Cesare Prandelli torna a parlare, a raccontare le sue scelte, a difendere prese di posizione parse ai più incomprensibili. Tanti i temi toccati nella lunga intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport. Dai trenta pre-convocati per la rassegna mondiale al caso Chiellini. Il codice etico torna, volenti o nolenti, con assiduità alla ribalta. Applicato o meno lascia spazio a dubbi e contraddizioni. L'importanza del centrale della Juve ha spinto il Ct ad accantonare il suo modello di comportamento o realmente Prandelli intravede nella squalifica del Giudice Sportivo un errore? A raccontare l'accaduto è l'ex tecnico della Fiorentina, che si sofferma anche sulle possibili alternative in difesa "Il caso Chiellini è lo specchio di un paese in cui tutti sono contro tutti. Nacque quattro anni fa a Manchester, quando Balotelli venne espulso e io decisi di convocarlo, senza aspettare il Giudice Sportivo inglese, perché per me Mario non aveva commesso alcun tipo di violenza. Nessuno disse nulla. In Italia c'è troppa faziosità. Ho grande rispetto per la giustizia sportiva, ma con il nostro codice etico non c'entra nulla. Chiellini era in barriera, voleva fare blocco, non dare una gomitata. Non mi sento schiavo del codice etico, non mi sento schiavo di nessuno. Io sono per un calcio duro ma leale. Il gioco scorretto c'è solo in Italia: pensateci non c'è più da nessuna parte". La possibile scelta di una retroguardia a tre "Giocare a tre non è una scelta retrograda, diventa troppo rinunciataria se la fai con tre centrali puri e terzini difensivi più che esterni. Ma se gli esterni di centrocampo sono offensivi e uno dei centrali è un difensore particolare perché sa giocare la palla, perché no?".

Arriva anche la frecciata a Mimmo Criscito, a sorpresa non nella lista del Commissario Tecnico "Scelta tecnica, con tutto il rispetto non ho lasciato a casa Cabrini o Maldini. Noi seguiamo tutti i campionati, abbiamo 15 persone che vanno in giro a osservare giocatori per l'Italia e l'Europa e non mi sembra che in Europa lo Zenit abbia fatto chissà cosa. Quelli del Psg ci sono. Premesso questo a sinistra abbiamo anche altre idee.." La sensazione è che, in caso di difesa a 4, sia Chiellini a scivolare a sinistra, con buona pace degli esterni presenti tra i pre-convocati.

Come sempre a stuzzicare maggiormante il palato degli addetti ai lavori è il reparto avanzato. Tante le incognite a meno di un mese dal via. Il rientro di Rossi, l'esplosione di Immobile, l'estro di Cassano e la pazza idea, poi accantonata, Totti " Quando un giocatore riesce a riproporsi in modo positivo e a rimettersi in gioco è come se cancellasse tutte le negatività. Aldilà del suo orgoglio e delle sue motivazioni, in fase realizzativa e a livello di ultimo passaggio Cassano è stato qualche metro più avanti degli altri. Rossi l'ho convocato perché quattro mesi fa, prima dell'infortunio, era capocannoniere della Serie A e lo è rimasto qualche settimana ancora dopo essersi fatto male, segno che stava compiendo qualcosa di straordinario. La sua chiamata è un messaggio per tutti: se uno vuole una cosa e lotta e fatica, merita una chance. Un pò quello che fece Lippi con Totti nel 2006. A Totti ho pensato. Aveva numeri straordinari. Poi sono esplosi i più giovani e il futuro è loro. Immobile fino a dieci mesi non era considerato da nessuno. Nella storia dei mondiali ci sono attaccanti con percorsi simili, penso a Paolo Rossi e Schillaci".

Non può mancare un commento su Mario Balotelli. Nel caldo del Brasile, l'Italia non può prescindere dalle spalle larghe di Mario, richiamato dal Ct a un ruolo più da centravanti vero, all'interno dell'area "Con la palla a noi deve stare là, in area, non deve venire incontro. Se a star là dieci minuti si annoia, pazienza: deve restare concentrato sui movimenti giusti".

Il futuro è di Verratti "Siamo stati i primi a credere in lui e ora ha fatto due anni di esperienza in Champions. Gli ho sempre chiesto di non fossilizzarsi su un ruolo, perché in quello suo al Psg ci sono altri giocatori e ne ha altri davanti. E nel rombo non può fare l'interno".

L'attacco al calcio italiano è forte e deciso. Prandelli si sposta dal campo per colpire l'apparato dirigenziale "Al nostro calcio mancano i dirigenti. Non esiste che un dirigente abbracci un giocatore espulso. Servono dirigenti che sappiano dire "No, hai sbagliato". E invece gli allenatori a volte devono fare i dirigenti, come se non fosse già abbastanza un peso fare il tecnico".