Evitare il tracollo e gettare le basi per il futuro. Nel momento peggiore, quello della caduta libera, sorridere è davvero difficile. Il calcio italiano è ai minimi storici, ormai quarta forza (lontana anni luce dalle prime tre) del calcio europeo e in una parabola discendente senza fine. Una sola squadra negli ottavi di Champions: un bottino non magro, bensì disastroso, il peggiore da quando esiste la Champions League. Nel frattempo si accumulano gli scandali.
Il mezzo di redenzione si chiama Europa League. Proprio la competizione che ha scavato il solco tra l'Italia e le maggiori potenze europee adesso diventa l'ultimo appiglio per recuperare una situazione disastrosa. Siamo caduti in basso, vuoi per gironi infami, vuoi per campi deturpati durante l'intervallo. Ma questo lascia il tempo che trova e serve come alibi. Alibi che non si possono avere quando perdi punti contro il Copenaghen, non se ti chiami Juventus almeno. E proprio in quella "selva oscura" chiamata Turchia i bianconeri ricominceranno la rincorsa. Avversario il Trabzonspor, nulla di così ostico, e poi, nel caso in cui la Fiorentina si sbarazzasse come da previsione dell'Esbjerg, gli ottavi di finale proprio contro i viola, in una sfida moto particolare.
Obiettivo, e con Firenze e l'Inferno il collegamento con Dante è forzato, "recuperar la diritta via" è un obbligo, altrimenti il baratro potrebbe aprirsi ancor di più ai nostri piedi. Il Napoli andrà in Galles contro lo Swansea (nella foto l'ex romanista Lamela festeggia un gol coi compagni), mentre la Lazio trova il Ludogorets. Quattro avversarie alla portata, ma se poi in campo ci vai per riposare, le sorprese sono dietro l'angolo. Lo sa bene l'Udinese, eliminata, con annessa sfortuna, da uno Slovan Liberec modesto. Lo sa bene, per restare in bianconero, la Juventus, ormai convinta di aver passato il girone di Champions e castigata da una squadra evidentemente inferiore. Lo dice la storia. Negli ultimi tredici anni abbiamo trattato la seconda competizione europea come spazzatura. L'abbiamo ritenuta un peso, e anche squadre come Empoli, non ce ne vogliano i toscani ma l'esempio calza a pennello, si sono prestate turnover.
Ma il tempo è galantuomo, e ora che proprio per questa "odiata" Europa League abbiamo perso il quarto posto in Champions, con conseguente calo di appeal, fascino e qualità, l'unica via di risalita è proprio attraverso questo torneo. Dal 1989 al 1999 abbiamo vinto l'allora Coppa Uefa otto volte su undici apparizioni. Un'egemonia poi svanita con l'arrivo del nuovo secolo. Fino al 2003 abbiamo continuato a dominare in Champions League e questo ha nascosto molti dei problemi che iniziavano a palesarsi. Ma a lungo andare tutti i nodi vengono al pettine. Adesso, il martedì e il mercoledì partiamo sempre con gli sfavori di pronostico e non è soltanto colpa della crisi economica.
E' qui che il destino diventa davvero beffardo. Tutte le nostre possibilità di vittoria ripartono adesso da una coppa che ultimamente non abbiamo mai digerito. Perché, parliamoci chiaro, se davvero ci impegnassimo sarebbe difficile per le altre compagini fermare la squadra di Conte, o contrapporsi al Napoli, o tener botta al fenomeno Cuadrado. Urge un cambio di mentalità, in realtà non da oggi ma da anni. Il problema è che soltanto adesso ce ne accorgiamo. Ormai, tutti gli specchi per le allodole non ci sono più e non possiamo che confrontarci con una realtà magra, brutta e che per molto tempo abbiamo, consciamente, evitato. Siamo all'Inferno. Da qui dobbiamo ripartire per rialzare la testa. Da qui si ricomincia. A noi la scelta: risalire e magari, non in brevissimi tempi, riprenderci il palcoscenico, o alimentare ancor di più una crisi già di per sé molto preoccupante. Ripartire, per mezzo del Purgatorio, o restare tra i dannati. A noi la scelta.