Equilibrio. Tensione. Desiderio. Tre parole, tre concetti, che uniscono le due finaliste dell’edizione 2016 della FA Cup, Manchester United e Crystal Palace. Relativamente strano trovare qualcosa che le accomuni, avendo i club storie molto diverse, così come sono le città nelle quali hanno sede. Eppure, quel qualcosa esiste, visto che entrambe sono destinate a giocarsi tanto, molto, forse persino troppo, in una finale dall’esito tutt’altro che scontato.
Da un angolo del ring il Manchester United. 62 trofei in bacheca, passati in secondo piano di fronte alla stagione fallimentare (seconda di fila) con annessa mancata qualificazione alla Champions League, la consolazione dell’anno scorso. Il quinto posto rappresenta la delusione e la frustrazione di un club che ancora non riesce a risollevarsi dal baratro del post-Ferguson, e che per la terza estate di fila si appresta a muovere ingenti quantità di cartamoneta per aggiungere elementi di valore alla rosa. Col punto di domanda riguardo la panchina. Sheffield United, Derby County, Shrewsbury, West Ham (al replay) ed Everton le vittime nel percorso, con più di un brivido.
Opposto, il Crystal Palace. Trofei zero, prestigio poco, budget nella media, dinastie in tempi recenti piuttosto brevi. Quasi l’esatto contrario. Reduce peraltro da un periodo florido di risultati e di gioco, da quando Alan Pardew ha preso il controllo della panchina. Un ambiente sereno che continua a vivere il sogno della Premier League e che si ritrova a competere per un trofeo che gli è già sfuggito di mano una volta. Una strada certamente complicata quella verso la finale, affrontata a testa alta e sorprendendo in trasferta: i londinesi han battuto nell'ordine Southampton, Stoke City, Tottenham, Reading e Watford, giocando in casa solo con i Potters.
Così lontane, così vicine. Torniamo a “quella volta”. Era il 1990, di nuovo a Wembley. L’avversario delle Eagles era nientemeno che il Manchester United. La finale si protrae fino ai supplementari, dopo il 2-2 dei regolamentari. Ian Wright e Mark Hughes firmano il 3-3 dell’overtime. Non si va ai rigori, ma al replay, in classico stile FA Cup: a decidere è un gol di Lee Martin. Il Palace tornerà a piazzarsi in una buona posizione nel 1995, uscendo in semifinale. L’avversario? Immaginatelo voi. Veste il rosso…
Come se non bastasse, gli ultimi 6 precedenti in campionato sorridono ai Devils (cinque vittorie e un pareggio), che non perdono col CPFC dal 2011 in League Cup. La cabala per ora sembra nettamente essere a favore degli uomini di van Gaal, che peraltro non alzano la FA Cup dal lontano 2004 e non disputavano una finale dal 2007, ma ne contano undici in bacheca.
Il tecnico olandese per l’occasione può contare su quasi tutti i suoi uomini. Gli unici esclusi certi sono Bastian Schweinsteiger e Luke Shaw, ormai abitudinariamente inseriti nella lista degli indisponibili, per le note diverse ragioni. Il 4-1-4-1 dovrebbe prevedere De Gea tra i pali, con la coppia centrale Smalling – Blind davanti a lui. Sugli esterni qualche incertezza in più: Valencia a destra sembra piuttosto sicuro del posto, ma il recupero di Darmian fa dubitare parzialmente della titolarità del nazionale dell’Ecuador. A sinistra ballottaggio tra Borthwick-Jackson e Rojo, col giovanissimo avvantaggiato.
In mezzo al campo, a schermare di fronte alla difesa e a rappresentare il centro nevralgico, dovrebbe essere scelto Carrick, in vantaggio su Schneiderlin; la linea di quattro invece potrebbe prevedere certamente Mata a destra, Martial a sinistra e Rooney sul centro-sinistra: per la posizione mancante di centro-destra Lingard ed Herrera si contendono una maglia. Davanti nessun dubbio: il giovane Rashford è ormai una certezza.
L’assente che fa invece notizia in casa Palace è Joe Ledley, che non ha recuperato e non sarà in campo, anche per non rischiare uno stop prolungato con conseguente rinuncia agli Europei col suo Galles. Nessun problema, comunque: in mezzo al campo, a spalleggiare Cabaye, dovrebbe esserci McArthur, con Puncheon a fungere da trequartista. Potrebbe essere Jedinak l’opzione a sorpresa, con l’eventuale spostamento di Cabaye sulla trequarti se fosse il numero 42 a cedere il posto all’australiano.
Davanti a Hennessey linea a quattro titolare con Ward, Dann, Delaney e Souaré, mentre il trio avanzato sarà composto dalle ali Zaha e Bolasie, con Wickham unica punta, quest’ultimo in ballottaggio con Adebayor e Gayle, ma nettamente avvantaggiato.