MessiRonaldoRibery. Da fine 2013 si pronunciano con un solo colpo di fiato. Stasera è la loro sera: il Pallone d'oro FIFA si assegnerà a Zurigo, a partire dalle ore 19. E per la prima volta la leadership di Leo Messi, vincitore delle ultime 4 edizioni, sembra essere messa seriamente in pericolo. Non tanto da Franck Ribéry, pur geniale fantasista francese del Bayern Monaco, quanto dalla super-stagione di Cristiano Ronaldo.

Se c'è un anno in cui il portoghese può dire di aver fatto meglio della Pulga, è l'anno appena trascorso. Altrimenti bisogna chiudere baracca e dare a Messi anche il Pulitzer ed il Nobel per la Pace. Vero, il suo palmarés 2013 è l'unico senza successi con il club di appartenenza. Ma l'aver preso per mano il Portogallo nello spareggio delle qualificazioni mondiali contro la Svezia, ed averlo imbarcato sul suo aereo personale con 4 gol nelle 2 partite di playoff contro la Svezia, è un biglietto da visita più che sufficiente. Tanto importante da aver convinto, per la prima volta nella (breve) storia del nuovo Pallone d'oro targato FIFA e France Football, il solito Sepp Blatter a riaprire le votazioni. Con una e-mail ai giurati spedita - ma tu pensa - alle 21.24 del 19 novembre 2013, con Svezia - Portogallo in pieno svolgimento.

Ai (molti) interessati: la mail della Fifa che posticipa al 29 la scadenza del voto per il Pallone d'oro è arrivata ieri alle 21.24

— Paolo Condò (@PaoloCond) 20 Novembre 2013

La partita, come si sa, finì 2-3 con tripletta del lusitano. Un coup de théâtre per sciogliere gli ultimi dubbi ai giurati, o per evitare il pokerissimo di Messi. Se il Portogallo fosse stato eliminato, la sconfitta di Ronaldo avrebbe avuto pochi alibi; se fosse passato con il suo uomo migliore protagonista, ci sarebbe stato un solido appiglio per la detronizzazione di re Leo. Un pallone (d'oro) per quattro. Come, quattro? Già, eccoli. In rigoroso ordine alfabetico. O quasi.

Lionel Andrés "Leo" Messi, Barcellona: il buono

Messi è il calcio. Classe 1987, un metro e 69 per 67 chili. La Pulce, e non c'è neanche bisogno di spiegare perché, di trofei targati France Football/FIFA ne ha già 4 in bacheca. Talento dal sinistro fatato e fatale, che ha innalzato a ranghi di nobiltà mai raggiunti prima l'arte del tocco di palla. Un mulinare velocissimo di gambe, il baricentro un paio di palmi sopra il prato e la palla nascosta anche ai difensori più sporchi ed arcigni. Il suo 2013 non è stato da favola: "solo" la Liga e la Supercoppa di Spagna hanno appesantito gli scaffali del suo poderoso palmarés. Poi l'infortunio. Non uno di quelli drammatici, che guadagnano centinaia di video e migliaia di visualizzazioni su youtube. Ma 59 giorni lontano dal campo per una lesione muscolare al bicipite femorale della coscia sinistra, hanno tolto al calcio "la sua attrazione principale", parafrasando ciò che scriveva il Guardian l'anno scorso. Quando invece Messi c'è stato ha segnato 45 reti in 47 partite. Ed una media gol + assist/partite giocate di 1,56. Identica, guarda caso, a quella di Cristiano Ronaldo. Per sedersi sullo stesso scranno di Maradona l'oro olimpico a Pechino 2008 è troppo poco. Deve prendere per mano l'Argentina e guidarla - magari a Brasile 2014 - a caccia del Maracanaço del nuovo millennio. A quel punto gli importerà poco di avere un altro Pallone d'oro in bacheca: il posto nella storia difficilmente prenderà polvere.

Franck Ribéry, Bayern Monaco: il brutto

Rispettando la "logica" raramente violata nell'assegnazione del Pallone d'oro (il vincitore deve avere sollevato nell'anno in questione la Coppa del Mondo o almeno la Champions League), il favorito naturale dovrebbe essere l'antiestetico centrocampista francese del Bayern Monaco. Ribéry nel 2013 ha sollevato Champions League, Mondiale per Club, Supercoppa UEFA, Bundesliga e Coppa di Germania. Classe 1983, un metro e 70 per 72 chili, per anni si è parlato più delle teorie sulle sue cicatrici che del suo destro fatato. Sarà per quel ciondolare indolente per il campo, per il caratteraccio, per le storiacce con la bella (e costosa) Zahia Dehar, ma Scarface (copyright della tifoserie del Galatasaray) non ha mai fatto impazzire gli appassionati del bel calcio. Poi succede che per una stagione, quella appena trascorsa, lo vedi mordere l'erba e le caviglie avversarie in ogni zona del campo, uscire palla al piede a testa alta rievocando Zidanesche memorie, seppellire con il suo Bayern (e 7 gol in 2 partite) il tiki-taka del Barcellona, e capisci che non è tutto (Pallone) d'oro quel che luccica sotto i riflettori dei minimo 40 gol a stagione. Ribéry, al pari di Lahm e Robben, ha trascinato il Bayern Monaco di Heynckes-Guardiola a completare un 2013 da sogno. Ma la sua metamorfosi da spacca-spogliatoio a spacca-difese avversarie è stata impressionante. Piace a Platini, meno a Blatter. Quindi non aspettatevi sorprese.

Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro, Real Madrid: il cattivo

Se Messi è il talento innato, Cristiano Ronaldo è il talento costruito con lavoro, dedizione e fame chimica di successo. La Pulce la classe ce l'ha nel sangue, Ronaldo ha iniettato nelle sue - chiacchieratissime - vene un mix letale di tecnica, potenza e precisione. Classe 1985, un metro e 85 per 80 chili. L'arroganza opposta alla semplicità. L'agonismo contro l'eleganza. Da teenager più costoso della storia del calcio inglese a sostituto di Cantona e Beckham nei cuori di tifosi Red Devils. La maglia della corazzata di sir Alex Ferguson gli ha consentito di sollevare l'ultimo Pallone d'oro dell'era a.M. (avanti Messi). Poi il passaggio al Real Madrid e la consacrazione definitiva al rango di superstar. Dal 2009 153 partite e 166 gol con la maglia dei blancos. Un 2013 da 69 realizzazioni. Per Blatter è "il comandante che pensa solo ai capelli". Ma se le votazioni per il Pallone d'oro 2013 sono state riaperte in concomitanza col suo boom (e dell'infortunio di Messi...), evidentemente anche il faraone Sepp ha capito che il ragazzo di Funchal - ormai uomo - ha ancora qualcosa da dire alla storia del calcio. Che poi riesca a dirlo meglio quando non c'è Messi, beh, purtroppo per lui è fin troppo chiaro. Però abbiamo detto che il Pallone d'oro 2013 è una corsa a quattro. Manca qualcuno. Proprio lui...

Joseph "Sepp" Blatter, presidente FIFA: il padrone

Classe 1936. Pancetta benestante, calvizie incipiente, dubbie capacità mediatiche sul palcoscenico europeo, inconfutabili abilità relazionali extra-europee (vedi Corea 2002, Sudafrica 2010 e Qatar 2022), atte a conservare la poltrona di segretario prima e presidente poi della FIFA. Con metodologie, c'è da dire, che rasentano le politiche umanitarie e poco hanno a che fare con il calcio. Padre dell'abolizione del retropassaggio con i piedi al portiere e dell'introduzione dei 3 punti a vittoria, ma anche del golden/silver goal (poi ritirato), della non-qualificazione ai mondiali successivi del detentore del trofeo (a partire dal 2006: quindi Sudafrica Paese ospitante sì, Italia campione del mondo no...) e dell'ammonizione per chi si toglie la maglia. Ovviamente strenuo oppositore della tecnologia in campo, ma favorevole illo tempore all'adozione di divise più sexy per il calcio femminile, "tipo quelle della pallavolo". Più vecchi di lui e con altrettanto tanto potere, nel mondo del calcio ci sono solo l'International Board (per metà nominato dalla FIFA) e gli arbitri (depotenziati dalla FIFA). Sepp ha evidentemente deciso che la quinta vittoria di Messi per il Pallone d'oro sarebbe stata un danno d'immagine al trofeo di France Football, che dal 2010 è stato accorpato al meno importante FIFA World Player of the Year, considerato l'exploit 2013 di Cristiano Ronaldo. Quindi votazioni riaperte in barba alle regole. Se stasera dovesse arrivare una "sorpresa", diciamocela tutta: non sarà propriamente una sorpresa. La vera sorpresa sarebbe la sua mancata ricandidatura nel 2015 a fine mandato. A 79 anni. Per pietà, non fategli sapere che ha la stessa età di Berlusconi...