La partita di ritorno con l’Arsenal avrà potuto pure ingannare qualcuno, ma la formazione bavarese rasenta la perfezione, ed oltre all’evidente potenza tecnica, è spinta da almeno tre forze ulteriori e prorompenti difficile da arginare.

Alla doppia beffa della duplice sconfitta in finale a distanza di pochi anni si aggiunge lo smacco di aver perso in casa, nella propria arena, di fronte al popolo festante. Sarebbe stata l’apoteosi, storia più unica che rara, che avrebbe riempito gli annali e inorgoglito giocatori e sostenitori tedeschi per lungo tempo. Il destino ha voluto altro e club e calciatori si ritrovano a leccarsi le ferite, quelle ferite tipiche dell’umiliazione bruciante, ancora dolenti e in ansiosa prevedibile ricerca di cura, alias riscatto.

Sentimenti di rivalsa che valgono anche per il tecnico Heynckes, oramai prossimo alla pensione e a lasciar spazio all’uomo più desiderato al mondo dopo Messi, lo spagnolo Guardiola. Il caro Jupp lamenta un po’ di nostalgia per la coppa dalle grandi orecchie, che sollevò proprio a scapito della Juve nel 1998, e non ha ancora digerito il trionfo dei Blues della stagione passata. Voglia e desiderio di salutare cancellando il ricordo crudele, soprattutto la macchia, di essere colui che sfiorò il titolo, per perderlo amaramente sotto i colpi del sempreverde Drogba, contro un Chelsea su cui non avrebbe scommesso lo stesso Abramovich, sono quantomeno comprensibili e assi pericolosi da non sottovalutare (per gli avversari).

Ma ciò che forse rende la formazione di Monaco una novella corazzata Potemkin è la consapevolezza di vivere condizioni tali per cui “ora o mai più”. Terminale offensivo devastante, centrocampo dove il solo nome di Schweinsteiger basta a farsi un’idea, difesa poco vulnerabile guidata dal capitano Lahm e panchina ricca di prime scelte mettono in risalto come l’organico sia di una qualità difficilmente migliorabile. Gioco brillante, veloce e fisico, età media bassissima e massima intesa hanno raggiunto il sospirato equilibrio. Ammazzata la Bundesliga dopo poche giornate, i tedeschi si sono poi sbarazzati di preoccupazioni aggiuntive, evitando sprechi inutili di energie. In una tale situazione, dove niente e nessuno pare avere gli stessi venti a favore, il Bayern Monaco ha il dovere di vincere ed è condannato a farlo. Perché, se alla resa dei conti sarà ancora un fallimento, diventerà quasi impossibile riuscirci in altro modo.

Chiaramente il calcio e lo sport raccontano altro, riportano storie di sorprese ed outsider e capovolgimenti di gerarchie. La Juventus si attaccherà a questi ultimi dati per far leva su una rimonta più facile a dirsi che a farsi. Ma è ovvio ed evidente, che la squadra bavarese ha talmente tante armi a disposizione, il cui unico rischio è di spararsi contro.