Notte di Supercoppa. Parata di stelle. A voi Mourinho e Pep. A voi Bayern e Chelsea. Impossibile non partire da loro. Due che si conoscono e si rispettano, ma non potrebbero essere più diversi. L'intellettuale Josè, capace di manipolare la stampa, con giochi mediatici senza eguali, veicolando pensiero e azioni dei mass media, contro il tranquillo e elegante Guardiola, signore in campo e fuori. Si conoscono, più di tutti. Sanno che questo trofeo è merito d'altri e allora spade abbassate e parole al miele. Semplici stilettate, robetta per due così. I complimenti di Guardiola, i “pizzicotti” di Mourinho, tra confronti persi e ricordi di quel che è stato. I pensieri sono rivolti al campo, ai problemi di Chelsea e Bayern. Entrambi provano a ricostruire e cambiare due gruppi vincenti. Inserendo in organici collaudati i loro dogmi calcistici.
Partiamo dall'ex centrocampista della roja, perchè spetta certamente a lui il compito più improbo. Portare in Baviera il modello Barca. Il tiqui taca catalano nella spigolosa Germania. Ribery e compagni sono un frullato perfetto di talento e fisico, una macchina senza punti deboli. Vinto tutto con Heynckes, hanno accolto Guardiola. Difficile modificare certezze così consolidate. Pep vuole l'infinito possesso palla che ha ammaliato il mondo al Camp Nou. Il Bayern è abituato a asfissiante pressing e terrificanti accelerazioni, quasi in stile Mou. A soverchiare, fisicamente, qualsiasi avversario. I piccoletti di Catalogna, travolti lo scorso anno dall'armata tedesca, sembrerebbero quasi lanciare un monito a Guardiola. Non toccare una tela dipinta così perfettamente. Ma serve ben altro a spaventare il nativo di Santpedor. E allora serve tempo, servono certezze. La sconfitta in Coppa col Borussia Dortmund ha lanciato il primo allarme. Il 4-1-4-1 nuova versione necessita di tempo e abnegazione. Convincere i grandi a piegarsi al nuovo progetto. Questo il massimo compito del filosofo Pep.
L'ultimo pareggio col Friburgo in Bundesliga, antipasto della sfida europea, incide ben poco. Squadra infarcita di riserve, senza Robben e Ribery, le frecce del Bayern di ieri, cartoline di quello di oggi. Il francese premiato dalla Uefa, come miglior calciatore europeo, punta senza mezzi termini al pallone d'oro, mentre l'olandese, in bilico, dopo l'arrivo di Gotze, ha sconfitto scettici e malpensanti. Per ora lo strapagato gioiellino di scuola Dortmund siede in panchina, ad ammirare i due fuoriclasse. I problemi saranno soprattutto in mediana. Per fortuna di Guardiola, Schweinsteiger ha svolto la rifinitura e dovrebbe esserci. Manna dal cielo, visto il lungo infortunio del figlioccio di Pep, Thiago Alcantara, e l'altalenante condizione di Javi Martinez, bilanciere intoccabile del Bayern tritatutto di Jupp. Dopo il riposo in campionato, davanti tornerà Mandzukic, con Pizarro destinato ad accomodarsi a bordo campo. L'impressione è che sia un Bayern in confusione mentale più che fisica. La difficoltà ad assimilare dogmi complessi, a rivoluzionare una concezione calcistica secolare, sembra incidere sulle gambe dei giocatori. Si pensa, troppo, prima di qualsiasi movimento, di qualsiasi giocata. E nel frenetico calcio del nuovo millennio, se ti fermi a pensare sei già battuto.
Meno dubbi in casa Chelsea. Mourinho ha rimodellato i suoi blues versione seconda, partendo dalle colonne del primo avvento. Terry e Lampard spina dorsale di una squadra portata in alto da Benitez e ora chiamata a tornare al titolo in Premier e sul tetto del mondo in Europa. Primo non prenderle. É sempre stato così per il vate portoghese. E allora difesa attenta, spazi stretti, corsa e fatica. Si vince, soffrendo. Brutto, ma terribilmente concreto il Chelsea di Mou. Così era, così è. Una stentata vittoria con l'Aston Villa, un punto prezioso nello stadio dei sogni, all'Old Trafford. Il fortino londinese appare ben saldo davanti a Cech, grazie alla perfetta protezione del frangiflutti Ramires. I tenori, come Hazard, costretti al sacrificio, in nome della vittoria. Eto'o all'Inter correva su e giù, come l'ultimo dei gregari, può ben farlo un talento che ancora deve dimostrare tanto. Questo il pensiero di Mourinho. Il cruccio di Josè è proprio Samuel. Il camerunense ha firmato ieri col club di Abramovich, dopo la lunga telenovela Rooney, di gran lunga il preferito qui a Stamford Bridge, ma in aria di rinnovo col Manchester United. Servirebbe eccome il leone d'Africa stasera, ma non ci sarà. Come mancherà Willian, il colpo di teatro del mago Mourinho. Pronto ad approdare a White Hart Lane, sostenute le visite mediche, è arrivata la chiamata Chelsea. E allora via, con buona pace della morale e dell'importanza della parola data. É business, è la stoccata di Josè all'ex pupillo Villas Boas. L'assenza del riccioluto trequartista ammirato allo Shakhtar si noterà meno, vista la tracotante abbondanza di qualità già presente in fase offensiva.
Due i dubbi di Mourinho. Chi davanti? Contro lo United il tecnico si è affidato all'ultimo arrivato Schurrle. Giovane, di classe, un crack nel Bayer Leverkusen, chiamato alla consacrazione in una realtà decisamente più ingombrante. Vista la partita e la posta in palio, probabile che Mou vada con Torres, bomber in cerca di se stesso, rifiorito sotto l'egida Benitez, ma ancora parente lontano del giocatore che fu a Madrid, in maglia Atletico. Con l'arrivo di Eto'o possibile anche un addio al Chelsea per Fernando, magari un ritorno ad Anfield, ma questa è un'altra storia. Stasera conta di più. Mourinho, si sa, è uomo che ama stupire e potrebbe farlo anche stasera, davanti a Pep, soprattutto perché di là c'è Pep. Juan Mata è l'oggetto misterioso del nuovo Chelsea. Sempre fuori finora con Josè che si è spazientito di fronte alle reiterate domande sul nazionale spagnolo. Ha assicurato che il giocatore non lascerà Stamford Bridge, ma per ora lo ha lasciato in naftalina, preferendogli addirittura De Bruyne. Brutto colpo per uno che lo scorso anno è stato luce e trascinatore dei blues. Ma siccome il colpo a sensazione è dietro l'angolo, ecco che la notte europea, potrebbe essere il trampolino perfetto per Juan Mata, ragazzo di carattere, ragazzo di talento. Lui, Oscar e Hazard per spaventare Guardiola, per sfidare Pep sul suo terreno.