Non aspettare d’essere un sole che tramonta. È una massima ben nota ai saggi: abbandonare le cose prima che esse ci abbandonino. Si sappia trasformare in trionfo la fine stessa, poiché talora il sole medesimo, quando ancora splende nel cielo, si rifugia dietro una nube affinché nessuno lo veda cadere, e lascia tutti nel dubbio se sia caduto o no.

(Baltasar Gracián y Morales, Oracolo manuale e arte della prudenza, 1647)

"…nel dubbio se sia caduto o no". Parafrasando l'aforisma di Baltasar Graciàn, che inconsapevolmente, con più di due secoli d'anticipo, portava al pettine uno dei nodi più intricati ed enigmatici delle considerazioni pre-Euro2016, ci poniamo questa domanda. La Spagna è davvero sulla via del declino e quindi fuori dai giochi oppure sta tramando nell'ombra, in attesa del golpe per riappropriarsi della scena e riconfermare la dittatura?

Campeones, campeones de Europa! Esclamazioni che sembrano tuonare e riecheggiare per la prima volta soltanto da ieri, invece sono passati quasi otto anni. Il ciclo impressionante della Spagna comincia ufficialmente nella serata dell'Ernst-Happel-Stadion di Vienna: 0-1 alla Germania e furie rosse sul tetto d'Europa, per la prima volta. A far da spartiacque con il secondo titolo accaparrato nel 2012, il mondiale in Sudafrica: un successo che testimonia la grandezza e l'egemonia a livelli assoluti della Roja, essenziale l'apporto alla formazione del credo blaugrana e del manifesto guardiolesco con l'imposizione quasi categorica del tiqui-taqua. Fondamentali nello sviluppo di un calcio estremamente - esclusivamente - tecnico i calciatori formati ne La Masia, la cantera della palla a terra di proprietà Barcelona: Xavi Hernandez, Andres Iniesta, Sergio Busquets, Cesc Fabregas, Carles Puyol, Gerard Pique, Pedro e cosi via. Domino quasi inevitabile, la mole di talento e il divario con molte delle altre nazionali nel mondo spalancano le porte a tre trofei tra il 2008 e il 2012 (2 Europei, 1 Mondiale). Ultimo in ordine di tempo, quello conquistato nella finale di Kiev contro l'Italia, vittoria larga con un poker e nuovamente voce grossa fatta nel continente. Il bis europeo firmato Vicente Del Bosque dopo quello ottenuto sotto la gestione Aragones. Quella in Ucraina è la dimostrazione della solidità del gruppo e il consolidamento dei valori di una squadra che amplifica e certifica un totalitarismo estremamente repressivo, inattaccabile e che solo il fluire del tempo può affievolire.

2008, 2010,2012: Spagna pigliatutto! | Foto: Marca.com

E' proprio il tempo a scalfire il dominio, nel mondiale del 2014 in Brasile. Una figura che definire pessima è riduttivo per i campioni in carica, un'uscita ai gironi che ricorda molto quella dell'Italia in Sudafrica con la coccarda ancora cucita sul petto, anche peggio per dirla tutta: l'eliminazione spagnola dopo due giornate del girone scrive un nuovo record, in negativo questa volta. Molteplici i fattori che caratterizzano la caduta dei giganti, di colpe la Spagna ne ha molte: a partire da Del Bosque, passando da Casillas e arrivando a Diego Costa. Il ct spagnolo si accorge troppo tardi di avere tra le mani una squadra logora, stanca fisicamente e mentalmente. In Brasile opta per la via della riconoscenza, della gratitudine nei confronti di quel gruppo che ha vinto tutto. Non ha abbastanza coraggio e quel pizzico di sana follia, sia nelle convocazioni, sia nelle scelte di campo (Koke avrebbe meritato la titolarità), si lascia imporre dalla federazione Diego Costa, nonostante l'attaccante del Chelsea non si annidi tra le sue primissime scelte. La notte di Rio de Janeiro, nella debacle contro il Cile, venne però definita dai media spagnoli come la morte di quella Spagna, non della Spagna. Sono trascorsi due anni, il tempo di constatare quelle dichiarazioni è arrivato.

Il cammino qualificazione

Le furie rosse si ritrovano ad inseguire il biglietto per la Francia dal gruppo C, insieme ad altre cinque squadre che tenteranno in ogni modo di ostacolare i campioni in carica nel percorso, con scarsi risultati. Bielorussia, Lussemburgo, Macedonia, Slovacchia e Ucraina le 'compagne di stanza' della formazione spagnola. Agevole, dicevamo, la qualificazione nonostante qualche incertezza palesata in termini di prestazione. Spessore esiguo delle avversarie ed esperimenti tattici e di uomini in corso lo permettono, non sarà così in terra francese dove le furie rosse dovranno gioco-forza mantenere i ritmi alti e la concentrazione massima contro squadre fisicamente prorompenti.

Il ticket per Euro2016 lo si conquista senza grossi affanni, Del Bosque vola per Parigi con un bottino consono al valore e al prestigio dei detentori del trofeo: nove successi su dieci, ventitre reti realizzate e appena tre subite. E' Paco Alcacer il capocannoniere della squadra durante il percorso qualificazione con 5 reti messe a segno. Alle sue spalle David Silva con tre marcature.

Foto: Uefa.com
  • Spagna - Macedonia 5-1
  • Slovacchia - Spagna 2-1
  • Lussemburgo - Spagna 0-4
  • Spagna - Bielorussia 3-0
  • Spagna - Ucraina 1-0
  • Bielorussia - Spagna 0-1
  • Spagna - Slovacchia 2-0
  • Macedonia - Spagna 0-1
  • Spagna - Lussemburgo 4-0
  • Ucraina - Spagna 0-1

Group D

Nel sorteggio dei gruppi, la Roja è inserita in quello connotato con la lettera D insieme a Croazia, Repubblica Ceca e Turchia. Il match d'apertura è contro i cechi il 13 Giugno, nello Stadium de Toulouse; quattro giorni più tardi toccherà alla Turchia confrontarsi con i detentori del trofeo, in quel di Nizza. Si chiuderà il cerchio e si emetteranno i verdetti tanto attesi il 21 del mese, nella sfida conclusiva del gruppo: Croazia-Spagna nello Stade de Bordeaux.

13/06 Spagna - Repubblica Ceca

17/06 Spagna - Turchia

21/06 Croazia - Spagna

La rosa

Portieri: Iker Casillas (Porto), David de Gea (Manchester United), Sergio Rico (Siviglia).

Difensori: Sergio Ramos (Real Madrid), Gerard Piqué (Barcelona), Dani Carvajal (Real Madrid), Jordi Alba (Barcelona), Marc Bartra (Barcelona), Cesar Azpilicueta (Chelsea), Mikel San José (Athletic Club), Juanfran (Atlético Madrid)

Centrocampisti: Bruno Soriano (Villarreal), Sergio Busquets (Barcelona), Koke (Atlético Madrid), Thiago Alcântara (Bayern), Andrés Iniesta (Barcelona), David Silva (Manchester City), Isco (Real Madrid), Pedro Rodríguez (Chelsea), Cesc Fábregas (Chelsea), Saúl Ñíguez (Atlético Madrid).

Attaccanti: Aritz Aduriz (Athletic Club), Nolito (Celta Vigo), Álvaro Morata (Juventus), Lucas Vázquez (Real Madrid).

I 25 pre-convocati da Del Bosque, due saranno 'tagliati'. | Foto: @SeFutbol\Twitter

Come ha giocato

Male nelle ultime uscite in amichevole la formazione di Del Bosque, soprattutto nelle due gare di marzo contro Italia e Romania. L'attenuante della rivoluzione sperimentale non fornisce grossi appigli ad una Roja effettivamente sbiadita, con un circolazione di palla sterile, orizzontale che non riesce a catalizzare il gioco, in maniera fluida, sulla trequarti. Per esprimere il concetto e la mancanza di idee ispaniche, entro nel merito estrapolando i difetti che hanno caratterizzato il pareggio fortunoso (1-1) contro l'Italia di Conte.

In possesso, la Spagna è a dir poco terribile, ricorda vagamente la Roma sotto la gestione Luis Enrique: giro palla senza varcare la metà campo. Il primo tiro della partita arriva al minuto settanta (!), amministrano la sfera con un tiki-taka rimaneggiato ed espresso sconclusionatamente 'a ferro di cavallo', muovendo la palla da un terzino all'altro, passando dal tocco del centrocampista in posizione più bassa. Lo scopo è quello di stare larghi, giostrando la sfera da un versante all'altro e tentando sortite offensive con sovrapposizioni e combinazioni sugli esterni: niente di più errato, il pacchetto avversario chiude prontamente le fasce con raddoppi e coperture preventive.

L'unica debolezza che palesa la fase difensiva italiana è la grande quantità di spazio lasciata tra le linee di centrocampo e difesa. La Roja, avrebbe potuto creare grossi grattacapi se avesse ben sfruttato questa porzione di campo con Juan Mata, ma il centrocampista in forza al Manchester United ha mancato sempre l'appuntamento con la rifinitura e scelto l'opzione peggiore, padroneggiando la sfera più del dovuto con tocchi superflui (Del Bosque l'ha lasciato a casa, infatti).

1. La Spagna va in contropiede, Fabregas serve perfettamente Mata tra le linee: quest'ultimo sbaglia la giocata, temporeggiando e non scaricando su Juanfran a destra, o innescando il taglio di Aduriz e subisce il ritono del centrocampo italiano.

2. Mata tiene palla sulla destra, Juanfran è sovrapposto. L'Italia seguendo il pallone, lascia spazio in mezzo da attaccare: Mata potrebbe passarla a Fabregas o San Josè, che avrebbero proposto subito nel varco; invece, la appoggia erroneamente a Juanfran, che subisce la tripla chiusura e perde la sfera.

Match che può essere preso come metro per analizzare la Spagna, è quello contro l'Ucraina nel marzo dello scorso anno dove giocarono praticamente tutti i titolari ad eccezione di Fabregas, sostituito degnamente da Isco. La sfida, portata a termine con un successo di misura griffato Morata, ha evidenziato il doppio volto della Roja: tanta bellezza dalla cintola in su, troppa fatica nel rimontare le scorribande avversarie. Le occasioni per aumentare il bottino non sono mancate, ma anche gli ucraini hanno avuto palle goal davvero invitanti sulle quali è servito il miglior Iker Casillas.

1. La prima foto è quasi manifesto del calcio spagnolo: Isco semina due avversari, scarica ad Iniesta, tra le linee, e scatta a sinistra per 'portare via la marcatura'; il numero 8 imbuca perfettamente per il taglio di David Silva sulla sinistra. Morata, con un movimento ad uncino, scivola alle spalle del difensore e va a centro area per ricevere l'eventuale cross.

2. L'intelligenza di Andres Iniesta è espressa chiaramente in questo frammento sull'azione del goal. Il centrocampista del Barcellona ha appena ricevuto dalla destra da Jordi Alba, si gira e intravede con la coda dell'occhio Koke e la prateria che ha davanti: passaggio perfetto il compagno.

3. Koke subisce l'aggressione del difensore, che esce dalla zona di competenza lasciando scoperto il centro-sinistra. Il tuttofare dell'Atleti inventa magnificamente un tocco di prima intenzione per il taglio di Alvaro Morata, che attacca la porzione libera, resiste di forza al difensore e segna.

4. Quarta ed ultima diapositiva. Pregi ma anche difetti. Qui, Sergio Busquets sbaglia quasi clamorosamente lasciandosi attirare dal pallone crossato in mezzo dalla sinistra e mollando la marcatura su Rotan (nel cerchio rosso). Il mediano del Barça perde il duello aereo, palla a Rotan che liberamente può calciare: fortuna della Spagna, tiro fuori di un nulla.

Insomma, la Spagna non ha dimenticato come si gioca a calcio, ma si dimentica di essere nella partita in alcuni frangenti. Una mancanza che può essere dovuta a più cause, una mancanza che non deve, in maniera assoluta, presentarsi in Francia, dove i rivali giocheranno proprio su eventuali errori o amnesie tattiche. Lavorare sull'intesa sulla trequarti, concentrarsi su come sfruttare al meglio i varchi centrali ma non arenarsi soltanto su quest'ultimi, alternando e proponendo schemi variabili a seconda delle esigenze. In una parola: elasticità.

Come potrebbe giocare

Il ciclo prova a ripartire, come giusto che sia, dal centrocampo; infarcito con forze fresche e la qualità sempre ben in vista, Del Bosque inserisce in pianta stabile elementi giovani e lascia a casa nomi altisonanti accollandosi enormi responsabilità. Molti veterani hanno salutato (Xavi, David Villa, Xabi Alonso), altri sentono l'atroce peso degli anni incombere (Casillas, Iniesta, Busquets, David Silva), le convocazioni consegnano finalmente nuova linfa alle furie rosse. Il commissario tecnico rigenera il cuore della mediana e soprattutto il reparto avanzato con esclusioni eccellenti. Isco, Thiago Alcantara, Koke e Saul Niguez, talento cristallino per i quattro che possono ritagliarsi uno spazio notevolmente ampio, intorno ai vari Iniesta, Busquets e Fabregas. In avanti, grande fiducia ad Alvaro Morata, il puntero della Juventus si accinge ad essere il punto di riferimento per un attacco abbastanza inedito. Chiamati per la spedizione anche il madridista Lucas Vazquez, l'esperto 35enne Aduriz e Nolito del Celta Vigo. A casa dunque gente del calibro di Diego Costa, Fernando Torres, Juan Mata, Josè Callejon e Jesus Navas.

Nodo da sciogliere tra i pali, ballottaggio serrato tra Iker Casillas e David de Gea. Il ct è un conservatore, stravede per l'attuale portiere del Porto ma non può bendarsi gli occhi di fronte all'evidenza: il numero 1 del Manchester United è almeno tra i primi tre al mondo, Casillas è in netto declino ed è reduce da una stagione in chiaroscuro. Durante il girone qualificazione, sette le presenze per l'ex capitano del Real Madrid, tre per de Gea. Ad oggi, le quotazioni di quest'ultimo sono in netta risalita e dovrebbe infilarsi i guantoni per difendere la porta ma Del Bosque ha abituato a tutto negli ultimi anni e Casillas... In difesa, il tecnico si affida all'esperienza non intaccando gli interpreti usuali: i giocatori cardine sono Sergio Ramos, Gerard Pique e Jordi Alba; il ruolo da terzino destro è conteso tra Cesar Azpilicueta e Juanfran, con il secondo in vantaggio ad oggi. Sergio Busquets è l'equilibratore essenziale della squadra, il perno che regge il centrocampo dal punto di vista tattico-difensivo: l'unico in rosa con attitudini da incontrista, dopo la dipartita di Xabi Alonso e la non-convocazione di Javi Martinez. Una marea di volanti avanzati, per dirla alla sudamericana, in pieno stile ispanico: la stella è Andres Iniesta, l'illusionista, seppur con trentadue anni sulle spalle illumina d'immenso, ancora, i prati di ogni singolo stadio.

Cesc Fabregas ha ritrovato la retta via nel finale di stagione, dopo essersi dimenticato per un breve periodo di giocare a football, come lui stesso ha ammesso; il numero quattro del Chelsea è chiamato finalmente a svolgere un ruolo da leader in mezzo al campo. David Silva, dovrebbe assumere la posizione sulla destra del campo, inofortuni e acciacchi permettendo; mentre Koke è l'indiziato numero uno per completare il pacchetto in mezzo, grazie alla sua duttilità e l'ecletticità che gli permettono di coprire più zone del campo efficacemente. In attacco, l'arduo compito di non far rimpiangere Fernando Torres, David Villa ecc, toccherà ad Alvaro Morata. Il centravanti della Juventus è considerato da Del Bosque alla stregua dei più grandi del passato. Nel corso delle qualificazioni, soprattutto nei match clou contro l'Ucraina, l'ha schierato da prima punta venendo ripagato con una rete già al debutto da titolare.

(4-1-4-1) de Gea; Juanfran, Ramos, Pique, J.Alba; Busquets; Silva, Fabregas, Koke, Iniesta; Morata.

Ambizioni

I campioni in carica, tra problemi di varia natura e una rosa che sta rifiorendo pian piano, devono quanto meno onorare la competizione. Una figura degna sarebbe raggiungere le semifinali, forse obiettivo minimo per non scatenare tragedie di ogni sorta nel paese. Le insidie che derivano dal gruppo sono molteplici, squadre ben assortite con gamba e alcuni interpreti di grande prestigio. Questo sarebbe ciò che manifesterebbe chiunque prima dell'europeo, ma il buon Baltasar Graciàn ci fa comprendere - o non comprendere - la vera salute della Roja, "…nel dubbio se sia caduta o no". Il 13 Giugno, a Tolosa, ne capiremo molto di più.