Juventus, Milan, Chelsea, Psg, Real Madrid e Bayern Monaco tra qualche mese avranno una cosa in comune. Non solo vittorie, in patria e a livello internazionale, ma anche uno come Carlo Ancelotti. Inquadrato come allenatore solo perchè così tutti possono capire. Probabilmente molto ma molto di più di un semplice tecnico, se uno come Cristiano Ronaldo ha cercato di evitarne l'esonero dal Real Madrid in prima persona.
Detto no ad un suo ritorno al Milan, Ancelotti ripartirà la prossima stagione dal Bayern Monaco. Obiettivo, vincere in tutti e cinque i maggiori campionati europei. Roba da fenomeni fortunati, come dice lo stesso Ancelotti a goal.com: "Sono stato fortunato ho trovato sempre sin dall’inizio squadre che mi hanno dato grande fiducia, sin dalla Reggiana, la mia prima squadra. Ho avuto una carriera fortunata, in mezzo a tutto questo ci sono stati dei bei successi che mi hanno aiutato in questo senso, indubbiamente mi sono sempre arrivate grandi opportunità al momento giusto. Lo fu la Reggiana all’inizio, lo è stato il Parma in Serie A successivamente, allo stesso modo laJuventus, il Milan. E lo stesso, quando ho deciso di andare all’estero, ho sempre avuto la possibilità di allenare grandi squadre." La scuola italiana, però, sembra essere adatta non solo a big come il Bayern, ma anche a realtà come il Leicester: "Penso, avendo vissuto la cosa direttamente, che la scuola italiana degli allenatori sia molto buona, ti fa imparare tante cose. Secondariamente, il campionato italiano ti regala un’esperienza diversa da qualsiasi altro torneo, c’è una varietà tattica tale che uno può crescere sotto ogni punto di vista, rispetto ad altri campionati. In Italia ci sono più sistemi di gioco, altrove c’è un sistema dominante rispetto agli altri. Questo ti obbliga a studiare di più, e di riflesso ad accumulare più esperienza."
La mente però è già alla sua nuova esperienza professionale: "Il Bayern a detta di tutti è una grande società, competitiva, seria, il mio obiettivo è di tenerla competitiva in Germania e in Europa. Credo che la Germania negli ultimi anni, dopo il 2006, abbia fatto dei grandi investimenti, hanno ricostruito gli stadi, sono diventati una Nazione molto competitiva a livello europeo. Mi incuriosisce soprattutto l’atmosfera che incontrerò sui campi, perchè mi sembra che a livello ambientale, con gli stadi sempre pieni, si crei intorno al calcio una bella atmosfera. Questa è la cosa che mi incuriosisce di più. Non penso che il mio carattere sia cambiato rispetto a quando ho iniziato, sono sempre lo stesso, sicuramente le ultime esperienze mi hanno portato più conoscenze, però in fondo il lavoro è sempre lo stesso. Le metodologie di lavoro nel frattempo sono cambiate, ho scritto pure un libro sull’argomento... ma questa è l’evoluzione naturale dello sport, che ti porta ad aggiornarti costantemente. Di sicuro a livello di rapporti, il mio approccio non è cambiato... forse ora si hanno molti più giocatori da gestire, è un po’ più complicato ora rispetto a quando le rose erano di 16, 18 elementi."
Proprio il rapporto che Ancelotti è riuscito a costruire con ogni spogliatoio con cui si è confrontato lo rende un allenatore unico. In altro senso lo è anche Mourinho che ha appena lasciato il Chelsea, altra squadra del passato di Carletto: "Il lavoro più difficile di un allenatore è proprio quello: tenere motivata la squadra, perchè in un gruppo, sia che le cose vadano bene sia che vadano male, ci sono sempre dei problemi da risolvere. Quando le cose vanno bene si rischia il rilassamento, quando vanno male ovviamente si perde fiducia. L’allenatore deve sempre tenere un buon equilibrio in tal senso, aumentare l’autostima soprattutto quando le cose non sembrano funzionare. E’ un po’ quello che ha pagato Mourinho, il fatto che la squadra non fosse partita come l’anno prima, quando avevano una voglia tremenda di fare bene dopo un anno negativo... quest’anno è stato esattamente il contrario, la mancanza di motivazione dei giocatori è stata pagata. Stiamo sempre parlando di grandi squadre, l’importante è trovare una buona relazione allenatore-giocatore e portare avanti le proprie idee riuscendo a convincere i calciatori della loro bontà. Imporre le cose non è mai positivo. E’ importante trovare nel gruppo la convinzione in ciò che si fa e fare in modo che sia accettato da tutti."
Unica piccola preoccupazione per Ancelotti il tedesco, mai facile, soprattutto per un latino: "Non mi preoccupa nulla, vado a fare un’esperienza nuova e interessante e sono sinceramente contento di scoprire un nuovo Paese, ricco di stimoli. La cosa che in questi anni mi ha più arricchito è stata senza dubbio quella di conoscere le varie culture, le abitudini nei vari Paesi, credo che in Germania sarà un’esperienza di questo tipo in più, molto interessante. Il tedesco? Ho già iniziato, non è facile, questo lo posso confermare!"