Per un attimo, subito dopo il gol di Gylfi Sigurdsson, lo sguardo ed il pensiero di tutto l’Old Trafford, e degli spettatori a casa, è andato verso la panchina. Ma la faccia sconsolata di David Moyes non c’era. Al suo posto il volto impassibile – anche se con espressione visibilmente accigliata – di Louis Van Gaal, seduto a scrivere note sul suo quaderno, come se il suo United fosse impegnato in un amichevole di pre-campionato.
I fantasmi dell’Old-Trafford
Sono cambiati alcuni attori, il regista è nuovo e più famoso, ma il copione è rimasto lo stesso. La scorsa stagione lo United ebbe un vero proprio complesso d’inferiorità davanti al proprio pubblico: le sette sconfitte casalinghe dissero molto sulle difficoltà avute dai Red Devils all’Old Trafford e quest’anno sono bastati soli novanta minuti per riaprire la vecchia ferita.
Sempre guardando le statistiche della scorsa stagione, è il rendimento esterno a mettere ancor di più in risalto l’aspetto psicologico della materia: fuori casa il Manchester United, giunto settimo, aveva raccolto ben 34 punti, tanti quanti Chelsea e Manchester City e un punto solo in meno di Arsenal e Liverpool. Impressionante.
Problemi di formazione
Dopo un brillante pre-campionato, forse qualcuno si era illuso che Van Gaal da solo sarebbe bastato a risollevare le sorti dello United. Il manager olandese è senza dubbio un valore aggiunto ma da solo non basta. La squadra è numericamente scarna, soprattutto in difesa ed i numerosi infortuni (Micheal Carrick, Jonny Evans, Antonio Valencia, Danny Welbeck e Luke Shaw a cui si va aggiungere Jesse Lindard) hanno peggiorato solo le cose. Tyler Blacket ha giocato titolare come centrale difensivo ma è apparso lontano anni luce dalla qualità e dai ritmi richiesti in Premier League, Ashley Young è retrocesso da ala a terzino sinistro con risultati altalenanti – benino in pre-campionato, disastroso invece contro lo Swansea – mentre sulla fascia destra ha giocato Jesse Lingard, poi sostituito da Adnan Januzai.
Per quanto Van Gaal possa insegnare loro tutte le nozioni di tattica possibili, nessuno dei due ha caratteristiche adatte a ricoprire il ruolo di terzino di fascia, dove il titolare è l’ecuadoriano Valencia. Lingard è un trequartista, mentre Januzai è un esterno di spiccata vocazione offensiva. Il 3-4-1-2 è perfetto per le caratteristiche di Juan Mata, Wayne Rooney e Robin Van Persie, e consente inoltre una buona copertura difensiva, ma per farlo occorre che gli esterni siano il più disciplinati possibile, mentre con uomini fuori ruolo questo è rischio enorme. Van Gaal non si farà problemi ad impiegare ad altri schieramenti tattici (già nel secondo tempo contro lo Swansea, lo United è passato al 4-4-1-1 con Mata dietro Rooney e con Januzai e Nani sugli esterni) ma pur rigirandola, la coperta sembra essere sempre corta.
Mercato in stallo
Terminata la tournée negli States, lo United avrebbe dovuto tirare una riga e definire le situazioni in entrata ed in uscita. Per certi ruoli, c’era poi poco da riflettere: a Van Gaal servivano difensori centrali, almeno due, come il pane. Poi ricambi sulle fasce, uno a destra ed uno a sinistra o in alternativa un giocatore universale abile a giocare su entrambi i fianchi. E poi il centrocampista di spessore in grado di prendere la squadra per mano e connettere attacco e difesa. L’identikit lo conosciamo tutti: Arturo Vidal. Le voci di mercato lo hanno dato per mesi vicino allo United, ma ad oggi il cileno è ancora un giocatore della Juventus. Cosa è successo? Trattativa inventata dalla stampa? Oppure i dubbi legati al prezzo elevato e alle condizioni fisiche hanno messo paura allo United? Tutto è possibile, ma allora, se Vidal non è l’uomo giusto per i Red Devils, serve trovare un altro target. Lo stesso discorso vale per i difensori. Perché aspettare tanto quanto la necessità era palese? Il rischio poi di entrare nelle ultime settimane di mercato alla ricerca disperata di giocatori è quello di pagare profumatamente elementi che in altri momenti sarebbero costati la metà. In Inghilterra lo chiamano Panic Buy, ovvero l’acquisto dettato dalla disperazione, vedi Fellaini lo scorso anno. Ad oggi, il difensore argentino Marcos Rojo dello Sporting Lisbona è l’unico nuovo arrivo. Degli altri ancora nessuna traccia.
Chi parte?
Marrouane Fellaini, Nani, Javier Hernandez, Wilfried Zaha, Rafael e persino Shinj Kagawa e Young sembravano avere tutti le valigie già pronte per andarsene. In realtà, a metà agosto, sono ancora in rosa (a parte Nani ceduto questa settimana allo Sporting Lisbona nell’operazione Rojo) e contro lo Swansea la maggior parte di loro è stata coinvolta. Hernandez è stato sostituito dopo un anonimo primo tempo e Fellaini è stato gettato nella mischia solo nel finale, quando lo United era alla ricerca del pareggio e le sue incursioni aree erano l’ultima carta da giocarsi. Un professionista dovrebbe, in teoria, essere ligio al dovere, ma in pratica se un giocatore ha già il foglio di via preparato sul tavolo del proprio manager è impossibile aspettarsi che sia lui a fare la differenza. Il non aver definito potenziali cessioni e tenere ancora tra i piedi giocatori “indesiderati” è un'altra pecca gestionale – non solo di Van Gaal ma, soprattutto, del club.
Mancanza di campioni
Fino a qualche anno fa, le squadre ospiti che si presentavano all’Old Trafford si spaventavano solamente nel leggere la formazione dei Red Devils: Phil and Gary Neville, Roy Keane, Rio Ferdinand, Paul Scholes, Ryan Giggs e molti altri. La lista avrebbe messo i brividi anche ai più esperti giocatori, figuriamoci ai meno avvezzi ai grandi palcoscenici. Sabato scorso invece, leggendo i nomi degli avversari, i giocatori dello Swansea si saranno guardati negli occhi: Lingard, Blackett, Smalling… Paura? No di certo. Garry Monk avrà pensato, senza mezzi termini, che lo United era nettamente alla portata dello Swansea. E così gli ospiti sono scesi in campo convinti di fare risultato. Non che l’Old Trafford sia diventato all’improvviso un terreno facile da espugnare, ma se una volta le squadre erano contente di “prenderne poche” e provare a riportare un punticino, adesso tutti quelli che faranno visita proveranno a giocarsi la gara.
Keep Calm and Carry On
Una sconfitta non è la fine del mondo. Ma tuttavia è un indicazione che la vita all’Old Trafford sarà ancora dura. La ricostruzione dello United è ancora lontana da completarsi e serve pazienza. Tanta. Lo scorso anno il progetto Moyes fu bocciato dopo che il club si era reso conto che il dopo-Ferguson sarebbe stato tutto tranne che una passeggiata. Anche Van Gaal necessita tempo e tranquillià. Ma si sa che in una piazza come Manchester, la pressione di club, tifosi e della stampa potrebbe giocare qualche brutto scherzo: gli occhi del mondo intero saranno lì pronti a giudicare l’operato del manager olandese. Carattere fumino e personaggio senza peli sulla lingua, è fondamentale però che Van Gaal mantenga la calma – dentro gli spogliatoi e davanti ai microfoni - e tiri dritto per la sua strada. Il tempo potrebbe dargli ragione.