Una partita, l'ultima, che in pochi vorrebbero disputare. Un'onta ancora ben impressa nella memoria, di calciatori e popolo. Il Brasile, "costretto", si prepara alla sfida valida per la terza piazza iridata contro l'Olanda di Van Gaal. Conta poco o nulla, una finalina che in sostanza nessun allenatore vorrebbe preparare.
La reputazione di Felipe Scolari, in Brasile, è oggi ai minimi termini. Il sostituto è già stato individuato per il prossimo quadriennio e Felipao, accusato come principale colpevole della disfatta, cerca di salvare la barca alla deriva, rispolverare motivazioni sopite dagli eventi. I novanta minuti di questa sera non cambieranno la triste storia del Brasile, ma possono essere un'occasione per dimostrare qualcosa. Dalla resa incondizionata contro la Germania al riscatto contro gli arancioni.
"So che la mia carriera sarà segnata da questa sconfitta, ma abbiamo l'obbligo di andare avanti e pensare al prossimo obiettivo, che in questo caso è la partita di oggi a Brasilia. Dobbiamo onorare la maglia della Nazionale. Abbiamo fatto le semifinali, siamo giunti tra le prime quattro squadre al Mondo. Molte importanti rappresentative hanno lasciato prime di noi".
La reazione della gente, per le strade, è stata veemente. Non solo lacrime, bandiere bruciate, disordini. Il Mondiale che nessuno voleva si è trasformato nel Mondiale dell'ira dopo l'addio dei verdeoro alla campagna di Coppa. Tornano alla ribalta le polemiche che hanno accompagnato la scelta del Brasile come sede del Mondiale. A smorzare i toni Thiago Silva, il capitano assente, per squalifica, il giorno della disfatta "Questo è un brutto momento, abbiamo bisogno del supporto dei nostri tifosi. Giocheremo la partita di sabato come una finale. Impossibile spiegare quello che è successo, non era il Brasile".