L'ultimo gol, l'ultima emozione, l'ultimo coro, le ultime bolle di sapone che si alzano prima della partita. Inutile mentirsi: l'addio al Boleyn Ground da parte del West Ham non poteva che essere speciale, e a renderlo tale ci hanno pensato i protagonisti sul rettangolo verde, i quali hanno regalato l'ennesima gioia stagionale ai loro tifosi, battendo per 3-2 il Manchester United. U che fallisce così il sorpasso ai concittadini del City e rischia di perdere il treno per la Champions League. Un risultato che porta commozione e gioia agli Irons in una giornata di festa agrodolce, caratterizzata da un turbolento pre-gara, con tanto di assalto al pullman dello United, complici fiumi di alcool e migliaia di persone riversate nelle strade adiacenti lo stadio.
La partita viene ritardata per questo motivo di 45 minuti, il forever blowing bubbles regala però, ovviamente, gli stessi brividi all'ingresso delle squadre in campo. Il West Ham si ritrova senza Adrian in porta, ma con poche altre sorprese, se non la scelta delle due punte, mentre lo United si affida al classico 4-1-4-1 con Herrera preferito a Lingard.
L'emozione e la tensione alimentatesi nel pre-gara inibiscono le doti tecniche dei giocatori in campo nell'immediato, la fisicità è il fattore dominante di un inizio avaro di occasioni, almeno finchè Lanzini, imbeccato da Cresswell, azzecca l'assist vincente per la rete che sblocca: il terzino inglese trova il filtrante per l'ex River, il quale parte sulla linea del fuorigioco e prendendo il fondo crossa rasoterra una palla arretrata sulla quale si avventa un indietreggiante Sakho, la cui girata col sinistro è tanto precisa quanto efficace. Palla a fil di palo e 1-0 dopo 10 minuti, con annessa esplosione di gioia sulle tribune e bacio al campo del marcatore.
Monologo iron che tende a confermarsi anche dopo il vantaggio, complice anche la difficoltà dello United nell'impostare l'azione e nell'attaccare. Anche in fase di contenimento i ragazzi di van Gaal peccano, permettendo un paio di conclusioni da fuori: un destro volante di Noble deviato (e sulla cui respinta Ogbonna manda alto in sforbiciata) e uno più pericoloso, ma centrale e facile per De Gea. Il portiere spagnolo inizia abbastanza presto a piazzare enormi cerotti sulle ferite che si aprono nella difesa di fronte a lui: Blind al 20' tiene in gioco Carroll di almeno 5 metri, il puntero inglese si invola nel testa-a-testa, ma al momento decisivo calcia addosso al Devil col numero uno. Anche il guardalinee salva il Man U poco dopo, annullando (giustamente) un gol agli Hammers, quando Antonio insacca di testa un cross di Noble che però nella traiettoria aveva oltrepassato la linea di fondo.
Dopo una conclusione provata da Lanzini da fuori, un rasoterra largo non di molto, i padroni di casa arretrano il proprio baricentro puntando su attesa-e-contropiede e abbassando il ritmo, tattica che al 32' porta a una ripartenza derivante da un errore di Smalling, scippato ancora da un attivo Lanzini. Palla trasmessa al limite dell'area a Payet, il quale rientra sul destro e nel momento di calciare vede la sfortuna assisterlo sotto forma di zolla: sfera nettamente fuori misura dopo un rimbalzo malvagio. Prova comunque a prendere fiducia il Manchester United, giocando il pallone sulle fasce e pennellando alcuni cross in area, ben contenuti dalla retroguardia claret&blue. Le ultime parole del primo tempo le scrive comunque ancora la squadra di casa, con un colpo di testa alto di Sakho e una girata volante di Carroll non proprio riuscita.
Van Gaal cerca di dare ordine inserendo Carrick a inizio ripresa, anche se è un altro l'asse che regala il gol del pareggio al 51': su un rinvio di De Gea, Rashford lavora un gran pallone sulla trequarti, servendo poi il taglio di Mata, il cui cross basso viene agilmente insaccato da Martial sul secondo palo. Reazione immediata, ancora a tinte bleus, del West Ham: prima Payet prova a piazzare da fuori un destro a giro che sfila a lato del palo, con De Gea comunque in controllo, poi Sakho tutto solo, di testa, si mangia la doppietta mandando nettamente sopra la traversa una traiettoria meravigliosa su punizione ancora del fantasista ex Marsiglia, con annesso errore difensivo dello United. Prova anche Carroll a essere pericoloso sfruttando l'abilità nel gioco aereo, ma i suoi vari palloni riciclati dai cross portano relativamente a poco, così come i movimenti sempre intelligenti di Rashford.
A risolvere e sparigliare momentaneamente la situazione arriva lo spunto del singolo, del giocatore più talentuoso, ovvero Anthony Martial, di nuovo, imbeccato proprio da un assist del numero 39, a seguito di un break dell'infinito Rooney: l'ex Monaco sviluppa l'azione individuale sulla corsia sinistra, accelerando, accentrandosi e calciando in caduta, quasi involontariamente, sul secondo palo, lasciando Randolph immobile e spiazzato. In serate del genere però il cuore del West Ham emerge, così come la rabbia agonistica, fattori indispensabili e centrali nel gol del pari al 76'. Stavolta Payet azzecca il cross dalla trequarti per l'inserimento di Antonio, il quale incorna il 2-2 alle spalle di un incolpevole De Gea. La scena si ripete quattro minuti dopo, quando è Reid a ritrovarsi da solo al centro dell'area e girare di testa in porta la rete che vale il 3-2 (manco a dirlo, sempre su cross di Payet, da calcio piazzato), anche se stavolta il portiere spagnolo ha qualche responsabilità.
A vantaggio acquisito, Bilic opta per un assetto decisamente più difensivo e inserisce Tomkins e Obiang, passando a una sorta di 5-3-1-1, con annessa risposta di Van Gaal (Januzaj e Lingard). L'arrembaggio finale vien quasi ben presto messo a repentaglio da un colpo di testa di Kouyatè da piazzato, alto di un nonnulla, con ennesima distrazione della retroguardia avversaria. Martial dall'altra parte tenta un'altra fiammata sulla sua corsia mancina, seguito da un cross parcheggiato sul secondo palo e intercettato dalla testa di Cresswell. Resta di fatto l'ultimo highlight di una sfida che nei quattro di recupero regala solo i boati del pubblico: l'addio al Boleyn Ground viene addolcito dalla vittoria che consacra una stagione di alto livello. La commozione di Bilic, l'inaugurazione di Noble man of the match, il ragazzo dell'academy e capitano, il giro di campo e la festa finale con tutta la storia del club. Boleyn Ground, o Upton Park, chiude i battenti, ma solo fisicamente. Chi calpesterà quel pezzo di terra, qualunque edifico vi verrà costruito, ripenserà indubbiamente alle bolle di sapone.