Dopo mesi di tormento e di tormente, ecco la tranquillità e il sole per il Messico. La vittoria convincente nell'amichevole contro l'Ecuador, avversario abbordabile, è un mattone fondamentale che serve nel percorso della squadra americana per costruire soprattutto personalità e fiducia.
Miguel Herrera ha oscillato tra il 5-3-2 e il 4-1-3-2 ma questa sera ha optato per il primo modulo. Parte deciso il Messico che nei primi minuti di gioco con le (famose) accelerazioni Peralta e Giovani dos Santos esalta il pubblico. Come previsto, è il Tricolor a prendere in mano le redini della partita ed è l'Ecuador a rimanere a guardare. Alla mezzora arriva il primo gol della gara firmato dal mancino preciso di Luis Montes con assist delizioso di Peralta. Il destino beffardo vuole che pochi minuti dopo Montes abbandoni la gara per infortunio, piuttosto grave (si parla di rottura della tibia e addio Mondiale per lui). L'infortunio del compagno di squadra demoralizza un po' il Messico, che perde certamente una pedina importante.
Ritmi più blandi nel secondo tempo e cambi di moduli da entrambi le parti con nuovi giocatori freschi in campo. Ochoa non entra quasi mai in partita ma non per suo volere, se avesse avuto qualcosa da parare, l'avrebbe fatto anche. All'Ecuador bisogna però riconoscere la voglia di fare e la consapevolezza di non potere. Al 70° però Marco Fabian chiude la gara con un tiro che assomiglia più a una bomba e sigilla il 2-0. La bilancia del fato pende dalla parte dei centro-americani, questa sera, e vuole che Banguera infili la palla alle sue spalle segnando il 3-0. Arriva troppo tardi la reazione dei sudamericani che a dieci minuti dalla fine segnano il gol della bandiera (3-1) grazie a Enner Valencia.