Una città in subbuglio, consumata dall'attesa. Real Madrid – Atletico Madrid vale l'egemonia europea, spagnola, ma ha in sé molto di più. É la sfida tra due modi di vedere il calcio. C'è il ricco Real, potente, padrone. Perez al timone e una serie di gioielli in esposizione. All'altare tutto è sacrificabile per raggiungere l'unico obiettivo che Florentino brama, la Decima. Fallito il progetto Mourinho, fagocitato dall'ambiente blanco, tocca al mite Ancelotti giocarsi le carte migliori al Da Luz. “Spero di restare qui”, ha detto Carletto, ma molto dipenderà dai 90 minuti che separano la gloria dalla più amara delle delusioni.

Di contro l'Atletico, povero, spesso trascurato. Per tutti Madrid è il Real, poco altro. La storia ha sempre parlato la lingua delle merengues e i colchoneros, in secondo piano, difficilmente hanno alzato la voce. L'arrivo di Simeone ha cambiato spartito. La squadra è cresciuta, si è formata lo scorso anno in Europa League ed è scoppiata, come un ordigno di dimensioni gigantesche, nell'anno corrente. Di colpo la Liga si è scoperta più ricca. Non il solito duopolio Barca – Real, ma un trittico vero e proprio. “La loro forza non sono i giocatori, ma la squadra”. Non sbaglia Ancelotti nel descrivere così l'Atletico. Simeone ha dimostrato, proprio contro i blaugrana, che si può vincere anche senza stelle come Diego Costa e Arda Turan.

“Abbiamo la stessa umiltà e la stessa etica di quando abbiamo vinto l'Europa League. Non potremmo essere più diversi dal Real”. A Madrid, sponda Real, tremano. Il destino sembra aver sposato la causa del Cholo. Al Camp Nou, la Liga, che pareva sfumata, è finita proprio all'Atletico. A livello individuale non c'è partita. Ronaldo vuole la consacrazione, diventare leggenda alzando la Coppa nella squadra più famosa al Mondo. Ma solo in Coppa del Re i galacticos hanno spremuto l'Atletico. Molti mesi fa, ed era un altro Atletico. Nel tempo si è forgiato un gruppo straordinario, capace di sopperire a ogni difficoltà. Simeone si è trasformato in Mourinho, ripulendosi dei difetti che talvolta limitano il portoghese. Ha lavorato con sapienza sul fronte mentale, creando un team incapace di accettare la sconfitta.

Ancelotti è meno tranquillo. Ha già vinto una Coppa, ma non quella che vuole Florentino. La Liga, per settimane, è parsa a un passo da casa Real. Poi errori, infortuni, sconfitte e una mini-crisi che solo la Champions può cancellare. L'Atletico si presenta in Portogallo con nulla da perdere. Ha conquistato un campionato straordinario, oltre i limiti di una rosa ridotta, se paragonata a quella di potenze europee, e scende in campo per scrivere un altro capitolo di una favola che par non aver fine. Il Real invece non può perdere. Deve cancellare un incubo, un'ossessione “Non ho pensato a cosa succederebbe se perdessimo, penso solo a vincere e come vincere. La Decima è un'opportunità”.