Il pubblico sogna e urla, incitando ragazzi con gli occhi stupefatti, ma convinti. Un popolo e una squadra di calcio. Amman si stringe intorno al suo manipolo di eroi, ma la speranza stride al confronto con la realtà. L'Uruguay è storia, tradizione, trofei. Tutto quello che la Giordania non è, o perlomeno non è ancora. Basta quindi una celeste normale, scesa in campo con la consapevolezza e la spavalderia tipica del più forte, per regolare i padroni di casa. Senza strappi, accelerazioni o numeri prodigiosi. L'unica carta in mano ai discepoli del re è quella dell'orgoglio. Della corsa, infinita, oltre i propri limiti. Può durare un pò, non certo per novanta minuti, un piano partita simile. E quando cade il muro, le fondamenta si riscoprono fragili e quel velo di forza che pareva insormontabile lascia il passo alla sofferenza e ai dubbi. Lì si insinua l'Uruguay che colpisce due volte nella prima frazione, prima di dilagare nella ripresa, fino al 5-0 di Cavani a tempo scaduto.

Tabarez lascia in panchina l'esperienza di Forlan e il talento di Ramirez. Affida la regia a Lodeiro, che regista non è. Davanti il duo da paura Suarez - Cavani. La Giordania si schiera con un guardingo 4-4-2. Pronta ad aspettare i sudamericani e a colpire in velocità. Il primo brivido lo regala Suarez che alza da pochi passi. Gli uomini di Hossam Hassan sono tutti in un tiro-cross di Al Saify, sul quale è bravo Martìn Silva, il sostituto di Muslera, a salvare in angolo. Il vantaggio arriva al minuto ventidue. Stuani va via a destra e pennella per Cavani, bravissimo a incrociare di testa sul palo lungo. Shatnawi smanaccia e sulla corta respinta arriva per primo Maxi Pereira. A chiudere i conti al minuto quarantuno ci pensa poi lo stesso Stuani, che da uomo assist si traveste da goleador. Da una rimessa laterale parte l'azione del raddoppio. Un'intelligente finta di Cavani, libera Lodeiro che verticalizza per l'accorrente Stuani, freddo a non sbagliare a tu per tu col portiere.

Nella ripresa esce l'orgoglio dei padroni di casa. L'iniziale forcing della Giordania sorprende l'Uruguay, che rischia e non poco. Adous sorprende Caceres e confeziona un cioccolatino per Adnan, il cui tap-in non trova però la porta. Disperazione sugli spalti. Col passare dei minuti il fuoco tende a spegnersi e piano piano riprende campo la celeste. Al sessantanovesimo ecco il tris. Suarez verticalizza per Cavani, bravo ad aggirare il portiere e a servire l'accorrente Lodeiro. Gioco, partita, incontro Uruguay. Sopite le ultime, residue, energie la Giordania si espone agli ospiti, che rinvigoriti dai cambi di Tabarez, continuano a spingere. Dieci minuti dopo, Pereira trova con un traversone al millimetro l'accorrente C.Rodriguez, bravo a controllare e colpire. 0-4. Il sigillo finale, in pieno recupero, è di Cavani. Punizione perfetta.

Il ritorno a Montevideo si presenta ora come un utile allenamento in vista di test più probanti. L'Uruguay è certamente squadra con individualità importanti, resta tuttavia la sensazione che per questo gruppo il treno della gloria sia passato nell'ormai lontano 2010. Guardando al Brasile, tolto un reparto offensivo stellare, quello che preoccupa è un centrocampo privo di qualità. Una mediana in cui occorre adattare Lodeiro per evitare di affidarsi a soli incontristi come Arevalo Rios e Gargano. Troppo poco per palcoscenici prestigiosi.


Jordan 0-5 Uruguay (All Goals) 13.11 ourmatch.net