Potrebbe non essere la solita torrida stagione con gli inferi della Championship alle calcagna a Birmingham. L'Aston Villa ha altri piani per quest'anno, stando a quanto messo in mostra in queste prime quattro giornate di Premier League. I Villans contano 3 vittorie ed 1 pareggio nei primi quattro clash, per un totale di 10 punti con secondo posto annesso, dietro solamente al famelico Chelsea di José Mourinho.

Il bel percorso parte da Stoke on Trent dove l'Aston Villa ottiene i tre punti grazie al gol di Weimann: un colpo esterno che mette il sorriso sulla bocca di molti. Sorriso che tende ad incupirsi la settimana dopo, quando in casa arriva solo uno 0-0 nel Lunch Match contro il Newcastle: si poteva far meglio visto e considerato l'andazzo dei Magpies. Week 3: ancora in casa. L'opsite è l'Hull City, altra squadra di metà classifica: 2-1 apparecchiato dall'immediato uno-due di Weimann ed Agbonlahor. Il sorrisetto torna bello vigoroso. Sorriso che diventa a trentadue denti domenica scorsa, quando arriva il primo scalpo importante: battuto il Liverpool ad Anfield per 0-1. Vuoi vedere che qui qualcosa è cambiato?

"Boys becoming men" sono state le parole del manager Lambert. "Ragazzi che diventano uomini". Lo scozzese ha imputato alla crescita dei suoi ragazzini la crescita di questa squadra che negli anni passati non ha onorato la sua storia, finendo 16° nel 2011/12 e 15° nelle due stagioni seguenti. L'ultima volta in cui al Villa Park hanno fatto parte della colonna sinistra della classifica era la stagione 2010/11: il Barcellona batteva in finale di Champions League lo United e Bin Laden veniva ucciso. In panchina c'era Houllier.

La nformazione titolare di quel Liverpool - Aston Villa

A quella stagione è seguita quella della discesa nella palude della relegation zone con McLeish. Poi l'arrivo di Lambert per calmare le acque. Le cose cominciano a farsi appiccicose in inverno: l'Aston Villa infila tre sconfitte consecutive di proporzioni abbastanza pesanti: 8-0 dal Chelsea (peggior sconfitta di sempre del club) e 0-4 e 0-3 in casa contro Tottenham e Wigan. Il percorso in Capital One Cup sembrava spianato verso la finale ma è la favola Braford a rovinare tutto, in semifinale. Non benissimo. Fortuna per Lambert che il finale di stagione avesse in serbo qualche bella soddisfazione: un rotondo 6-1, la salvezza, la consacrazione della scomessa Benteke (quarto cannoniere della Premier League dopo RVP, Suarez e Bale) e la soddisfazione di aver schierato la formazione con l'età media più bassa di quella stagione: 23 anni e e 309 giorni alle spalle per i ragazzotti di Lambert.

Quei ragazzotti che oggi sono diventati uomini. Di quella formazione, domenica contro il Liverpool hanno giocato Baker, Westwood e Weimann (Delph quel giorno subentrò). Indovinate contro quale squadra quel 15 Dicembre l'Aston Villa ottenne il merito di squadra con la formazione più giovane? Liverpool. Liverpool che pare averli consacrati adesso come "uomini", guarda te.

L'età media ad Anfield sabato scorso era di 26 anni e 3 mesi. La difesa l'unico reparto con qualche grammo in più di esperienza: Guzan in porta (30 anni), Hutton e Senderos (29) rispettivamente terzino destro e centrale. Di fianco allo svizzero, sorprendentemente autoritario nel sostituire il leader Vlaar, c'era Baker. Baker ha 23 anni ma sul groppone conta già 74 gare in Premier League. Hai detto niente... A centrocampo un trio giovane, guizzante e disposto a farsi in quattro: Cleverley - fresco di prestito dal Manchester United, bistrattato su Twitter al suo arrivo -, Westwood - un altro giovanotto da 24 anni ma con all'attivo 69 gare di PL - e Delph - responsabilizzato dalla prima presenza in Nazionale di settimana scorsa. Un centrocampo tosto, ordinato, costruito da due master della mediana quali appunto Lambert (che ha pochi giorni fa rinnovato fino al Giugno 2018) e Roy Keane (vice allenatore) che nelle arringhe di metà campo hanno vinto parecchio da calciatori.

"Delph è tornato dalla Nazionale e sembra come se sia cresciuto di levatura. Westwood è un giocatore intelligente che non passa sotto i riflettori. Di lui non si parla perché rende il gioco facile".

Lì davanti c'erano l'interessante freccia austriaca Weimann e l'adattato Richardson (starebbe meglio in un 4-4-2) larghi, disposti anche a coprire tutta la fascia trasformando il 4-3-3 in 4-5-1, ed Agbonlahor, un tipo di cui sentiamo il nome ogni dannato anno ma alla fine è relativamente giovane: 27 anni. La peculiarità di questo gruppo non è solo la carta d'identità ma anche la nazionalità. In una Premier League in cui si combatte a chi schiera più stranieri, l'Aston Villa ha puntatgo su 5 inglesi su 11 sabato. Tre vengono da centrocampo dove la Nazionale piange piedi buoni ma il giocatore che ci sembra francamente più pronto per Hodgson pare Baker, di cui attendiamo la convocazione che dia il via alla nuova Inghilterra, coadiuvato da Stones, magari.

Eppure nel 4-3-3 di inizio stagione manca ancora quella punta di diamante. Chi? Ma come ve ne siete già dimenticati?! Parliamo di Benteke, il serial killer che dopo la stagione da mammasantissima di cui sopra (se ne innamorò il Chelsea che sognava la coppia belga con Lukaku) si è un po' arenato l'anno scorso. "Appena" 10 reti nelle 26 presenze del marcantonio, tormentato dagli infortuni l'anno scorso. Prima problemi con l'inguine, poi col ginocchio ed infine la sfortunata rottura del tendine d'Achille che l'ha tenuto fuori anche dai Mondiali. Ma sta tornando: secondo infatti il fisioterapista personale ed anche stando al suo tweet di qualche giorno fa, il recupero sembra davvero vicino.

Chissà che sembianze assumerà la macchina Aston Villa tornato il suo centravanti, chissà di quanto tempo ci sarà bisogno prima che Christian diventi un'arma in più. Il rischio che sia pesante e poco affine a tornare in difesa sin dal primo minuto porta a pensare che possa essere un lusso che l'Aston Villa non si possa permettere, almeno inizialmente. L'Aston Villa punta infatti la maggior parte delle sue fiches sul tavolo di Premier League sulla propria fase difensiva e sulle ripartenze.

Non sono dei diavoletti dal piede tecnico ma onesti mestieranti e valorosi corridori. Sono compatti, diligenti, affamati. Ognuno al suo posto, come Senderos capace finalmente di meritare qualche pacca sulla spalla invece dei soliti fischi. Nel 4-3-3 di Lambert le ali sono praticamente centrocampisti aggiunti. Tanta gente dietro la linea della palla, pronta a rubare la sfera per ripartire in contropiede, la vera arma impropria in mano all'Aston Villa. In ripartenza gli azzurro-viola sono micidiali. Weimann ed Agbonlahor, N'Zogbia, Richardson. Tutta gente con il grilletto del run-and-gun pronto. E' il contropiede che permette ai Villans di fare male, al massimo il lancio lungo. Il possesso palla è materia altrui. Basta guardare i dati di sabato per rendersi conto del tipo di gioco che predilige Lambert: 788 passaggi effettuati del Liverpool, 269 dall'Aston Villa. Di questi 269 solo 172 sono passaggi corti e ben 77 sono palle lunghe. La distanza media di un passaggio dei giocatori di Lambert misura 21 metri, la peggior squadra in questa categoria. Il totale di chance create finor è 21, la somma minore della Premier League.

Se al giorno d'oggi questo modo di giocare frutta e comincia a piacere, stessa cosa non si può dire degli effetti nella scorsa stagione, capaci di scatenare la reazione dei tifosi visti anche i pessimi risultati giunti nel secondo terzo di stagione 2013/14 quando - proprio come quest'anno - l'Aston Villa partì benissimo per poi eclissarsi. Tante critiche al Lambert-pensiero che non offriva alternative al pane e ripartenza. Addirittura si toccarono picchi del 27% di possesso palla, contro lo Swansea. Una percentuale irrisoria. L'altra statistica che fotografa bene la situazione è quella che indica il giocatore con più tiri in porta sabato a Liverpool: Senderos con tre. Gli attaccanti giocano poco vicini alla porta e tirano poco. La solita grinta delle tignose squadre inglesi con il plus della velocità sulle fasce e dei giovani in rampa di lancio.

Jack Grealish

L'ultimo gioiellino messo in mostra si chiama Jack Grealish, altra ala con la gasolina al posto del sangue. 19 enne, irlandese, ha passato la scorsa stagione in prestito al Notts County dove ha giocato 39 gare segnando 6 gol. Il piccoletto (1.79) è subentrato in due delle quattro gare giocate dei Villans questa stagione ed è partito titolare nel match che ha visto i suoi subìre l'eliminazione da parte del Leyton Orient in Capital One Cup, unica macchietta della buona partenza del team di Lambert (il coach non ha mai amato l'impegni infrasettimanali). Grealish ha un contratto che scade alla fine di questa stagione. Il rinnovo è pronto, la volontà del ragazzo ("Voglio rimanere qui") c'è ma l'ombra del Chelsea di Mourinho si è già allungata.

Vedremo come si evolverà la stagione di questo volenteroso Aston Villa, cui ultimo trofeo è giunto nella stagione 1995/1996. Ripetere l'impresa del Southampton 2013/14 potrebbe essere un buon esempio da seguire. I presupposti ci sono, anche se le due squadre differiscono e non poco per stile di gioco.