L'uomo oltre la malattia, quasi l'anima oltre il corpo. Pochi giorni fa è giunta la notizia che Johan Cruyff soffre di un cancro ai polmoni, sul quale non si sa ancora molto altro, e in poco tempo tutto il mondo del calcio si è stretto attorno al calciatore europeo del ventesimo secolo. Lui si è detto orgoglioso di tutto questo in un'intervista al "De Telegraaf": "Spesso avere a che fare con i media è un peso, ma non è stato così la scorsa settimana - ha spiegato - Come le persone hanno reagito alla mia situazione usando ogni tipo di media è stato emozionante e mi ha scaldato il cuore. Sono orgoglioso della stima che ho ricevuto. Non significa che sono felice della mia situazione, ma se per un attimo provo a ignorarla, è davvero speciale quello che sta succedendo".
Di fatto Cruyff è diventato un simbolo della malattia, e il mondo del calcio insieme si è mobilitato per una causa giusta: "Tutte le squadre che si sono organizzate per incoraggiare me, in realtà lo hanno fatto per tutti i malati di cancro. E' stato un segnale molto potente: è così che il calcio e i tifosi mostrano il loro lato migliore. Nel frattempo a me non resta che aspettare: so solo che ho un cancro ai polmoni, ma devo ancora passare attraverso molti test. Si può dire che conosco il nome del cancro, ma non il suo cognome".
A margine, parole anche riguardanti il cammino dell'Olanda in Europa, e delle Olandesi nelle coppe. Lui che in campo capiva tutto prima, ha una spiegazione semplice: "Non c'è molto da festeggiare. Nella maggior parte delle partite si corre troppo ma non si ha il controllo del match. Questo perché corre chi ha la palla, non quelli attorno a lui: invece dovrebbe essere il contrario".