Ancelotti e Simeone, Real e Atletico, la Madrid del calcio divisa tra l'anima biancorossa e il potere bianco. Una lotta di "sangue" e di campo, di idee e di progetto. La Liga nelle mani dell'Atletico, la Decima a ingigantire la collezione del Real, si riparte dallo scorso anno per tuffarsi poi in questo finale di stagione. L'anno corrente vede un Real più vincente, più forte, ma sempre a bocca asciutta, quando nella metà campo opposta ci sono i gladiatori di Simeone. C'è una forza non comune nei ragazzi del Cholo, un ardore che ricalca i principi del Simeone giocatore. Le stelle del Real, di fronte alla furia agonistica dei colchoneros, arretrano, sbiadite.

In stagione, il vero momento negativo del Madrid, sponda Real, risale al derby, uno schiaffo impressionante. 0-4 e Ancelotti sulla graticola, Florentino imbufalito. Smentite e vittorie, il giusto mix per ritrovare prestazioni, gol e fiducia, grazie anche all'intervento della sorte e ad avversari accomodanti. Granada, Rayo, Eibar, sorrisi e speranze. La Liga è alla portata, il Barcellona dista due lunghezze, la Champions giunge al momento giusto, con Ancelotti che recupera i pezzi e rimette sulla scacchiera il suo undici perfetto. Come annunciato in conferenza c'è anche Bale, con lui rientrano Khedira e Coentrao. Pepe, testato nel finale della gara con l'Eibar, è pronto per una maglia. Alcuni, diversi in realtà, si presentano addirittura riposati. Kroos e James rientrano dopo la squalifica in Liga, Benzema si cala nella notte di Champions dopo la panchina del Bernabeu.

Di fronte il Calderon, un "ambientazo", a sentire Simeone. La forza di un popolo, la forza da cui trae linfa l'Atletico. Il pari della Rosaleda racconta di una squadra non brillantissima, la lunga corsa, con ricambi limitati, spreme gambe e testa. Fondamentale il lavoro di Simeone, la squadra deve rigenerarsi, cercare nella partita, nei rivali, nella storia, quel che manca per risalire la corrente. Il Real soffre l'Atletico, l'Atletico non è al meglio, il teatro è la Champions, gli ingredienti per una grande notte. Una parata, di fuoriclasse, 90 minuti, metà gara, per i primi responsi.

Ancelotti, abituato a questo genere di sfide, predica calma, allontana il passato, cancella le disfatte con l'Atletico. Si riparte da zero e il Real può vincere. L'obiettivo è la Coppa e tra la Coppa e il Real il primo ostacolo si chiama Atletico. Non mancano i complimenti di rito, sentiti, a Simeone, non manca la risposta sul futuro. Il pensiero che domina Madrid è chiaro. Ancelotti è appeso al filo sottile del successo, troppo grande l'ambiente Real per non inghiottire un tecnico che non porta ogni anno trofei alla causa. La risposta è in pieno stile Ancelotti. Pacata, serena, convinta.

"Non abbiamo l'ossessione dell'Atletico ma quella dei quarti di finale. Il nostro obiettivo non è battere l'Atletico ma sognare l'undicesima Champions. Le sconfitte contro l'Atletico (4 in stagione, più due pareggi, ndr) sono sempre state diverse, è difficile dire cosa sia successo ma lo abbiamo analizzato. Ora abbiamo davanti due partite e anche pareggiarle entrambe potrebbe essere importante. Noi giocheremo per vincere ma senza l'ossessione di dover vincere a tutti i costi. Non è un problema di modulo, l'importante è giocare una partita compatta, di personalità".

"Simeone? È un grande allenatore, lo ha dimostrato sotto tutti gli aspetti. È uno dei migliori al mondo, affrontarlo è un onore ma anche un problema. L'Atletico è un avversario complicato, ha una grande personalità difensiva, un rivale nei confronti del quale abbiamo il massimo rispetto, che lotta dal primo all'ultimo minuto. Il mio futuro non dipende da questa sfida ma dal lavoro di una stagione di cui questa partita fa parte - spiega l'allenatore emiliano -. Per cui credo che un giudizio sul mio lavoro arriverà a fine stagione".

Il Cholo "Domani dobbiamo giocare in uno stadio che riserverà un ambiente eccezionale. Siamo orgogliosi di essere nelle migliori otto. Dal campo mi piacerebbe spronare il pubblico ad essere con noi per tutta la durata della partita. In un campionato lungo le differenze si possono sentire, mentre in un gara ad eliminazione diretta, tutto può bilanciarsi. Oblak e Mandzukic? Ci saranno e giocheranno".