Come si migliora la migliore stagione di sempre? Strano a dirsi ma quella conclusa con il gol di Aaron Ramsey al 108’ che beffa gli uomini di Steve Bruce ed infrange i sogni di una tifoseria intera nella finale di FA Cup disputata a Wembley è stata l’annata più di successo nella storia dei Tigers.
LA SCORSA STAGIONE
Partiamo dalla Premier League: l’Hull City si è ripresentato in massima serie dopo tre anni passati a marinare in cadetteria e lo ha fatto grazie alla leadership e alla solidità del nuovo manager Steve Bruce. Ritrovato il calcio che conta la squadra trascorre una stagione piuttosto tranquilla navigando sempre tra la decima e la tredicesima posizione fino a che le ultime 3 sconfitte consecutive a salvezza ormai acquisita non fanno scendere i gli arancioneri alla definitiva 16esima piazza. La squadra non ha dato eccessivamente spettacolo (6-0 inflitto al Fulham a parte) ma va lodata per la costanza e soprattutto la concretezza negli scontri con le dirette rivali.
Il percorso nelle coppe è stato invece il lato più emozionante della stagione per i tifosi. In League Cup, dopo due risicate vittorie con Leyton Orient e Huddersfield Town, arriva al quarto turno l’eliminazione per mano del Tottenham in una sfida completamente in equilibrio (1-1 nei tempi regolamentari, 2-2 dopo i supplementari) decisa solamente al nono calcio di rigore con l’errore di El Mohamady. In FA Cup il sogno s’infrange invece ad un passo dal paradiso, esattamente a 12 minuti dalla lotteria dei rigori in una finale che non arrivava dal 1930. Il percorso dell’Hull City è stato, c’è da dirlo, un po’ aiutato dal sorteggio che ha riservato ai Tigers solo una squadra di Premier (il Sunderland abbattuto però 3-0) prima dell’epilogo di Wembley.
CAMPAGNA ACQUISTI
La squadra si è puntellata sia sugli esterni, con gli interessantissimi innesti di Robert Snodgrass e Thomas Ince, sia in difesa, con gli arrivi dei giovani Andrew Robertson e Harry Maguire. A centrocampo sono rimasti sia Livermore sia Huddlestone mentre davanti la coppia Long-Jelavic (entrambi arrivati nel mercato invernale) rimane il terminale offensivo di una squadra che comunque ha diversi problemi a realizzare le occasioni da gol. Un mercato di conferme per poter consolidare la permanenza in Premier League.
PUNTO DI FORZA E PUNTO DEBOLE
Il punto di forza dell’Hull City è sicuramente quello di saper giocare come collettivo quando davvero importa. La conferma del nucleo che tanto bene ha fatto la scorsa stagione dovrebbe quindi aiutare la squadra a mantenere questa intesa vincente. Gli arrivi poi di Snodgrass e Ince dovrebbero aiutare la costruzione sulle fasce nel 3-5-2 di Steve Bruce, magari rifornendo di cross l’ariete Jelavic e l’opportunista Long. In effetti la fase offensiva è stata la croce della stagione della compagine dello Yorkshire, i cui capocannonieri (per l’appunto Long e Jelavic) lo sono diventati con l’imbarazzante quota di 4 gol a testa.
L’ALLENATORE
Steve Bruce prima di essere allenatore era un calciatore, un buon calciatore. Difensore centrale sempre sicuro di sé e dalle buoni doti d’impostazione ma anche ottimo in fase offensiva, ha raccolto soprattutto con il Manchester United i suoi successi: nelle 9 stagioni (con più di 400 presenze e addirittura 51 reti) passate all’Old Trafford ha vinto tre campionati, tre FA Cup, una Coppa di Lega, tre Community Shield, una Coppa delle Coppe ed una Supercoppa Europea.
La sua carriera da allenatore comincia allo Sheffield, poi tocca Huddersfield, Wigan, Crystal Palace in incarichi che non superano mai una stagione completa fino ad arrivare poi al Birmingham City dove si afferma e resta per quasi sei anni. Con i Blues conquista una storica promozione dopo pochi mesi alla guida della squadra, la prima della storia del club. Nel suo periodo a Birmingham la squadra retrocede ma Bruce la riporta in Premier dopo solo una stagione, nel Novembre di quell’anno però viene esonerato. Dopo due stagioni di nuovo al Wigan e due al Sunderland senza troppe luci arriva all’Hull City dove conquista la sua terza promozione.
LA FORMAZIONE TIPO
L’Hull City di Steve Bruce gioca ormai con un collaudato 3-5-2. La domanda è se gli innesti di Snodgrass e Ince, che tanto bene possono fare in fase offensiva ma che potrebbero avere qualche lacuna quando tocca difendere, non possano indicare un ritorno al 4-4-2 classico.
In porta ovviamente McGregor. La difesa sarà comandata da capitan Curtis Davies ai cui fianchi agiranno probabilmente Bruce (Alex, figlio dell'allenatore) e Figueroa. Intoccabili Huddlestone e Livermore a centrocampo come Jelavic e Long davanti. La variabile può essere Meyler: sacrificarlo per un difensore in più vorrebbe dire liberare da qualche compito di copertura gli esterni che allora dovrebbero naturalmente essere Snodgrass e Ince. Ma Bruce, come detto, punta sul collettivo e potrebbe essere restio ad un cambio di modulo quanto meno per l'inizio del campionato. Ci sarà tempo per i nuovi acquisti di adattarsi? Non fosse il caso i due inizierebbero dalla panchina, come successo ieri a Zilina nello 0-0 contro il Trençin per il terzo turno di Europa League (ancora tutta da giocare quindi la qualificazione).
LE ASPETTATIVE
Difficile migliorare la stagione 2013/14, i tifosi lo sanno e si aspettano quindi una salvezza tranquilla come ampiamente nelle capacità della rosa. L’Europa Leuague può essere purtroppo una lama a doppio taglio, probabilmente la squadra nella seconda competizione europea non farà molta strada.