Non c' è partita. La Cenerentola contro la regina. Le furie rosse all'assalto di Tahiti. 6 gol rimediati dalla Nigeria e quella fanciullesca esultanza per una marcatura diventata festa. L'orgoglio di essere dove mai si era stati, di essere approdati nel calcio che conta, contro chi conta. La consapevolezza di non poter stare al tavolo con le potenze del calcio moderno, ma la soddisfazione di poterle osservare da vicino. Ecco perché, comunque vada a finire, a Rio de Janeiro sarà una festa. Per tutti. Vincitori e vinti.

Del Bosque rispolvera la panchina dorata, zeppa di stelle desiderose di insinuare dubbi nella testa del pacato tecnico. Il Nino Torres rivuole la maglia che è stata sua. Nella nuova Spagna, con il nueve a guidare l'attacco, non può accettare di essere detronizzato da Roberto Soldado. Convincere Vicente per lanciare un segnale a Mou, che attento osserva da Stamford Bridge. Con lui in campo anche Villa, disperso nei corridoi del Camp Nou e mai protagonista in un anno difficile. Poi Silva, Mata e Cazorla. Loro sì professori ancora in cattedra, sontuosi protagonisti della Premier appena andata in archivio, ma costretti a guardare, fermi a bordocampo, due artisti catalani difficilmente replicabili (Xavi e Iniesta, superfluo farne i nomi). La conferma dell'intoccabile Sergio Ramos e con lui Albiol, poco impiegato nello Special-Real, Monreal e Azpilicueta.

Più interessante il match tra Nigeria e Uruguay. In sostanza vero e proprio spareggio. La celeste è condannata a vincere per sperare nel passaggio del turno. Un pareggio la costringerebbe a una goleada, peraltro probabile, contro Tahiti. Il centrocampo della roja ha messo a nudo i limiti di una mediana improntata alla rottura ben più che all'impostazione. Gargano e Perez non sono mai riusciti a innescare una coppia, Suarez-Cavani, sulla carta stellare. Tabarez proverà a cambiare qualcosa, affidandosi magari a quel tridente a cui ha ricorso spesso durante le qualificazioni. Il vecchio Forlan, simbolo e icona di questo gruppo, punta centrale, con ai lati i due giocatori di maggior talento della rappresentativa. Gaston Ramirez ha deluso e siederà in panchina, come Gargano. Possibile impiego di Arevalo Rios, visto quest'anno a Palermo e parso spesso poca cosa.

I verdi di Keshi sanno che due risultati su tre li avvicinerebbero alla qualificazione, ma l'approccio alla partita sarà determinante. Una predisposizione troppo remissiva favorirebbe le folate offensive dell'Uruguay, esaltando indiscutibili individualità. Occorrerà quindi fare la partita, facendo leva sulla rapidità del reparto offensivo, in grado di pungere e infilarsi negli spazi concessi dagli statici centrali di Tabarez. Oduamadi è chiamato alla conferma, dopo lo show con Tahiti, mentre la squadra sarà come sempre guidata dal giocatore di maggior spessore internazionale, Obi Mikel.