Mourinho e la sua seconda stagione, un binomio preoccupante, per gli altri. Già, perché è proprio dopo un anno di apprendistato che l'allenatore portoghese lancia, solitamente, l'assalto all'argenteria. Un anno per prendere le misure, entrare nella psiche dei suoi uomini, capire cosa manca e dove intervenire, il successivo per vincere, tutto.
Il Chelsea, vicino a Premier e Coppa già lo scorso anno, rilancia la sfida e lo fa con voce forte, senza nascondersi. In Inghilterra il titolo sembra già in cassaforte, a novembre. Le rivali più accreditate annaspano, il Manchester del corso Van Gaal va su e giù, il City è squadra dalla personalità latente, Liverpool e Arsenal mancano di pezzi chiave, spruzzano talento ma non paiono pronte per una lunga corsa. Ecco che Mou può già godersi un vantaggio considerevole e spostare l'attenzione sul territorio europeo, il preferito. Dopo Porto e Inter, il piatto succulento di un'ennesima impresa entusiasma un competitivo come Josè.
Il girone, accomodante, non può creare grattacapi al Chelsea, ma la sensazione di forza messa in campo in Germania, nella serata di ieri, spaventa. Un undici perfetto. Difesa attenta, una diga, Matic, in mediana, un tessitore sublime, Fabregas - occorrerebbe a tal proposito studiare il lavoro di Mourinho su Cesc - una trequarti di classe, dove regna il genio di Hazard e un finalizzatore terrificante come Diego Costa, anello giunto a chiudere la catena aperta dello scorso anno.
I blues non concedono nulla neanche ai vecchi amici e l'approdo a casa Di Matteo, uno che difficilmente a Stamford Bridge dimenticheranno, si trasforma in una banchettata con pochi eguali. A fine primo tempo è già tre a zero, con a segno Terry e Willian, prima dell'autorete di Kirchhoff. Nella ripresa spazio all'intramontabile Drogba e chiusura di Ramires. 0-5. Gioca anche il Chelsea e questa è forse la novità più bella. Ad oggi è meno sponsorizzato di Bayern e Real, ma la sensazione è che il ghigno di Mourinho stia prendendo piede.