Se in Germania riposano per quattro settimane, in Spagna e in Italia 15 giorni, in Inghilterra il calcio non conosce sosta ed il 26 Dicembre, in qualsiasi giorno della settimana capiti, si deve giocare a calcio: c’è il Boxing Day. Tutti gli stadi vengono riempiti. L’aria di festa natalizia invade i campi da gioco e le città inglesi, nelle quali si fruisce football ma anche dei saldi ai negozi lungo il corso. Infatti il Boxing Day calcistico coincide con il Boxing Day commerciale, quello dei saldi di Santo Stefano.
Boxing Day: il nome deriva dalla parola inglese ‘Box’, le scatole in cui i latifondisti riponevano i loro regali per i loro operai. Il Boxing Day è una festa istituita dal Regno Unito ufficialmente nel 1871, le sue origini sono medievali e col calcio in principio non c’entra nulla. Ha una tradizione storica antica secondo cui il 26 Dicembre i più abbienti donavano ai più umili. Per una tradizione calcistica del paese che si rispetti, i lavoratori utilizzavano il tempo libero proprio per giocare a pallone. Quindi dalla First Division ma sopratutto con l’avvento della Premier League, il calcio inglese ha sfruttato il periodo di pausa-lavoro per mettere in primo piano lo spettacolo, capace di attirare migliaia di spettatori sia allo stadio che davanti alla televisione. Un dono dovuto a chi ama il calcio. The show must go on, giusto?
Il Boxing Day è un regalo della Premier. Per chi lo scarta (gli amanti del calcio che si possono godere le partite alla tv o andando allo stadio) e per chi lo vende (le società, la lega, le televisioni). Il Boxing Day è sì una tradizione, un’esperienza di calcio fantastica, ma è anche una genialità di marketing. Non a caso capita con saldi, col Boxing Day più "femminile". Il calcio, in quest’ottica, diventa quindi un prodotto da vendere che durante le feste aumenta i fatturati delle società, come se queste fossero negozi. I siti dei club infatti diventano vetrine da cui poter scegliere i propri regali, le proprie esperienze allo stadio durante il Boxing Day. Il Natale ed il calcio si fondono e creano un'atmosfera unica, che aumenta il fascino della Premier prima e durante i giorni festivi.
Se la Premier League viene chiamata la NBA del calcio un motivo ci sarà. E non solo perché sul campo è il campionato più spettacolare al mondo (tesi da rivedere, sopratutto viste le ultime annate), ma perché il marketing della Premier riesce a produrre davvero big money, tanti soldi. Come accade nel basket americano, vera e propria macchina da dollari oltre che di spettacolo allo stato puro.
Per capirci meglio, ad esempio, i diritti TV delle partite di Premier vengono venduti a prezzi da capogiro, l’ultima in classifica del campionato inglese prende dalle TV poco meno della prima della Serie A (sui 90 milioni): non stupitevi quindi se il Bournemouth, appena arrivato in Premier, abbia potuto offrire 22 milioni per Iturbe. I brand delle squadre inglesi sono i più gettonati, gli stadi sono sempre pieni, le strutture sono all’avanguardia e accoglienti. La Premier League, in poche parole, è il campionato di calcio più seguito al mondo. Questo perché alla base c’è un’idea precisa di calcio, di organizzazione, di spettacolo.
Se durante le feste natalizie in Italia si va in letargo, in Inghilterra pensano a far fruttare un periodo in cui lo spettatore è libero di rendersi commercialmente attivo. In Italia il nostro Boxing Day è di Serie B; con tutto il rispetto per il campionato cadetto, non è il massimo della spettacolarità né del fatturato. Bisognerebbe ripensare il nostro calendario e prevedere un nostro Boxing Day, un giorno in cui si giochi durante le feste: perché il calcio è festa. Giocare a Natale e poi riposare durante la Befana potrebbe essere una valida alternativa. Intanto gustiamoci la Premier: lì il calcio non riposa mai. In attesa del carbone della Befana...