Il Mondiale è alle porte e l’Argentina sarà sicuramente una delle formazioni protagoniste della competizione; a guidarla sarà Lionel Messi, 4 volte Pallone d’oro, capitano e uomo simbolo della squadra allenata da Sabella. Messi, probabilmente il giocatore più forte in circolazione, nella sua giovane carriera, ha già messo a segno ben 402 reti ( 365 con la maglia del Barcellona e 37 con la maglia della nazionale Argentina).
La storia di Messi è una storia di dolore, sacrifici e infine di gioia. La giovane vita della stella Argentina è segnata da una malattia, una disfunzione ormonale che gli impedisce il naturale sviluppo e quindi una normale crescita corporea. Leo è un talento naturale, quelli che si vedono una volta ogni lustro, ma il ritardo nell’accrescimento corporeo è un ostacolo difficile da superare.
Il Piccolo Messi e i problemi di crescita
Leo, nato nei sobborghi di Rosario il 24 giugno di 27 anni fa, approda molto giovane sui campi di calcio della sua città natale, mostrando un talento e una velocità fuori dal comune. Gioca prima per il Grandoli, piccola scuola calcio della periferia di Rosario allenata dallo stesso padre del giovane fenomeno, e poi per i Newell's Old Boys. Anche il River Plate, squadra più blasonata d’Argentina insieme al Boca Juniors, si fa avanti per l’acquisto di Leo; i Milionarios però non sono convinti dell’esplosione futura del giovane funambolo e, vista anche la crisi economica che imperversa nel paese, decidono di non puntare sul giovane fenomeno e di non farsi carico delle spese mediche necessarie per sopperire all’insufficiente apporto di Somatotropina; l’affare sfuma. Per Jorge Messi la priorità è curare suo figlio e non si dà pace; viene consigliato alla famiglia un trattamento medico, una terapia a base dell'ormone "gh": anni e anni di continuo bombardamento che gli permettano di recuperare i centimetri necessari per fronteggiare i colossi del calcio moderno. Si tratta però di una cura molto costosa che la famiglia non può permettersi: siringhe da cinquecento euro l'una, da fare tutti i giorni. Giocare a pallone per poter crescere, crescere per poter giocare: questa diviene d'ora in avanti l'unica strada. Non avendo la possibilità economica per farsi carico delle spese della terapia, Jorge, convinto del fatto che suo figlio sia un talento destinato ad esplodere, cerca incessantemente una squadra o un modo per riuscire a garantire al piccolo Leo le giuste cure. Non riuscendo a trovare nessuna squadra Argentina disposta a farsi carico delle cure mediche, Jorge inizia a rivolgersi anche ad alcune fondazioni umanitarie.
Nel frattempo, nonostante il divario fisico con i suoi coetanei, Leo non si ferma, continua a calcare i campi delle periferie di Rosario, sopperendo al divario fisico con una velocità e una tecnica che i ragazzini della sua età si sognano. Ed è proprio durante una di queste partite che il destino della Piccola Pulce prende una piega inaspettata. Viste le incessanti voci arrivate alle orecchie di Carles Rexach, direttore sportivo del Barcellona, di questo bambino prodigio in grado di scartare da solo un’intera squadra di suoi coetanei, decide di recarsi ad una partita delle giovanili del Newell’s Old Boys. Alcuni anni dopo Rexach afferma in un’intervista: “In un attimo mi fu evidente quanto quel ragazzo fosse speciale; non ci vollero neanche cinque minuti per capire che fosse un predestinato”. Il direttore vuole farlo firmare subito, non vuole correre il pericolo di farsi scappare Leo, e così fanno un primo contratto; firmano Leo e Jorge, su un fazzoletto da bar, un fazzoletto che cambierà la vita di Messi.
Il Viaggio in Spagna
Ma per curarsi Leo deve trasferirsi in Spagna, fidandosi di una promessa scritta su un tovagliolo. La famiglia Messi lascia Rosario, senza documenti, senza lavoro, ma con la speranza di un futuro migliore. Il Barcellona crede nel futuro di quel bambino così piccolo, e garantisce le cure e tutto il supporto medico necessario. I sacrifici e le sofferenze sono tante; vomito, dolori costanti alle ossa e ai muscoli, tutto cresce in pochi mesi invece che in anni. Messi però non lascia trasparire niente, sa che con i suoi sacrifici può salvare tutta la sua famiglia. “Non potevo permettermi di sentire dolore", dice Messi, "non potevo permettermi di mostrarlo davanti al mio nuovo club. Perché a loro dovevo tutto". Sono tre anni lunghissimi, tre anni di terapie e allenamenti; allenamenti in cui non puoi mostrare mai le tue fragilità perché la paura di poter buttare al vento i sacrifici tuoi e della tua famiglia ti attanagliano.
Con la sua incredibile forza e con l'aiuto dei suoi compagni di squadra Leo cresce, sia fisicamente che tecnicamente; brucia le tappe, passando dall’Infantil B ai Cadete A nel giro di pochi mesi. Ormai con i pari età non c’è storia, Leo segna 37 goal in 30 partite, è incontenibile. Nella stagione 2003/2004 fa già parte del Barcellona B, ed è tenuto sotto controllo dall’occhio vigile di Frank Rijkaard, allenatore della prima squadra. Dopo solo 22 presenze in Segunda Division arriva la prima convocazione in prima Squadra; Leo esordisce a soli 16 anni, nella stagione 2004/2005, in un derby contro l’Espanyol al fianco di giocatori come Ronaldinho, Puyol, e dei giovani Xavi ed Iniesta. Tutti i sacrifici ormai sono alle spalle, il sogno è diventato realtà; a soli 17 anni compiuti, dalla stagione 2005/2006, Leo entrain pianta stabile nella rosa del Barcellona, che con i suoi goal e le sue incredibili giocate vincerà nelle successive stagioni ben 5 Campionati, 2 Coppe di Spagna,6 Supercoppe di Spagna, 3 Champions League, 2 Coppe del Mondo per Club e 2 Supercoppe d’Europa, guadagnandosi di diritto la nomina a squadra più forte di tutti i tempi.
Agli esordi tutti erano scettici sulle possibilità della Pulce, soprattutto vedendo la differenza tra il suo fisico e quello dei difensori europei; tutti si sono dovuti ricredere, nessuno riesce a stargli dietro. Il baricentro è basso, i difensori lo contrastano, ma lui non cade, né si sposta. Continua a tenere la corsa, rimbalza palla al piede, non si ferma, dribbla, scavalca, sguscia, fugge, finta. È imprendibile. A Barcellona si diceva che le star della difesa del Real Madrid, negli anni del suo esordio, Roberto Carlos e Fabio Cannavaro, non siano mai riusciti a vederlo in faccia perché non riuscivano a rincorrerlo. Leo è velocissimo, sfreccia via con i suoi piedi piccoli che sembrano mani per come riesce a tener palla, a controllarne ogni movimento. Per le sue finte, gli avversari inciampano nell'ingombro inutile dei loro piedi numero quarantacinque.
I Mondiali Under 20
Il 2005 è un anno importante per Messi; oltre alle prime presenze con la maglia del Barca, inizia anche l’avventura con la maglia dell’Argentina. A gennaio, grazie alle sue reti, la formazione under-20 Albiceleste riesce a qualificarsi al Mondiale che si terrà nell’estate dello stesso anno in Olanda. Il Mondiale under-20 forse costituisce il vero e proprio trampolino di lancio della Pulce, che lo porta alla ribalta su tutti i quotidiani sportivi , facendolo conoscere in ogni parte del mondo. Grazie ai suoi goal, ben 6 in 7 partite giocate, la squadra Argentina ( comparivano tra i titolari dei giovanissimi Garay, Zabaleta, Gago, Aguero, che saranno protagonisti proprio del Mondiale che inizierà tra meno di una settimana in Brasile) riuscì ad imporsi su tutte le altre formazioni e a vincere il Torneo, proprio come fece Maradona nel 1979. Messi si aggiudica anche i premi come miglior giocatore e capocannoniere della competizione, e naturalmente visto il ricorso storico, il titolo che di erede di Maradona.
Il Goal più bello
Stagione 2006/2007, semifinale della Coppa del Re contro il Getafe, sembra di rivedere il goal più bello di tutti i tempi, quello segnato da Diego Armando Maradona nei quarti di finale del Mondiale Messicano del 1986 contro l'Inghilterra. Messi prende palla a centrocampo e.......
La Maledizione Mondiale
Nel 2006 arriva la prima convocazione in un Mondiale. Messi realizza il sogno di una vita, poter giocare nella competizione più importante, la Coppa del Mondo. Pekerman lo porta in Germania, senza però dargli troppa considerazione; in ogni partita i cronisti e i tifosi invocano l'ingresso in campo del giovane talento, ma il Pek, riluttante, gli preferisci sempre i più esperti compagni di squadra. L'Argentina uscirà poi ai quarti di finale, eliminata dalla Germania padrona di casa ai calci di rigore. Il resoconto finale sarà di soli 15 minuti giocati nella seconda gara del girone eliminatorio, contro una Serbia sommersa dai goal della Seleccion; Leo mette a segno il goal del 6-0 al termine dell'incontro.
Arrivano i Mondiali del 2010 giocati in Sudafrica, ed è Diego Armando Maradona a sedere sulla panchina come C.T. della Seleccion Albiceleste. El Pibe de oro e tutto il popolo Argentino riversano su Messi tutte le responsabilità e le aspettative per la Coppa del Mondo. Forse sarà proprio a causa di questo motivo che la Pulga giocherà un Mondiale impalpabile, non riuscendo a mettere a segno neanche una rete nelle 4 partite giocate. Alla fine la spedizione Argentina in Sudafrica sarà un totale fallimento, segnato dall'uscita prematura ai quarti di finale, ancora una volta ai danni della Germania, con un sonoro 4-0.
Il Mondiale Brasiliano sarà il banco di prova definitivo per Leo. Riuscirà a ripercorrere le gesta di Kempes e Maradona?