Non era felice prima del match, figuratevi adesso. Parliamo di Mourinho, che qualche minuto fa ha visto i suoi crollare a Goodison Park sotto i colpi dell'Everton di Roberto Martinez e di Steven Naismith, una squadra con sì talento ma ampiamente battibile. E' un 3-1 impietoso per i campioni in carica, adesso a rischio -11 rispetto alla capolista dopo appena 5 partite. L'anno scorso tre erano state le sconfitte in 38 partite, per il Chelsea versione Premier, quest'anno ne sono bastate 5 di gare.

La gara parte con una nota stonata per gli uomini di Martinez : Besic, piazzato così come Cleverley sulla fascia, deve ben presto abbandonare il campo. La mossa tattica dell'allenatore dei Toffees, che da qualche settimana schiera un 4-2-3-1 con esterni una punta ed un centrocampista, viene subito cestinata. Al posto dell'incontrista bosniaco entra in campo Naismith, una seconda punta. E' proprio l'ingresso dello scozzese che cambia a sorpresa la gara, a dispetto di quanto forse avrà pensato Martinez nel momento dell'infortunio di Besic e del contemporaneo accantonamento forzato del piano tattico.

Al 16° Naismith porta i suoi sull'1-0, confermando le incredibili difficoltà difensive del Chelsea. Era da un paio di minuti che a sinsitra provava ad affacciarsi Galloway, scelto come sostituto degli infortunati Oviedo e Baines. Il giovanissimo viene invitato al cross poco dopo il quarto d'ora, con Naismith che si rivolge a lui dal limite e va ad inserirsi in maniera prepotente sul seguente traversone, senza che nessuno fra Kurt Zouma (terza partita consecutiva da titolare) e Terry (preferito a Cahill) vada a marcarlo.

Il colpo è di quelli dal quale fatichi a rialzarti, il Chelsea viene a sapere che la sosta non ha cancellato gli incubi. E l'Everton non può che approfittarne, dopo cinque minuti. Segna ancora Naismith con il trattato della mala-difesa del Chelsea aggiornato ancora una volta. L'azione dell'Everton è fluida, il pressing del Chelsea sui tre passaggi filati dei padroni di casa innocuo. La palla viaggia orizzontalmente: Kone, Lukaku che breakka, Barkley che appoggia a Naismith ed il numero 14 che, privo di bastoni fra le ruote, va al tiro da fuori. Potente, a fil di palo, 2-0. Stavolta Begovic - che in porta sostituirà per quattro mesi l'infortunato Courtois - due minuti prima superlativo per due volte (su colpo di testa ravvicinato di Arouna Koné e su tiro da fuori) non può nulla.

Il Chelsea ci mette un po' a reagire. Bisogna aspettare fino al 32° per impensierire la retroguardia dell'Everton, fino ad allora compatta ed indisturbata nonostante Stones fosse praticamente atteso al varco. La reazione di cui dicevamo è basata sui singoli, non su una trama convincente. Hazard, Pedro e Fabregas (i tre trequartisti di oggi, con Oscar ai box e Willian in panchina) cercano spazi con dribbling, non con passaggi. Non è un caso che il 2-1 del Chelsea arrivi da un'azione estranea al gioco: è Matic l'autore del gol che accorcia le distanze. Quella del serbo è una conclusione da fuori imparabile, di collo-esterno e quindi con effetto ad uscire. Howard non può nulla ed il Chelsea torna a crederci. La seconda frazione del primo tempo vedrà infatti come padroni i campioni in carica, vicini al 2-2 prima con Hazard e poi con Terry intorno al 37°. Il belga si vede un tiro gustoso deviato prontamente in angolo, prima che sugli sviluppi del corner ad altezza primo palo non cerchi il colpo di testa John Terry, voglioso di espiare i propri peccati.

Lo spartito del secondo tempo è un indovinello di facile risoluzione: il Chelsea che si butta in avanti alla ricerca del pareggio, l'Everton che cerca la ripartenza che chiuda i conti. Ma i Blues sono disordinati e non hanno pazienza. Come in ogni tentativo di rimonta Mourinho manda in campo ogni attaccante a disposizione: oggi quelli sono Kenedy, che subentra a Mikel (si passa al 4-4-2) al 55° e Falcao, chiamato in causa al 70° al posto di Pedro (muoiono gli schemi tattici). In campo le due squadre alternano i colpi falliti: al 57° Lukaku vola in contropiede ma allargandosi troppo è costretto ad un tiro che Begovic non fa fatica a raccogliere. Ma l'estremo difensore ex Stoke non trattiene e costringe Terry a protegger palla in attesa della sua uscita. Involontariamente JT appoggia all'indietro per quello che Lukaku reclama come retropassaggio. Per Marriner non c'è nulla.

Sarà ancora il centravanti belga l'uomo vicino al tris al 67°. Romelu va al tiro, con Begovic bravo a distendersi sul primo ed Azpilicueta sul pezzo a negargli la seconda conclusione. Un'occasione abbastanza importante per pareggiare tutto capita al Chelsea al 69°, con un contropiede nell'ambito del quale Ivanovic, catapultatosi al limite dell'area, tentenna troppo prima di servire Diego Costa, favorendo il recupero della difesa ed una migliore lettura ad un superbo Jagielka. Mou chiama Willian per Fabregas (Matic unico mediano, Hazard e Willian dietro i tre centravanti) e Martinez perde Coleman (debutto per Ramiro Funes Mori, ex River).

All'82° arriva il 3-1 dei Toffees, la punizione capitale per Mourinho. Naismith l'eroe, che si va a prendere l'hat-trick con un taglio verso destra assecondato dall'assist di Barkley ma non dal movimento della difesa degli ospiti. Mourinho incassa il 16° gol nelle ultime 7 di Premier (compresa la scorsa), uno in più di quanti ne aveva incassati nella singola stagione del debutto in Inghilterra (la 04/05). Ancora più impressionante la statistica che indica come il 9% dei gol concessi in Premier dal Chelsea di Mourinho corrispondano a quelli subiti in questa PL.

Mou esce mestamente dal campo, consapevole che adesso come non mai c'è bisogno di una reazione vulcanica, da vecchio Mou che alla Pinetina entra in campo e dice "voi lo Scudetto lo avete vinto in tribunale", una di quelle che faccia impietrire i giocatori parsi oggi come nelle altre uscite stagionali molli, demotivati, senza mordente e senza voglia di fare le cose giuste nelle situazioni di gioco che si presentano. Per l'Everton quartro risultato utile nelle prime cinque di questa stagione: una partenza che scaccia i fantasmi di mediocrità visti l'anno scorso.