Un filo sottilissimo che sembra sempre sul punto di spezzarsi dal tanto che viene incrinato e forzato, quello dell'equilibrio della Premier League 2015/16. Nessuno riesce a dare l'accelerata decisiva in vetta, chi vorrebbe rimontare dalla quinta posizione gioca a fermarsi in ogni occasione nella quale si potrebbero rosicchiare punti. E davanti è un ribaltone continuo, è anche difficile trarre dei bilanci giornata dopo giornata, visto che ogni volta la storia è diversa. "Il Leicester vince all'Etihad, va all'Emirates e con un pareggio taglia fuori l'Arsenal!", "Il Manchester City deve vincere, altrimenti è nei guai!", "Il pareggio non serve a nessuno!": queste erano le frasi più sentite alla vigilia di questo weekend, ma è andato quasi tutto nella maniera opposta a quella prevista o quella sperata per riequilibrare i giochi.
Che fosse un weekend nel quale si sarebbero mossi punti pesanti lo si sapeva già, era ovvio che le squadre avrebbero giocato a viso aperto e senza accontentarsi del pareggio, anche perchè per quasi tutte era di fatto un dentro-o-fuori. Quasi tutte, eccetto una: quel Leicester City partito con l'intenzione di salvarsi e clamorosamente primo dopo 26 giornate, che ora, a ragion veduta, ci crede più che mai ed è a tutti gli effetti una contender. Ieri, all'Emirates, una vittoria sarebbe stata la consacrazione e forse anche qualcosa in più, ma non tutto è andato secondo i piani. Purtroppo bisogna premettere che la direzione di gara di Atkinson non è stata all'altezza: un rosso troppo severo, un rigore dubbio, altri due rigori dubbi ma negati, fischi dubbi sui contrasti. Insomma, ce n'è per tutti, ed è difficile analizzare la sfida prescindendo da questi, ma restiamo sulla partita.
L'Arsenal non poteva far altro che vincere, non poteva esserci altro risultato al di fuori dei tre punti. E l'atteggiamento è stato da subito quello giusto: squadra propositiva, capace di attaccare e pressare per recuperare prima, limitare al massimo le ripartenze togliendo dal campo Mahrez (enorme lavoro di Monreal e Bellerin sulle fasce) ma concedendo qualcosa di troppo a Vardy, che riesce con grande astuzia a procursarsi il rigore che vale il vantaggio. Il Leicester con l'uomo in meno ha poi sofferto in maniera clamorosa l'assedio avversario, forse perdere 2-1 in altro modo sarebbe stato un affare, eppure stavolta non aveva fatto i conti con quel destino che li sta spingendo. Perchè se Walcott e Welbeck entrano e segnano, il secondo in particolare dopo un anno di inattività per infortunio, non può non esserci la mano del destino.
Certo, con le Foxes in undici uomini fino alla fine della gara avremmo potuto assistere a un epilogo diverso, così come sarebbe potuto succedere se all'Arsenal fosse stato concesso uno dei due rigori giustamente richiesti, o se a Vardy non fosse stato fischiato. Con i se e con i ma non si fa la storia, il Leicester e Ranieri non ne hanno bisogno, la stanno già scrivendo di proprio pugno. La sconfitta non intacca le ambizioni da titolo, anche perchè il primo posto è sempre realtà, certo ora i punti di vantaggio sulle inseguitrici sono solo due, ma ora una settimana di relax (concessa da Ranieri ai suoi giocatori) potrebbe essere utile, oltre che meritata. A meno che non si perda il ritmo...
Vale un discorso totalmente opposto per il Tottenham, secondo in classifica alla pari proprio con i concittadini dell'Arsenal: tantissime partite da giocare con una rosa estremamente corta a disposizione, specialmente in alcuni ruoli chiave (come la punta...). Inoltre la ghiotta chance di proseguire il proprio cammino in gioco su tre fronti, ovvero campionato, FA Cup ed Europa League, potrebbe rubare diverse energie mentali. Un discorso che per l'Arsenal vale parzialmente, essendo la rosa dei Gunners più profonda. in ogni caso, da ieri abbiamo definitivamente una contendere, ovvero i sopracitati Spurs.
Che potessero arrivare in alto era chiaro già negli ultimi tempi, dopo la partenza con tanti (troppi) pareggi e passi falsi poco convincenti Pochettino era riuscito a trovare l'equilibrio e soprattutto la miglior condizione fisica possibile, quella che permette alla squadra di correre per 90 minuti alla massima intensità. La forza del Tottenham è proprio questa: non la solidità difensiva, non la potenza di fuoco offensiva e nemmeno il talento in mezzo. L'elemento chiave che innesca tutto questo è l'intensità, perchè dà ritmo alla manovra, permettendo ai giocatori di tecnica e tattica di rendere al meglio, e anche perchè in difesa permette di mantenere equilibrio recuperando alti il pallone sempre in superiorità numerica.
Ieri il Manchester City si è visto clamorosamente travolto da questa intensità in una partita che poteva davvero finire con ogni risultato possibile, forse un pareggio sarebbe stato più giusto. I Citizens stanno sentendo la mancanza di De Bruyne, tanto criticato quanto fondamentale sulla trequarti, con un Aguero irriconoscibile e un Silva in difficoltà. Poi la difesa ha ben pensato di concedere un gol evitabile (Otamendi primo indiziato) e la frittata è stata fatta. Ora, a 6 punti dalla capolista Leicester, c'è bisogno davvero di un mezzo miracolo per rientrare in corsa, anche se in questa pazza Premier League può succedere di tutto. I più romantici sperano in un duello tra Arsenal e Tottenham, praticamente tutti tranne i tifosi delle concorrenti tifano Leicester, mentre i più realisti pensano che il City sia in teoria più forte, e lo è. Mancano dodici giornate, mettiamoci comodi.