Come da semplice pronostico modello "ti piace vincere facile?" il biglietto da staccare per i Mondiali brasiliani del prossimo anno costituiva null'altro che una pura formalità per la nazionale tedesca, attesa da un compitino, l'ultimo, facile facile sulle Isole Far Oer. Nazionale isolana che naturalmente, considerati i valori, non ha opposto resistenza alcuna allo strapotere qualitativo della Germania. Anche le numerose assenze di rilievo (SchweinsteigerGötzeGündogan e quella last minute di Reus) non hanno chiaramente pesato per un match che è sembrato in definitiva niente più che una sessione di allenamento, una salutare proménade.

Sono davvero poche le cose da rilevare in un confronto in tutto e per tutto simile a una training session, proprio per la pochezza rappresentata dalla compagine delle Isole Far Oer, team dal risaputo pauperismo qualitativo che riesce ad effettuare il primo tiro in porta, neppure irresistibile e per grazia ricevuta dalla difesa tedesca, con Holst al 60' minuto. Basterebbe solamente questo dato estrapolato da una statistica complessiva alquanto impietosa per comprendere un quadro generale che racconta di un monologo teutonico puntellato da tre centri, uno dei quali su rigore, senza colpo ferire per un'agile qualificazione anticipata.

I nordatlantici tentano se non altro di non sfigurare di fronte a uno scontro impari, accennano qualche trama di gioco mettendo in evidenza anche scampoli di pressing e di geometria, quasi come in una scuola calcio di qualsiasi parte dell'emisfero, dando dimostrazione comunque di esserci, di volersela combattere anche quando la sfortuna cosmica (o l'incompetenza della terna arbitrale lituana) li riduce in 10 dopo l'espulsione di Gregersen. Poca roba naturalmente, ritmi piuttosto bassi e Germania ineluttabilmente nel pieno controllo della situazione in qualsiasi zona del campo con Khedira padrone assoluto della mediana e delle operazioni.

I tedeschi motivati esclusivamente dal pensiero brasiliano, gestiscono, addomesticano, non azzardando nulla più del loro minimo sindacale. Strategia conservativa tendente al risparmio energetico e all'abbassamento del rischio infortuni che può naturalmente starci in vista degli impegni dei singoli giocatori in Bundesliga e nelle altre competizioni stagionali guardando insieme a Löw con serenità alle due ultime fatiche d'ottobre con Irlanda e Svezia in un girone ora solo in discesa.

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