La squadra è la stessa che ha vinto l’anno scorso. Ci sono ancora Eden Hazard, Cesc Fabregas, Diego Costa: non se ne sono andati. A parte Cuadrado - che a Londra non si è mai ambientato - la rosa è sempre la stessa. Sì, ma il Chelsea è quartultimo in Premier con 8 punti in 8 gare, ha perso la Community Schield ad Agosto contro l’Arsenal, ha perso col Porto in Champions. Allora, che è successo? Domanda da un milione di euro. Eppure il Chelsea, a differenza delle sue colleghe spendaccione in estate, ha mantenuto i suoi giocatori senza stravolgere il gruppo. I blues sono andati controtendenza, dovrebbe essere un bene; infatti ai vari Manchester United e Manchester City si rimprovera proprio il fatto di sconvolgere le loro rose ogni stagione, perdendo identità e coesione di gruppo. Ma qualcosa in casa Chelsea non è andato per il verso giusto. Invece di una squadra ancora più solida, il Chelsea è un disgregato di giocatori non connessi tra loro.
Problemi tattici? Il modulo è sempre lo stesso, lo storico e ormai oliato 4-2-3-1 mourinhano, parlare di tattica c’entra poco in questa analisi. Il problema è come i giocatori scendono in campo. Quella cattiveria, quella determinazione, quella voglia agonistica del Chelsea di Mourinho sembrano essere svaniti nel nulla. Come più allenatori affermano - credo che pure un motivatore come Mou la pensi così - non è il modulo a fare la differenza, ma lo è l’interpretazione della gara. Ed è quella che manca. Troppe distanze tra i reparti, troppe disattenzioni difensive. Il Chelsea in queste prima apparizioni stagionali sembra poco motivato. Perchè? E’ questo il punto. Come in ogni squadra, per essere vincenti è indispensabile un forte legame tra giocatori e allenatore. Quell’empatia che permette al coach di capire quale parola dire a quel giocatore in quel determinato momento, quali decisioni prendere trovando sempre una risposta positiva dai giocatori. Mourinho - incredibile per un come lui - è rimasto in panchina per 70 minuti durante la partita contro il Newcastle, e pure nell’ultima sconfitta contro il Southampton aveva un atteggiamento dimesso in panchina. Se dall'allenatore non arrivano messaggi positivi, la squadra ne risentirà nell'atteggiamento in campo. Di conseguenza arrivano disattenzioni e poca presenza di spirito durante i 90 minuti. Mou sembra aver perso credibilità all’interno dello spogliatoio. Che non lo segue, non trova motivazioni.
In settimana Terry ha dichiarato che non ci potrebbe essere miglior allenatore di Josè per ripartire da questa pessima situazione, ma proprio JT - c’è scritto nell’autobiografia di Makelelè - voleva il suo esonero nel 2007. L’esonero di Mou, oggi, costerebbe ad Abramovich circa 50 milioni di euro. Il rinnovo in estate lo ha praticamente blindato ai Blues, quindi per il magnate russo esonerare il suo allenatore vorrebbe dire spendere per nulla tanti milioni di euro. Forse per questo il tecnico portoghese non ha ancora fatto le valigie. A questo punto Mourinho deve davvero inventarsi qualcosa. Dalla partita contro l’Aston Villa, al rientro dalla sosta per le nazionali, vedremo se ci saranno risposte in tal senso. A pensarci prima, mai mettere in mezzo le donne, caro Mou...