Chi ha deciso di far utilizzo di dosi calde e abbondanti di caffè nero l'ha avuta vinta. Aveva ragione. Abbiamo assistito ad uno spettacolo irripetibile, nella buona e nella cattiva sorte. La levataccia dinanzi al televisore ci regala un Cile unico, travolgente. Sette gol, ma potevano esserne otto, nove, dieci. Un Messico irriconoscibile, impresentabile, undici birilli nel rettangolo di gioco. Il Cile, dopo le deludenti prestazioni del girone, si trasforma in una mosca tse-tse. E il Messico, dopo il buon cammino che agevolmente l'aveva qualificato ai quarti, diventa il corpo punto e colpito dalla malattia del sonno.
Formazioni speculari per Osorio e Pizzi, almeno sulla carta. Perchè una interpreterà la lama fendente, l'altra il morbido burro. Il Tricolor è costretto ancora a rinunciare al gran capitan Rafa Marquez. Il 4-3-3 vede preferito Ochoa in porta (nei gironi una presenza a testa per i tre portieri in rosa), Moreno e Araujo centrali, Layun a sinistra e Aguilar a destra. A centrocampo Guardado, Herrera e Duenas, in attacco ai fianchi di Chicharito Lozano e Corona. Il Cile davanti a capitan Bravo ha Fuenzalida a sostituire lo squalificato Isla, Beausejour a sinistra, Medel - Jara centrali. Vidal - Diaz - Aranguiz a centrocampo, Alexis Sanchez e Edu Vargas supportati da Edson Puch della LDU Quito.
La cronaca della partita potrebbe risolversi rapidamente. Il Cile corre il doppio, domina in lungo e in largo il gioco con continui e rapidi scambi sull'asse Vidal - Sanchez. Diaz telecomanda l'unica fase di gioco, il costante attacco. Il Messico prova ad alzare una diga, ma il fondo della valle è fangoso. Il primo colpo arriva al quindicesimo. Sanchez gigioneggia in area, fa passare un pallone tra due difensori con uno scavetto favoloso. La palla arriva fuori area a Diaz, il tiro è respinto da Ochoa sui piedi di Puch che segna facilmente. 1-0. Saranno altri trenta minuti di dominio, fino all'ennesima maravilla del Niño, su fascia opposta. Vargas anticipa Moreno e mette a segno il suo primo sigillo. 2-0.
Osorio nell' intervallo cambia, era inevitabile. Ma non puoi chiudere delle crepe mettendo dei semplici cerotti. I "colpevoli" sono Duenas e Lozano, entrano Pena e Raul Jimenez. La terza rete, giunta al quarantanovesimo, ne è l'esemplificazione. Il Messico ha possesso palla in fase difensiva, ma è completamente senza idee, terrorizzata. Prova ad uscire palla al piede con una lentezza esasperante. Vidal è un guerriero, basta un pochino di pressing per riconquistare la sfera di gioco. Rapidi scambi con Sanchez e i due sono dinanzi alla porta. Gioco facile per il 3-0 di Alexis. Al cinquantatreesimo ennesimo pallone recuperato dal centrocampo cileno, passaggio rapido per Vargas che scatta sulla linea del fuorigioco. Davanti ad Ochoa il gioco è fatto, 4-0 e secondo gol per Edu. Arriverà anche il terzo dopo pochissimo, al 58'. Beausehour e Sanchez impazzano sulla fascia sinistra, il terzino arriva al tiro, Ochoa respinge, Vargas come un falco insacca. 5-0. Il volto di Osorio, inquadrato, prelude al peggio. Sa che il Cile non si fermerà, e sa che la sua nazionale è totalmente in balia degli eventi. Potrebbero subirne altri cinque, di gol. Per fortuna il Cile ne farà solo altri due. Il sesto gol è quello del poker per Edu Vargas. Sanchez fa il bello e cattivo tempo sulla sinitra, palla dentro per Mark Gonzalez (subentrato a Beausejour), colpo sotto a superare Ochoa. Il pallone attraversa tutta l'area di porta arrivando sull'altro palo, lì prima Puch (respinto) e poi Vargas ribadiscono in rete. C'è ancora tempo per il 7-0. Sanchez e Vidal scherzano coi difensori e regalano la doppietta ad Edson Puch.
Il Messico ha avuto una lezione simile a quella del Brasile contro la Germania. Non la dimenticheranno facilmente. Il Cile sfiderà la Colombia, e un pochino le gambe a James e soci, dopo aver visto questa partita, potrebbero tremare. Avremo un'altra marea roja in terra statunitense?