Guardi la Juventus giocare in Italia, la vedi divorare la serie A, la vedi sconfiggere tra le stanze di casa propria una Lazio di tutto rispetto, piazzando un tre a zero che non può proprio lasciare spazio ad analisi. La vedi l'anno scorso, mentre piazza la bandierina sulla vetta più alta mai toccata nel nostro campionato, 102 punti, mica roba da poco. La vedi pian piano plasmata da un nuovo allenatore, che cambia modulo ma lascia intatta la sostanza, in una squadra che di sostanza ne ha da vendere. La vedi trascinata da funamboli con la faccia da guappi, e baby-fenomeni d'oltralpe. La guardi e pensi: "che squadra pazzesca".
Poi la vedi giocare fuori dalla penisola italica, in quel vecchio continente monopolizzato da giganti spagnoli, tedeschi e inglesi, e perplesso dici fra te e te: "ma dov'è finita la Juventus?". Si perché le casacche sono uguali, i nomi scritti dietro pure, ma è proprio quella sostanza sopracitata che viene a mancare, permettendoti di riuscire nella disperata impresa di chiamarti Juventus, e lasciare ancora aperto, dopo quattro partite, il discorso qualificazione, in un girone dove l'unica insidia si chiamava Atletico Madrid.
Sei punti, e secondo posto in coabitazione con l'Olympiacos che stasera se la vedrà proprio contro i Colchoneros di Simeone, la Signora invece vola a Malmoe, con l'imperativo di tornare a Torino, con lo scalpo svedese in bella mostra, vincendo su un campo stretto e martoriato, che riporta alla mente il ricordo di un fatal pomeriggio nella bella Istanbul, che tutti preoccupa, tranne Allegri, che suona la carica pur invitando alla prudenza: "è inutile parlare del campo, dobbiamo adattarci velocemente, perchè domani abbiamo 95 minuti per vincere, siamo in un buon momento e abbiamo tutte le carte in regola per farlo. Il Malmoe in casa gioca un calcio diverso, molto aggressivo, e ha perso contro l'Atletico immeritatamente. Domani per noi sarà difficile, perché a questo punto del girone siamo tutti in lizza per la qualificazione".
Già, la qualificazione, che passa dalla fantasia di Pogba e dai gol di Tevez, dalla "garra" di Vidal e dalla geometria di Pirlo. Tutto nelle mani della Juve, che nel freddo svedese andrà a schierarsi con un 4-3-1-2 che vedrà Buffon in porta; difesa a quattro con Bonucci e Chiellini coppia centrale, mentre Lichsteiner ed Evra, agiranno sugli esterni; centrocampo a rombo con Pirlo al centro, Marchisio a destra e Pogba a sinistra, sulla trequarti, Vidal si metterà al servizio di Tevez e Llorente.
Gli svedesi, il loro calcio aggressivo lo esprimeranno partendo da un 4-4-2 con Olsen in porta; difesa a quattro con Concha, Johansson, Helander e Konate; a centrocampo, spazio a Tinnerholm, Thern, Adu e Forsberg; in attacco invece, andranno Eriksson e Rosberg, che in Champions, ha totalizzato quattro dei cinque gol del Malmoe.
Con uno sguardo al continente, e l'ambizione di conquistarlo, magari in un futuro più vicino di quanto si possa pensare, la Signora ha un'altra occasione da non fallire, per dimostrare di essere grande davvero, di non aver paura nemmeno lontano da casa, nemmeno nel profondo nord scandinavo, proprio adesso, dove vincere, è più che mai, "l'unica cosa che conta".