“Partido del siglo”. Semplicemente partita del secolo. Italia – Germania, stadio Azteca, Città del Messico. Mondiale del '70. Le parate di Albertosi, il rapace Muller, Boninsegna, il braccio al collo dell'intramontabile Beckenbauer, l'abatino Rivera e la gioia azzurra nel più incredibile supplementare della storia del calcio. Certo oggi sarà un'altra storia. Un altro palcoscenico. San Siro ospita l'amichevole di lusso tra Prandelli e Loew, azzurri e teutonici. Idee, progetti, sperimentazioni per quel che sarà tra meno di un anno. Là in Brasile quando l'atmosfera calda del Sudamerica si intreccerà col rovente ambiente del rettangolo verde. “Artisti dell'illusionismo” ci ha definiti il tecnico tedesco. Perché alla fine vinciamo noi. Loro più forti in tutto, giganti della politica, padroni dell'Europa pallonara, tendono a soccombere timorosi di fronte alla storia e all'esperienza italiana.
Ci conosce la Germania. Aldilà delle parole di rito ci ammira e ci teme. Al mondiale del 2006 l'Italia di Lippi ha spento i sogni di quella Germania dirompente. L'urlo di Grosso, la magia di Del Piero, il petto in fuori di Cannavaro. Berlino che si tinge d'azzurro. Lo sgarbo a casa loro. In un veloce salto temporale la mente corre all'Europeo del 2012. L'Italia del calcio è alle corde. In Champions sale al proscenio il modello tedesco. Il Bayern e il Borussia si ergono a simboli di stabilità calcistica e economica. La Germania è pronta a soppiantare la ricca e indebitata Liga alla guida del gota mondiale. Sembra il teatro perfetto per la rivincita di Schweinsteiger e compagni. Sconfiggere gli azzurri in semifinale per giocarsi l'alloro con la Spagna di Iniesta. E invece ancora una volta la boriosa Germania sbatte contro il muro azzurro. Una nazionale ordinata, concreta, perfettamente amalgamata da Prandelli sconvolge i piani di Loew. La spolverata di pazzia la porta Balotelli che insacca l'assist al bacio di Cassano e poi esplode la dinamite che trafigge Neuer e spegne il sogno tedesco. Ha il viso sbarazzino di SuperMario l'Italia che piace.
Ora un ultimo assaggio, con in palio l'orgoglio e un pizzico di personale gloria. Contro avversari come la Germania conta vincere, anche se punti e trofei non albergano nella sfida di Milano. Loew ricorda l'ultima battaglia europea “Eravamo fra i più giovani e giocavamo un bel calcio. L'Italia è stata più sapiente. Quella delusione ci è rimasta dentro per settimane, non restava che imparare dai nostri errori. Ora c'è più esperienza, più autostima e abbiamo grossi traguardi in vista.” Ecco perché non può essere un semplice spettacolo di novanta minuti. Loro non dimenticano, noi vogliamo dimostrare di essere pronti. É ancora una volta la sfida tra l'arrembante talento tedesco e l'esperienza di casa Italia. Siamo più vecchi, vero, fatichiamo a inserire il nuovo corso dei Verratti e dei De Sciglio, ma restiamo temibili. Perché in azzurro a scendere in campo è anche la tradizione, la capacità di giocare certe partite. La trequarti tedesca è un frullato infinito di classe purissima. Folletti imprendibili. Muller agirà probabilmente da finto nove, in perfetto stile Guardiola, in assenza di Klose, con alle spalle Draxler – Reus – Schuerrle. Difficile trovare di meglio. Ozil è in dubbio. Goetze - già c'è anche lui – pronto a subentrare.