Anche con un risultato positivo, ma comunque tutt'altro che ideale, la serata di Kiev è stata storica per l'ex Real Madrid Iker Casillas, che ha raggiunto lo stesso numero di presenze in Champions League del suo connazionale Xavi. Porto guidato per l'occasione da Rui Barros, causa squalifica di Julen Lopetegui, che si schiera con un 4-4-2 inedito, per dare più forza fisica al centrocampo dei dragões, e maggior sostegno a Maxi Pereira e Layún contro la velocità di Gusev e soprattutto Derlis González. Ecco dunque l'undici di partenza del Porto: Casillas; Layún, Indi, Maicon, Maxi; Herrera, Rúben Neves, Danilo Pereira, André André; Brahimi e Aboubakar. Libertà totale per la coppia di attaccanti, che hanno dato molto da fare alla difesa ucraina. Dall'altra parte, due i portoghesi presenti anche nella squadra di Sergey Rebrov: Miguel Veloso e Antunes. La Dinamo si schiera con un 4-2-3-1 formato da: Rybka; Antunes, Dragovic, Khacheridi, Danilo; Garmash, Rybalka; González, Veloso, Gusev; Moraes.  Gli ucraini, privi della loro stella Yarmolenko, hanno adottato una strategia speculativa, sperando in contropiedi veloci per mettere in difficoltà gli avversari.

Pur essendo il Porto ad avere più possesso palla all'inizio della partita, con l'intento di controllarla da subito, è invece la squadra di casa a portarsi in vantaggio dopo venti minuti: buona giocata dalla destra di Garmash che, con un cross perfetto che Maxi non riesce ad intercettare, trova Gusev che mette dentro il pallone dell'1-0 per gli ucraini. Reagisce immediatamente però il Porto, che soltanto tre minuti dopo, pareggia con Aboubakar che con un colpo di testa perfetto risponde nel miglior dei modi ad un cross di Layún. Il ritmo del match cala poi abbastanza, e fino alla fine del primo tempo si vede un Porto più passivo, che riesce a tirare soltanto due volte in porta, mentre la squadra di casa riesce a creare qualche occasione da rete in più.

Nela ripresa tempo il Porto cambia atteggiamento e si vedono quindi i dragões entrare in campo più aggressivi e con il chiaro intento di portare a casa i tre punti. La Dinamo è però brava a chiudere tutti gli spazi della manovra portista, e soprattutto Brahimi non riesce ad incidere come al solito con le sue diagonali. Davanti si fa vedere sempre di più Aboubakar, che riesce a smarcarsi bene e a creare vari pericoli con il pallone tra i piedi. Ottima ancora una volta la prestazione dell'attaccante del Porto, che finora non sta facendo rimpiangere Jackson Martínez tra i tifosi portoghesi. Dall'altra parte González e Gusev non riescono a sfruttare la loro abituale velocità, con André André ed Herrera bravi nel chiudere gli spazi centrali e aiutare i terzini di fascia, pur giocando in una posizione un po' diversa da quella in cui si schierano nel solito 4-3-3 del Porto. Al minuto 81 è ancora una volta il momento di Aboubakar: palla scodellata in mezzo all'area degli ucraini che non riescono ad allontanarla, e il camerunese da vero opportunista con il suo sinistro fa 1-2. La partita sembra finita, ma la Dinamo toglie Veloso e fa entrare Kravets, rischiando il tutto per tutto ed ottenendo un pareggio meritato a due minuti dal triplice fischio, grazie a una giocata che ha scatenato potreste vibranti da parte degli ospiti. Punizione centrale per la Dinamo, la difesa del Porto allontana una volta, ma il pallone viene indirizzato nuovamente oltre la linea difensiva dei dragoes, con un giocatore degli ucraini in fuorigioco passivo. La sfera giunge così a Buyalsky, bravissimo ad approfittare della confusione del momento e a beffare un incerto Casillas per il 2-2 finale.

Pareggio che alla fine rispecchia l'andamento del match dello stadio Olimpico. Aboubakar dimostra di essere sempre più decisivo per le sorti dei suoi e si conferma l'erede designato di Jackson Martínez, mentre Osvaldo non è ancora considerato un'opzione valida, avendo giocato soltanto due minuti di partita. Per quanto riguarda la Dinamo, brava la squadra di Rebrov a reagire benìssimo al gol portoghese del provvisorio 1-2 raggiungendo un importante pareggio nel finale.