A undici mesi di distanza dal clamoroso tonfo nella semifinale dei mondiali di casa, la nazionale brasiliana cerca il primo importante segnale di riscossa nella Copa America 2015 che si disputerà in Cile a partire da questa settimana. Dopo la batosta del Mineirazo la Seleçao ha cambiato molto, a partire dal commissario tecnico. Dopo lo storico flop di Belo Horizonte Felipao Scolari è stato sostituito alla guida della nazionale dal rientrante Dunga, al suo secondo incarico da selezionatore dopo quello conclusosi con l'eliminazione nei quarti di finale nel mondiale sudafricano ad opera dell'Olanda.
Il Dunga-bis si è aperto con buoni risultati nelle amichevoli disputate dai verdeoro, culminati con la vittoria di marzo per 3-1 contro la Francia a Saint Denis. Il nuovo c.t., non amatissimo in patria a causa di un gioco ritenuto troppo sparagnino e poco spettacolare, sta cercando di rimettere a posto i cocci di un gruppo che, per la prima volta da anni a questa parte, non è più quel Dream Team che ha sempre caratterizzato la storia della nazionale pentacampeon. Il tasso di talento medio a disposizione rimane alto, ma i fuoriclasse indiscussi sono solo Thiago Silva e Neymar. Tra i due non c'è il feeling che dovrebbe caratterizzare i due leader della selezione più seguita al mondo, al punto che il difensore del PSG ha più volte lasciato intendere di non aver apprezzato il comportamento del suo numero 10, reo di essersi appropriato della fascia di capitano con un comportamento poco rispettoso nei suoi confronti.
Ma al di là delle scorie rimaste dopo lo psicodramma nazionale vissuto a seguito dell'1-7 contro la Germania, altri sono i problemi che affliggono i verdeoro, e che andranno superati al più presto durante la campagna cilena delle prossime settimane. Dunga sta cercando di assecondare un ricambio generazionale che tarda tuttavia a maturare, dopo aver detto definitivamente addio ad alcuni dei fuoriclasse del passato, Kakà su tutti. Il nuovo Brasile è un mix di esperienza e gioventù, con Robinho e Thiago Silva a far da chioccia ai più giovani Casemiro, Firmino e Coutinho.
Il sistema di gioco adottato finora prevede un 4-2-3-1 abbastanza scolastico, con Jefferson in porta, stante l'infortunio di Diego Alves, estremo difensore del Valencia, reduce dalla lesione del legamento crociato del ginocchio nell'ultima giornata di Liga. Pochi dubbi sui due centrali di difesa con Thiago Silva e David Luiz in vantaggio sull'emergente Marquinhos e sull'esperto Joao Miranda. Sulle fasce il ruolo di terzino destro sarà ricoperto dal neo acquisto del Real Madrid Danilo, con Dani Alves out per la Coppa America, mentre a destra Filipe Luis è favorito per una maglia da titolare rispetto a Marcelo, che non ha mai convinto Dunga per la sua eccessiva propensione ad offendere.
Il centrocampo è sicuramente il reparto più coperto e ricco di talento. Fernandinho, Luiz Gustavo e il giovane Casemiro garantiscono quantità e qualità davanti alla difesa, mentre i vari Coutinho, Willian, Douglas Costa e Firmino possono alternarsi nei tre uomini dietro la punta, con la stella Neymar Jr utilizzabile sia da esterno sinistro d'attacco che da punta centrale nella veste di falso nueve. Al Brasile attuale mancano invece gli attaccanti puri, con Pato non convocato e con il solo Diego Tardelli a garantire movimenti da punta di ruolo. Completano il reparto Robinho ed Everton Ribeiro, mentre è assente Oscar, forse l'unico vero trequartista del panorama brasiliano.
Come da tradizione, c'è grande interesse intorno alla Seleçao, chiamata a riscattarsi dopo l'immensa delusione del 2014, e a gettare le basi per la costruzione di un gruppo estremamente competitivo in vista di Russia 2018. La Copa America in Cile rappresenta dunque il primo banco di prova per Dunga e i suoi ragazzi, con la stampa brasiliana pronta a sparare a zero sul c.t. in caso di ulteriori difficoltà. Stavolta però i verdeoro potranno contare su un Neymar in grandi condizioni di forma, fresco vincitore della Champions' League con il Barcellona, assente invece in quella notte di Belo Horizonte che nessuno in Brasile ha ancora dimenticato.