Quindici mesi dopo, una squadra quasi irriconoscibile. La fase di qualificazione dell'Europeo 2016 volge al termine ed è ora di trarre i primi bilanci per le squadre. Quello della Germania non è certamente positivo, anzi, tutt'altro. I campioni del mondo sembrano essersi persi in loro stessi, dal gol di Gotze all'Argentina è cambiato quasi tutto per loro, tra ritiri eccellenti e inserimenti difficili. Eppure a vedere i nomi sembrano ancora tra i migliori, vuoi perchè sono tedeschi (Lineker docet), vuoi perchè sul petto portano lo stemma che li riconosce come campioni del mondo. Ma non sono gli stessi che hanno vinto il mondiale.
Siamo storicamente abituati a vedere la Germania come la squadra pragmatica per eccellenza, quella che va dritta al punto, magari brutta e noiosa, ma terribilmente efficace, sempre pronta a colpire. Rappresentazione perfetta a livello storico sono stati Gerd Muller o Beckenbauer, tedeschi per eccellenza, oggi lo è un altro Muller, Thomas. E lui è sempre lo stesso, così come sono gli stessi i vari Reus, Neuer, Gundogan e via dicendo. Quella che è cambiato è l'idea.
Il "Guardiolismo" ha preso piede praticamente ovunque, anche in Germania. La tecnica ora vuole la sua parte, che è maggiore rispetto a quella che riguarda l'efficacia. Guardate giocare la nazionale di oggi e quella di ieri. Non sono certamente la stessa. Quella di oggi rischia troppo dietro, realizza troppo poco davanti, non riesce mai a prendere il sopravvento sull'avversario anche sul piano del risultato, ma solo su quello del gioco.
La partita giocata con l'Irlanda ne è lo specchio perfetto. 17 tiri, zero gol. Su un errore difensivo di Hummels, Long sorprende tutti e punisce. 1-0 per i verdi. Ieri sera il 2-1 contro la Georgia è stato sofferto, meritato ma sofferto. E pensare che fino a un anno fa questa squadra era considerata universalmente la più forte del pianeta.
La realtà è che tra quel gruppo e quello di oggi c'è un abisso. Da quella squadra si sono auto-esclusi Phillip Lahm, Miroslav Klose e Per Mertesacker. Tre elementi validi in campo, ma soprattutto in spogliatoio. Tre leader di quella nazionale. Insieme a Podolski (che Low convoca solamente per questo motivo) e Schweinsteiger, sono l'anello di congiunzione con la Germania del 2006 che ha perso il mondiale in casa. Dal post-mondiale, Low ha preso in mano la nazionale e questi cinque citati sono i veterani, i leader dello spogliatoio, gli elementi di continuità.
Il problema è che quando vengono a mancare tre di loro, la squadra ne risente. Ciò va unito ai problemi fisici di Schweinsteiger e al calo tecnico di Podolski. Insomma, la Nazionale Tedesca si è ritrovata senza veri e propri leader. Hanno provato a esserlo Neuer, Hummels e Muller, riuscendoci solo in parte. Tutto questo fa parte di un ricambio generazionale necessario, doveroso, ma anche rischioso. Già, rischioso. Perchè se escludiamo le due gare con Gibilterra, in tutte le altre la Germania ha sofferto più del dovuto. Vanno dati meriti parziali agli avversari, ma per la maggiore le colpe sono da distribuire ai tedeschi.
Sarebbe sbagliato fare di tutta l'erba un fascio e dare per spacciati i tedeschi in vista dell'Europeo, hanno ancora 8 mesi per crescere sia come singoli che come gruppo, e soprattutto hanno un tecnico con le idee chiare come Joakim Low. Sta gestendo al meglio il ricambio generazionale, lanciando giovani nella giusta maniera. La squadra gioca obiettivamente un bel calcio, diverso dal solito, ma un bellissimo calcio. Manca di attenzione, ma può migliorare sotto questo aspetto.
La programmazione tedesca degli ultimi anni ha sempre dato buoni frutti, dal 2006 in poi si è lavorato benissimo e il tutto è culminato nella vittoria del Mondiale. E l'inizio non era stato diverso da quello di oggi. Difficile, ma necessario. Che serva di lezione a tutto il mondo del calcio: tra quattro anni, in Russia, potremmo trovarci di fronte a una squadra ancora più forte di questa.