Alzi la mano chi, durante l'inno di Mameli, guardando la faccia di Matteo Darmian non ha visto un ragazzo impaurito, pallido in viso, che forse ancora non credeva ai suoi occhi, non credendo di star cantando l'inno nazionale in un esordio Mondiale. La maggior parte non sa, forse, che quella di ieri è stata la prima partita UFFICIALE, con la maglia della nazionale italiana per il ragazzo di Legnano. La storia di Matteo Darmian è molto particolare. Classe '89, fa parte della primavera del Milan e gioca da difensore centrale. Come dirà Bergomi in telecronaca, da centrale era un giocatore discreto, ma niente di futuribile. Il Milan lo manda in prestito, prima in serie B, al Padova, poi al Palermo. Il 12 Luglio 2011 è la data che gli cambierà la carriera, e forse la vita. Passa al Torino di Gianpiero Ventura, che lo trasforma prima in un centrale di destra, di una difesa a tre. Risultati discreti. Ma è nella stagione successiva (2012-2013) che l'allenatore gli cambia ruolo, trasformandolo in un terzino di fascia, con compiti sia di spinta che di copertura. Matteo oltre ad avere un gran fisico ed una gran corsa, è dotato di un intelligenza tattica non comune in tutti i terzini, e queste caratteristiche, sia fisiche che mentali, fanno si che esploda definitivamente. Tanto da valergli, nel marzo di quest'anno una chiamata per uno stage della nazionale di Prandelli. Stage che inizialmente era stato organizzato per visionare dei giovani talenti che stavano disputando buone stagioni tra serie A e serie B, ma qualcosa succede. Prandelli si innamora di quelle capacità tattiche del ragazzo milanese, che viene riconfermato anche ad Arpile. E' solo l'inizio, Matteo scala posizioni e viene convocato prima nei trenta preconvocati, poi nei 23 ufficiali. D'accordo, farà il quarto terzino, una comparsa, giusto per fare un pò di esperienza per il futuro. Ma Cesare non è d'accordo, gli dà tutta la fiducia del Mondo e gli comunica che contro l'Inghilterra toccherà a lui.

Eccoci, arriva la partita, speriamo che la tensione e l'emozione del momento non gli blocchino le gambe e che riesca a dare il suo apporto. E lo darà e come. Il piano tattico di Prandelli è chiaro. Giochiamo con un 4-5-1. Quando siamo in fase di non possesso, le due linee devono essere molto strette tra loro, al massimo una ventina di metri di distanza. Quando recuperiamo palla, De Rossi è il primo che deve prendere le responsabilità per iniziare il gioco, abbasssandosi, quanto dovuto tra i due centrali difensivi. L'inghilterra pressa alta, molto alta, forse troppo alta, considerando che oltre le quattro punte (Sturridge, Rooney, Welbeck e Sterling) anche i due centrocampisti, Henderson e Gerrard, salgono alti su Verratti e Pirlo. Prandelli lo sa, lo intuisce. E quindi reagisce di conseguenza. De Rossi deve trovare tra le linee di centrocampo ed attacco "nemiche" il giusto pallone da dare a Pirlo e Verratti, che a loro volta gestiranno il pallone verso Candreva e Marchisio, che gli verranno incontro sulla linea di centrocampo. Questa è la chiave del match. L'Italia riesce perfettamente e, quasi sempre, ad uscire palla al piede da questa zona di campo, avendo a disposizione palleggiatori e passatori eccellenti. Molto spesso Candreva e Marchisio prendono palla alle spalle dei centrocampisti inglesi trovandosi soli con Balotelli ad affrontare la difesa inglese. Ed è qua che c'è la mano di Prandelli. Nel momento in cui riusciamo a sfondare centralmente, i due terzini (più Darmian che Chiellini per ovvie caratteristice tecniche) devono spingere a più non posso, andando ad aiutare in sovrapposizione i compagni del centrocampo. Qua Prandelli vince la partita e batte il dirimpettaio Hodgson. Praticamente tutte le azioni italiane si sviluppano in questo modo, con Darmian che arriva puntualmente su ogni passaggio per Candreva, in modo da giocare un facile 2 contro uno contro Baines. Matteo c'è, è in partita, eccellente una sua discesa di "Zambrottiana" memoria verso la mezz'ora del primo tempo. Eccellenti sono le sovrapposizioni che favoriscono i suoi cross per la testa di Balotelli. Non a caso il gol inglese, però viene da quella zona. Ma anche in quel caso, il "piano tattico" era stato rispettato. Candreva però ha atteso un pò troppo nel servire in nostro terzino, favorendo il contropiede inglese con Rooney che era completamente solo nella zona di copertura di Darmian. Nonostate questo, continuiamo su questa falsariga anche nel secondo tempo. Ed è proprio sull'asse Darmian-Candreva che poi andremo a sbloccare il punteggio e vincere la partita.

CORSI E RICORSI STORICI. Infine, da buoni italiani, una piccola nota superstiziosa. Darmian ha ricalcato nella sua carriera, ed anche nelle sue ultime prestazioni, il percorso che qualche anno fa (8 per la precisione) fu fatto da un altro terzino proveniente da una piccola squadra di provincia : Fabio Grosso. Il terzino del Palermo veniva da due grandi stagioni in Sicilia, condite da una qualificazione all'Europa League e culminate con la convocazione per i mondiali del 2006. Ad 8 anni di distanza, Matteo Darmian, si è qualificato con il suo Torino alla seconda competizione Europea, guadagnandosi sul finire di stagione anche la convocazione di Prandelli. E proprio come fu per Grosso si ritrova catapultato in campo quasi per combinazione. Chissà che anche questa volta non ci sia una grande storia di calcio da raccontare. Matteo ci spera. E forse ripensa a qualche mese fa, quando a detta sua non avrebbe mai pensato nemmeno alla convocazione. Ma diamo a Cesare quel che è di Cesare, che ha creduto in lui. Ora crediamoci anche noi. Forza Matteo, apri gli occhi, non stai sognando!