Fino a qualche anno fa, nella chiacchiera da bar dello Sport, si era soliti dire che se la Spagna era così forte a livello continentale, il merito era di due sole squadre, Real Madrid e Barcellona, dopo le quali si creava un baratro assoluto. Non pochi commentatori affermavano che, tolti i due club di extraterrestri, tra la Liga e il resto dei campionati (su tutti, la serie A) non vi era poi troppa differenza.

Gli eventi degli ultimi anni sembrano però andare completamente a smentire questa tendenza: prima, l'ascesa dell'Atletico Madrid, campionato e finale di Champions nella stagione 2013-14, Supercoppa di Spagna nella passata stagione, sempre con almeno un titolo, continentale e non, dal 2009-10 a oggi; poi, l'exploit del Siviglia, due titoli di Europa League consecutivi negli ultimi due anni, regina indiscussa della seconda competizione europea per club.

Da poche ore, infine, è giunta per la Liga l'ennesima consacrazione: saranno cinque (cinque!) le squadre spagnole che prenderanno parte alla porssima UEFA Champions League. I nuovi regolamenti UEFA, infatti, garantiscono un posto fisso nei gironi dell'edizione successiva a quella squadra che si aggiudichi l'Europa League, a prescindere dal posizionamento in campionato e dal teorico numero di posti assegnato a quella determinata nazione.

Pertanto, il Siviglia di Unai Emery, in quanto vincitore dell’ex Coppa Uefa, entrerà direttamente ai gironi, pur essendosi classificato quinto nella Liga, al fianco del Barcellona (detentrice in carica di Liga e Champions League), Real Madrid, Atletico Madrid e Valencia, che proprio ieri sera ha ottenuto la qualificazione contro i francesi del Monaco, pur perdendo 2-1 nel principato, in virtù del risultato del Mestalla, 3-1 per gli spagnoli.

Cinque squadre, record assoluto per la storia della competizione: neanche l’Inghilterra è mai riuscita a fare altrettanto. E soprattutto, cinque squadre competitive, se non per la vittoria finale, quanto meno per i turni a eliminazione diretta. Una qualsiasi delle cinque spagnole, soprattutto se non collocata in prima fascia, sarà un pessimo inquilino per la qualificazione, e le italiane lo sanno bene. Tanto più, che ben 5 gironi su 8 avranno al loro interno un club della Liga: non serve essere esperti in statistica per accorgersi di quanto sia alta la probabilità di beccarne una.

Come chiave di lettura essenziale di questo annus mirabilis della scuola spagnola, viene da segnalare anzitutto la grande importanza che viene assegnata dai club iberici ai palcoscenici europei, anche e soprattutto all’Europa League, a cui l’Italia guarda spesso con (colpevole) arroganza. Certo, i nuovi regolamenti daranno nuova linfa alle squadre per non snobbare la competizione minore, ma è assurdo che la nostra serie A non sia riuscita negli ultimi anni a centrare risultati più dignitosi di un paio di semifinali. Inoltre, va posto l’accento su alcuni punti del modello spagnolo che andrebbero imitati, a cominciare dal bel fenomeno delle canteras che giocano nelle serie minori, fucine di talenti molto produttive, che associano il prodotto locale alle campagne acquisti. Non c’è squadra che, a fianco ai colpi di mercato da 30-40 milioni, non schieri 2 o 3 calciatori che vengono dal settore giovanile.

Nonostante tutto, onore al merito al campionato spagnolo: la prossima Champions parte da subito con cinque big da battere.