però che match del genere non sono mai semplici da interpretare. La nota lieta è, ancora una volta, la difesa. E’ vero, ha incassato il primo gol in questo Europeo. E Bonucci, molto preoccupato di non farsi ammonire, ha commesso più errori delle ultime uscite. Ogbonna si è rivelato attento, concentrato, sicuro. Si è fatto sentire spesso nel duello aereo con Long e ha retto bene l'impatto irlandese, senza dubbio buona alternativa in caso di emergenza.

Antonio Conte, a suo dire, cercava risposte a Lilla. E dice di averle trovate. Non fa drammi, il c.t., per la sua prima sconfitta in una gara ufficiale della Nazionale nel post partita. Anche se non ci è dato sapere quali possibili conclusioni abbia tratto, insieme al suo staff, dopo la sconfitta per 1-0 contro l’Irlanda, qualche indicazione è emersa abbastanza chiaramente. C’è poco da fare: la serietà e l’impegno di chi è andato in campo non sono in discussione, ma la prospettiva del “dentro o fuori” mette le ali ai piedi. Gli irlandesi hanno lottato con orgoglio andando oltre i loro evidenti limiti tecnici. Gli italiani gestivano, controllavano, roba che non fa per noi diciamolo. La gara con la Spagna (remake della finale di quattro anni fa) è senza dubbio difficile, l'ipotesi Germania ai quarti e Francia in semifinale è da suicidio, ma come scrisse Mameli: "Siam pronti alla morte, l' Italia chiamò"