Perché spendere non ti garantisce la vittoria, evoluzione del vecchio e buono : i soldi non ti danno la felicità. Beh, sì, anche lo United ha speso, eccome se ha speso. Anzi, ha speso più del City ma oggi a fare la differenza non sono stati i soldi spesi sul mercato, i pezzi pregiati dei quali ti sei forgiato: Falcao (prestito da 7.6 milioni) in panchina, Rojo e Di Maria (95 milioni in due) in panchina, Shaw (37.5 milioni) infortunato. E' solo uno dei sei acquistoni estivi di van Gaal ad essere presente oggi nell'XI titolare del santone olandese.
A fare la differenza è il carattere che ti costruisci, la grinta che ci metti, il progetto che persegui. Tutte le tre cose di cui sopra, probabilmente, il City non le annovera nel suo almanacco: carattere, grinta e progetto. Cose che il Manchester United possiede in dosi industriali.
La mattanza che va in scena oggi ad Old Trafford è il prevalere di una determinata mentalità vincente su una naive e vaga. Solamente dopo è il ritorno alle origini, il ristabilirsi degli equilibri naturali nella città di Manchester.
Lo United torna padrone ufficiale della città dopo tre derby consecutivi persi battendo in maniera arrogante e cattiva il Manchester City. Finisce 4-2.
E pensare che agli albori della 169° stracittadina di Manchester i ruoli sembravano invertiti: United insicuro e svagato, City grintoso. L'approccio alla gara è migliore per gli Sky Blues che, infatti, dopo pochi minuti trovano immediatamente l'allora meritato vantaggio: in rete va il Kun Aguero che interrompe un lungo e pesante digiuno che in Premier League durava da 409 minuti. Semplice tocco sotto misura dopo un'ottima trama dei Citizens, bravi ad approfittare della sonnolenza iniziale dei Red Devils, fermi immobili quando David Silva asseconda la sovrapposizione di Clichy e crossa in mezzo per Aguero. Sbandano Phil Jones e Smalling, sulla cui coscienza pesa anche l'occasione che si presenta davanti a Jesus Navas, libero di scappare verso De Gea al quinto minuto, prima di fallire l'uno contro uno contro il portiere spagnolo.
E' curiosamente grazie alla svagatezza iniziale che il Manchester United troverà il pareggio al 13° minuto. Con i Red Devils in attacco a cercare il corridoio giusto Aguero pressa bene Jones, maldestro nel concedere il lascia-passare al Kun. Fortuna che c'è De Gea, pronto nell'uscita repentina che riavvia l'azione. La trama si sviluppa velocemente e batte a sinistra, dove Blind e Ashley Young cominciano l'ennesima gara, da qualche settimana a questa parte, all'insegna di una fruttuosa collaborazione. L'olandese crossa al centro e trova il potente taglio dell'ala: Ashley - mezza stagione da terzino - prova il tacco volante ma non trova il pallone. Ma quando il rimpallo di Demichelis rimette in gioco Young, smarcato, Hart è per terra, gettatosi alla ricerca della parata sul primo tentativo dell'ex-Aston Villa. E' 1-1 e la partita riparte da qui.
Al 27° il Manchester United è davanti ed ha ufficialmente ripreso la gara in mano. La rimonta viene completata da Fellaini, uno degli uomini in più di LvG in questi mesi, che va ad inzuccare la palla crossata da Blind. Altro cross da sinistra, altra azione partita da sinistra.
Adesso, una partita cominciata e proseguita fino alla mezzora a ritmi alti se non altissimi, va un po' a morire ed a placarsi. Il Manchester United, ora in vantaggio, ha ritrovato la retta via ed anche se riprende a rischiare un po' sembra aver assunto sicurezza, con Smalling e Jones di nuovo sul pezzo. Una chiusura del secondo è da applausi. E su questo spartito (City in attacco e United di contropiede) si chiude la prima frazione.
Il primo lampo della seconda giunge al 52° con Rooney che calcia benissimo una punizione a giro e dà il via al batti e ribatti in area avversaria. Al tiro da fermo del capitano dei padroni di casa risponde la parata di Hart. In rapida successione doppio cross negato ad Ashley Young, tiro di Carrick su ribattuta, parata di Hart, tiro di Ander Herrera (anche oggi pulito ed ecumenico) e ribattuta finale del Manchester City, che intanto ha perso Kompany: lo skipper belga, di suo fuori forma, nel primo tempo si era beccato un giallo molto tendente all'arancione e non essendo fisicamente al 100% viene sostituito all'intervallo da Mangala.
Così il City perde l'unico giocatore caratterialmente in grado di trascinare i suoi verso lidi migliori: vedi Silva, vedi Navas, vedi Touré e vedi gente senza voglia di aggredire il portatore di palla, senza fame, senza vigore. Quasi ti saltano i nervi. In questo laghetto lo United ci sguazza e va a chiudere i conti. E non è un caso che a firmare il 3-1 sia proprio Mata (tre gol nelle ultime tre partite). Juan era finito, proprio come Fellaini ed Ashley Young, ai margini del primo Manchester van-Gaaliano, schiacciato dai milioni spesi per sua santità el Fideo Di Maria, così come Young era stato schiacciato da quelli sborsati per Shaw e Fellaini da quelli per Falcao. Manca solo il gol di Carrick, anche lui giocattolo ancora tutto intero ripescato in uno scatolone di quelli polverosi che ti eri dimenticato in soffitta. Carrick assomiglia ad uno di questi: datato, cingolato ma ancora efficiente e forzuto.
Tornando a noi: il terzo gol dello United è appunto opera di Mata, che va a concludere un'azione avviata da Fellaini. Il belga si appoggia a Rooney che, in posizione di falso nueve, apre - spalle alla porta, proprio per lo spagnolo, in sospetta posizione di fuorigioco - così come Fellaini nell'occasione del 2-1. L'azione è simile a quella che aveva portato Jesus Navas a sbagliare di fronte a De Gea. Il risultato è differente. Al 73° il punto esclamativo di una fantastica vittoria: segna Smalling e l'assist è di Ashley Young su calcio piazzato. Comincia a calare il sipario e non ci sono che applausi per i tre uomini chiave di questa vittoria: esce Jones per Rojo (reazione magistrale del difensore centrale alle iniziali titubanze, ottima gara la sua), esce Mata per Di Maria (lo spagnolo sta rendendo sotto porta quasi più di van Persie, infortunato, che ora non si sa se troverà spazio) ed esce Fellaini per Falcao (l'ex Everton è diventato un faro in mezzo al centrocampo United). Peccato non ci sia spazio per le standing ovation che meriterebbero anche Carrick (in realtà il centrocampista ci prova, a prendersi gli applausi, quando zoppicante si defila a bordo campo prima di rientrare stringendo i denti, viste le sostituzioni esaurite) ed Ashley Young.
Di spazio invece ce n'è per un altro gol del Manchester City: firma sempre el Kun, che giunge a quota 100 in maglia Citizen. Effimera consolazione per un altro dei talenti pigri di Pellegrini: glaciale sotto porta quanto sconsolante per gli zero ripiegamenti difensivi.
E' un trionfo totale e totalitario per il Manchester United, che consolida la terza piazza e compila il questionario per iscriversi alla lotta per la seconda. Il duello con l'Arsenal (+4 con una partita in più) diventa caldissimo. Entrambe però in realtà sperano in altri passi falsi del Chelsea (come quello che Mou ed i suoi stavano facendo a Loftus Road oggi, prima di trovare lo 0-1 con Fabregas in coda) per rincorrere il sogno scudetto. Un sogno del tutto ammissibile se si guarda ai numeri: 6° vittoria consecutiva, 7° nelle ultime 8, 8° nelle ultime 10, 11° nelle ultime 12 ad Old Trafford, 15° risultato utile nelle ultime 16 ad Old Trafford, almeno un gol segnato nelle ultime 11 (che diventano 13 se allarghiamo il campo a tutte le competizioni) ed in 12 delle ultime 13 (che diventano 14 delle ultime 15).
Per il Manchester City il periodo nero non termina oggi: seconda sconfitta di fila, terza nelle ultime quattro, 4° nelle ultime 6, 4° di fila in trasferta, 6° risultato negativo nelle ultime 7 lontano dall'Etihad e gol presi nelle ultime otto trasferte ed in 9 delle ultime 10. Mentre è ormai certo il divorzio da Pellegrini dalla prossima stagione, il City si ritrova fuori dai discorsi per il titolo e per ogni sorta di Coppa, nazionale o continentale che sia. L'unico obiettivo rimane la permanenza in zona Champions League (il Liverpool è 7 punti dietro, il Southampton 5 ma con una in più).
La classifica:
Gli highlights: