Sotto 2-0 nelle NBA Finals 2018, i Cleveland Cavaliers di Tyronn Lue tornano in Ohio, sul parquet dell'amica Quicken Loans Arena (dove mercoledì notte si disputerà gara-3) per iniziare la grande rimonta contro i Golden State Warriors. Sarà difficile risalire la corrente per la squadra di LeBron James, straordinario in questi playoffs, ma i Cavs dovranno provarci, senza pensare a guardare troppo lontano.
Il futuro si chiama gara-3. Vincerla significherebbe rimettersi parzialmente in carreggiata: solo da lì in poi Cleveland potrebbe pensare a un'altra grande impresa, come accaduto nel 2016. L'obiettivo più realistico per i Cavs sembra puntare a una gara-7. Attualmente è fantabasket, ma allungare il più possibile la serie è nei migliori interessi di una squadra che al momento è anche psicologicamente in difficoltà. Dopo la rocambolesca sconfitta di gara-1, i campioni della Eastern Conference hanno subito un netto k.o. nel secondo episodio delle Finals, facendosi travolgere nel quarto quarto dalle triple di Steph Curry. LeBron James ha accusato "un attimo di stanchezza", proprio a cavallo tra i due periodi finali: giocare 48 minuti ai ritmi dei Warriors è un'altra incredibile sfida lanciata dal Prescelto, non al meglio per un problema a un occhio. Sono in pochi a essere ottimisti sulle possibilità dei Cavs, dagli addetti ai lavori agli scommettitori. Sul piano tecnico Golden State è di un'altra categoria - e ha un Iguodala di ritorno - ma rimane squadra che può perdere il filo del discorso da un momento all'altro. Su questo aspetto giocherà Cleveland, oltre che sulla speranza che il cosiddetto supporting cast offra prestazione all'altezza del palcoscenico calcato. Questa edizione dei Cavs presenta un LeBron James estremamente solo, un po' come nel 2015, quando Kyrie Irving e Kevin Love erano infortunati. Ora il Beach Boy californiano c'è, ma sinora il suo contributo non è bastato.
Love deve segnare sugli scarichi di LeBron, anche perchè i giochi per lui in post sono ridotti all'osso. L'attacco a metà campo di Cleveland prevede infatti palla a LeBron James e gli altri ad aspettare e guardare per tirare. Un po' di transizione farebbe bene ai Cavs, anche perchè da gara-2 Steve Kerr ha abbandonato ogni esperimento in marcatura su LBJ, proponendo una staffetta Kevin Durant-Draymond Green, con altri giocatori in aiuto. Love partirà in quintetto, mentre qualche dubbio aleggia su Tristan Thompson e J.R. Smith. Il canadese è importante a rimbalzo offensivo, in difesa e come giocatore di energia, ma in attacco il suo contributo si ferma alla lotta sotto i tabelloni. Ecco perchè Lue potrebbe scegliere di abbassare il suo quintetto, magari inserendo Jeff Green dall'inizio. Tutte ipotesi da verificare, anche perchè proprio con Thompson in panchina Cleveland ha subito l'ondata dei Warriors nel quarto quarto di gara-2. J.R. Smith è l'altro grande ed eterno punto interrogativo dei Cavs: il ragazzo non ha ancora superato la tempesta emotiva seguita al pasticcio di gara-1. Rimane un pretoriano di LeBron ma, se dovesse dare altri segnali di confusione, potrebbe cedere il passo ai tanti esterni della panchina di Lue. Da Kyle Korver, sinora utilizzato con il contagocce per questioni difensive, a Rodney Hood, ostracizzato dopo essersi rifiutato di entrare in campo nella serie contro Boston. Rimangono un Jordan Clarkson spaesato, il giovane Cedi Osman e il veterano Josè Calderon. Ma, più dei giocatori a disposizione, conterà l'atteggiamento: aggredire Golden State, non concedersi amnesie difensive, limitare Curry sono le priorità di una Cleveland che non vuole uscire dalla serie.