L’impronta netta, decisa, dell’uomo-squadra, del campione, del fuoriclasse. Una qualificazione complicata, quella della Svezia a questo Europeo 2016. Sofferta, rischiata anche nel girone. Ma allo spareggio, contro i rivali della Danimarca, quella stessa che aveva impedito alla squadra di Hamren di giocare il mondiale brasiliano, è arrivato Zlatan Ibrahimovic. La sua doppietta non vale per la vittoria della partita, visto che finisce 2-2 a Copenhagen, ma per la partecipazione a Francia 2016, più meritata che mai nonostante un finale di sofferenza.
Conscia della necessità di segnare almeno un gol, la Danimarca parte a tuono, aggressiva e con un’ottima organizzazione, al contrario della squadra di Hamren, che soffre e si affida a un salvataggio aereo miracoloso di Kallstrom, in allungo con la punta: il suo tocco è decisivo per mandare sulla traversa la girata di Poulsen, e sulla susseguente respinta Kjaer da terra non riesce a ribadire in rete di testa, complice anche la chiusura dei difensori e di Isaksson. Ancora l’attaccante del Lipsia ci prova col sinistro, trovando la presa di Isaksson.
A scacciare la paura ci pensa però il solito super Zlatan: ancora Kallstrom è protagonista, crossando basso col sinistro a rientrare un corner guadagnato da un propositivo Forsberg. In mezzo all’area Granqvist fa una sorta di blocco cieco cestistico (regolare) e Ibra in qualche modo col piedone riesce a girare in porta il pallone di prima, in precario equilibrio, facendo 1-0. Danimarca nel vuoto più totale, Eriksen riesce solamente a produrre una punizione alla mezz’ora in un primo tempo anonimo, così come quello dei compagni offensivi Bendtner e Jorgensen.
Meglio la mediana, disastrosa la difesa, in palla totale. L’asse Kallstrom-Ibrahimovic funziona a meraviglia, ancora il mediano innesca in maniera meravigliosa il fuoriclasse, che in area controlla il filtrante del compagno e calcia col sinistro di precisione, trovando la gamba di richiamo di uno Schmeichel aiutato anche dalla fortuna, mentre al 35’ ancora sull’incornata dell’asso del PSG il portiere del Leicester va facile in presa. Il finale di primo tempo è ancora tutto di marca gialloblu, all’intervallo si va sullo 0-1.
Prima parte di ripresa con Krohn-Dehli (non al meglio) in campo al posto di un passivo Delaney, i padroni di casa ne guadagnano in atteggiamento. Dalle fasce arriva qualche pallone in più al centro, ma Bendtner non è in grado di sfruttarlo continuando la sua serata nera, alla quale Olsen mette fine in anticipo all’ora di gioco, inserendo Duncan Rasmussen al suo posto. L’occasione per la Danimarca arriva al 72’, su rimessa lunghissima di Agger: Johansson mette fuori di petto, Eriksen prova la botta da dentro l’area ma Larsson devia col tacco addosso al suo portiere, ginocchio-braccio e alla fine palla fuori, per un altro clamoroso salvataggio della difesa svedese.
Ma la doccia freddissima per i padroni di casa arriva al 76’, ad aprire i rubinetti è il solito, incredibile Zlatan: punizione col piattone alla Drogba, con due passi di rincorsa e posizione più adatta a un mancino, ma Ibrahimovic va col destro e trova l’incrocio. Ci riprova due minuti dopo da più lontano, sfiorando un clamoroso double. Anche Berg ha l’occasione del 3-0 proprio su assist di Ibra, ma in spaccata sul cross da sinistra la manda alta. E così la Danimarca riesce a riaprirla: finalmente qualcuno sfrutta un cross di Durmisi, e quel qualcuno è Poulsen che stacca benissimo sul secondo palo sopra Bengtsson e incorna alle spalle di Isaksson.
Padroni di casa che recriminano per un mancato rigore (trattenuta di Granqvist su Rasmussen) e arrivano anche al pareggio nel primo minuto di recupero, incornata violentissima di Vestergaard che trova il sette sfruttando una enorme disattenzione difensiva. Hojbjerg ha addirittura l’occasione per il 3-2 nel secondo minuto di recupero, il suo destro finisce largo ma non macchia una partita di enorme qualità. Al fischio finale però c’è solo un volto che spunta sopra agli altri, quello di un super Zlatan Ibrahimovic. Questa partecipazione all’Europeo l’ha voluta, l’ha cercata e l’ha ottenuta. E in Francia c’è un pericolo in più per tutti.