Quando si parla di Argentina, quando si chiede ai tifosi chi sia il miglior giocatore di questa Seleccìon, le risposte sono spesso scontate : Messi, Di Maria, Higuain a volte “El Kun” Aguero. Ma in fondo è sempre così. Le star sono sempre le più pubblicizzate. Ma se a Buenon Aires sono per strada a festeggiare, la maggior parte sa, in cuor proprio, che se l’albiceleste è in finale del Mondiale, il merito è del suo vice-capitano : Javier Mascherano.
Durante il girone di qualificazione, quasi mai era emersa la sua capacità di rottura e di motore del gioco in fase di impostazione, quasi mai aveva dato l’apporto che è arrivato, puntuale, nel momento del bisogno. Messi ha trascinato l’Argentina con i suoi gol nelle prime tre partite, ma dagli ottavi serviva di più. Serviva qualcuno che riuscisse a chiudere tutte le azioni avversarie e desse un equilibrio alla squadra quando si spinge in avanti. Probabilmente il miglior centrocampista di rottura del torneo. In un eventuale centrocampo “ideale” del Mondiale, vicino a Kroos, che ritroverà di fronte domenica in finale, c’è proprio Mascherano. Il simbolo che incarna tutti i valori di una nazione e di una squadra, col fuoco in corpo, la “garra”, la voglia di vincere e non mollare mai. Un capitano sempre presente, un guerriero, mai domo. Come al 90’ della partita contro l’Olanda, quando era quasi chiaro che Robben avrebbe calciato in porta indisturbato. Non per lui, non per “l’uomo in missione”. Una conferma, ulteriore, se ce ne fosse bisogno, dello spirito di sacrificio e del carattere che mette in campo “El Jefecito”.
Trascinatore, in campo e non, Mascherano ha preso la squadra tra la fine dei tempi regolamentari e l’inizio dei supplementari, li ha spronati, li ha scossi, incitati a dare il massimo per arrivare in finale. Cosi come aveva fatto prima della partita : “sono stanco di mangiare merda”. Chiaro riferimento alle parole di Maradona che aveva sentenziato che probabilmente questa squadra non avrebbe avuto vita lunga. Non solo il carattere e “los huevos”, per dirlo alla Simeone (il “cholo” sarebbe orgoglioso di Mascherano). E’ stato eletto, all’unisono, dai propri tifosi, l’eroe, “il guerriero”, “il mentore”. Secondo il giornale Clarin “l’uomo che ha trasformato la Seleccìon in una squadra di undici leoni”, cosi come Leonida alle Termopili.
Ecco l’immagine rende benissimo anche l’idea di Sabella. Ci chiudiamo, aspettiamo, teniamo strette le linee di difesa e centrocampo, in 20-30 metri, per poi ripartire e cercare lo spazio giusto con Messi, Higuain e Lavezzi. Tutto ciò sempre e soltanto con un uomo solo al comando. Sempre con due parole chiave al servizio della squadra : APPLICAZIONE E CORAGGIO!
Mascherano ha messo il suo zampino anche caricando Romero prima dei rigori. Mentre gli altri erano a centrocampo, lui era dal suo portiere, consapevole che le storia sarebbe passata dai suoi guantoni. Quella di Romero sarebbe un’altra storia da raccontare; mai esploso alla Sampdoria, eterno panchinaro al Monaco, titolare della nazionale che è in finale al Mondiale dei Mondiali :"hoy vos te convertís en Héroe" : detto, FATTO!
L’accesso alla quinta finale della storia dell’Argentina, a Rio de Janeiro, al Maracanà, sarà forse la più bella, la più desiderata dal popolo argentino, proprio perché in casa dei “cugini” rivali, degli acerrimi nemici di una vita. Inutile parlare della festa che si è scatenata all’Avenida 9 de Julio. Bueons Aires è scesa in strada, per festeggiare. Nell’attesa e nella speranza di ripetersi domenica sera, per l’ultima festa, quella vera.