A Madrid, ricordano Angel Di Maria con tono dimesso e osservano, in Premier, Angel seduto, con la tuta dello United, a bordocampo. Mentre nella Capitale, implode il sogno di Florentino, con un Real troppo altezzoso per ripetere la stagione della Decima, a Manchester Di Maria si interroga sul futuro, e sulle scelte di Van Gaal. Lo scontento percorre veloce la strada che congiunge Spagna e Inghilterra.
L'artefice principale del capolavoro Real è ora ai margini del progetto ambizioso dello United, mentre a Madrid manca terribilmente il Di Maria giocatore, il fuoriclasse d'esempio ai fuoriclasse. Corsa, tecnica, sacrificio, dall'esterno alla terra di mezzo, per assorbire le visioni di mercato di Perez e reggere l'equilibrio creato da Ancelotti. Nel Real della Decima Di Maria è il cardine, il grimaldello che mantiene in piedi una costruzione con basi non solide.
L'addio estivo è il primo buco nella scacchiera del Madrid, un addio fatale. Ancelotti chiama Florentino, per trattenere Angel, ma Perez ha una linea guida che non risponde al campo. Via Di Maria, spazio ad altre figurine, tutte ammassate davanti, senza costrutto. Di Maria, a suon di milioni, vola a Manchester e l'inizio è coi fiocchi. Gol, assist, una saetta nel 4-3-3 di Van Gaal. In primavera, qualcosa cambia. Il Manchester rinuncia a Di Maria, trova risultati senza Angel e il motore dell'argentino si sgonfia. L'ultima segnatura con i Red Devils risale addirittura alla settima giornata.
Van Gaal si spinge oltre Ancelotti, rinuncia addirittura a Di Maria. Van Gaal va oltre il Tata Martino, che in Nazionale mette Di Maria, Messi e altri nove. Sì, al pari della Pulce c'è Angel, il campione che ascolta e impara, sporcandosi le mani, quando serve.
Il futuro di Di Maria è un rebus, l'esterno vuole continuare l'avventura inglese, da protagonista, e al quotidiano argentino Olè rilascia alcune dichiarazioni sul futuro:
"Sono partito bene, con gol e assist. Poi sono finito fuori. È un po' difficile spiegare perché non gioco. Ho iniziato in una posizione, davanti con Rooney, poi mi sono spostato a sinistra, in mezzo... Per me non conta dove, l'importante è giocare. È stata dura, arrivavo dalla finale mondiale con l'Argentina e da un anno strepitoso al Real, non è bello diventare una riserva. È difficile, per me e per la mia famiglia, perché le cose non vanno come vorrei. Ma non ho mai pensato di lasciare Manchester: anche al Madrid ho avuto momenti bui ma ho fatto ricredere chi mi fischiava".
Mentre in Cile l'Argentina si aggrappa a Di Maria per conquistare il titolo, a Manchester ascoltano le parole del numero 7, Ancelotti, lontano da Madrid, ripensa ad Angel e Florentino, chiuso tra quattro mura, rimpiange, forse, le sue lune.